24 dicembre 2008

Auguri

BUON NATALE!

26 settembre 2008

Ingerenze vaticane

Per tutti quelli che fanno i soliti discorsi che il Vaticano sta con Berlusconi e viceversa, che la Chiesa è di destra-reazionaria-fascista, eccetera eccetera, leggiamo dal Corriere della Sera di oggi:

Critiche anche alle normative europee: «Troppi ostacoli, restrizioni e Barriere»

Immigrati, Vaticano contro governo e Ue

Editoriale in prima sull'Osservatore Romano contro il giro di vite adottato dell'esecutivo

CITTA' DEL VATICANO - L'Osservatore Romano critica oggi con parole severe il «giro di vite» adottato dal governo italiano sui ricongiungimenti degli immigrati e i richiedenti asilo, e allo stesso tempo attacca le politiche europee che prevedono «restrizioni, ostacoli e barriere» all'immigrazione, contenute nel piano che sarà all'esame del prossimo Vertice europeo di ottobre. Lo si legge in un articolo din prima pagina firmato dal responsabile della Caritas italiana don Vittorio Nozza che aggiunge: «intristisce quando, dal mondo politico, arrivano segnali contrari che alimentano un clima di paura e intolleranza».

Ora voglio vedere se i soliti criticoni di sinistra si scandalizzeranno di queste ingerenze del Vaticano come fanno di solito, o se invece quando ingerisce contro il governo di Berlusconi gli va benissimo (questo, in effetti, è quello che fanno di solito).



24 settembre 2008

Open Doors

Open Doors studia le persecuzioni di cristiani in tutto il mondo e stila una classifica di paesi in base all'intensità della violenza anticristiana.

Visita www.opendoorsusa.org


Open Doors World Watch List 2008

January 2008:

Ranking 2007:

1. North Korea1.
2. Saudi Arabia 2.
3. Iran 3.
4. Maldives 5.
5. Bhutan 7.
6. Yemen6.
7. Afghanistan10.
8. Laos9.
9. Uzbekistan11.
10. China 12.
11. Eritrea13.
12. Somalia4.
13. Turkmenistan 14.
14. Comoros 15.
15. Pakistan 17.
16. Qatar1 25.
17. Vietnam8.
18. Chechnya16.
19. Egypt 18.
20. Zanzibar Islands2New
21. Iraq 21.
22. Azerbaijan22.
23. Libya 26.
24. Mauritania 32.
25. Burma (Myanmar) 19.
26. Sudan (North) 20.
27. Oman 36.
28. Cuba24.
29. Brunei 23.
30. India 29.
31. Algeria 31.
32. Nigeria (North) 27.
33. Djibouti28.
34. Turkey35.
35. Kuwait 39.
36. Sri Lanka30.
37. Tajikistan34.
38. United Arab Emirates 38.
39. Jordan 40.
40. Morocco 33.
41. Belarus42.
42. Palestinian Territories2New
43. Ethiopia 37.
44. Syria45.
45. Bahrain 50.
46. Tunisia 46.
47. Indonesia41.
48. Bangladesh44.
49. Kenya (Northeast)47.
50. Colombia (Conflict Areas) 43.

Focus on Top 5 WWL Countries


Severe persecution


Oppression

Severe limitations

Some limitations

Some problems

[1] More information was received on this country causing the change in position
[2] New to the list in 2008

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Download the Open Doors World Watch List 2008

Perseguitati, ma non abbandonati

2Corinzi 4

1 Perciò, investiti di questo ministero per la misericordia che ci è stata usata, non ci perdiamo d'animo; 2 al contrario, rifiutando le dissimulazioni vergognose, senza comportarci con astuzia né falsificando la parola di Dio, ma annunziando apertamente la verità, ci presentiamo davanti a ogni coscienza, al cospetto di Dio.
3 E se il nostro vangelo rimane velato, lo è per coloro che si perdono, 4 ai quali il dio di questo mondo ha accecato la mente incredula, perché non vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo che è immagine di Dio. 5 Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù. 6 E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo.
7 Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. 8 Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; 9 perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, 10 portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. 11 Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale. 12 Di modo che in noi opera la morte, ma in voi la vita.
13 Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo, 14 convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. 15 Tutto infatti è per voi, perché la grazia, ancora più abbondante ad opera di un maggior numero, moltiplichi l'inno di lode alla gloria di Dio. 16 Per questo non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno. 17 Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, 18 perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d'un momento, quelle invisibili sono eterne.

23 settembre 2008

Silenzio sull'India e altro...

E' incredibile, ma questo continuo massacro di cristiani non interessa a nessuno. Sembra che non faccia scalpore, probabilmente non attira audience, fatto sta che i media italiani non ne parlano, se non fosse per i media cattolici qui non se ne saprebbe nulla.
Ma all'estero non va meglio, dando un'occhiata ai maggiori quotidiani stranieri. Non dice nulla neanche la Croix, il più importante quotidiano cattolico francese.

Gli estremisti indù non tollerano che i poveri, i paria, gli ultimi, prendano coscienza della dignità della propria vita, grazie all'annuncio del Vangelo. Sono un pericolo se iniziano a sentirsi uomini al pari di tutti gli altri.

Intanto in Gran Bretagna sono stati istituiti tribunali islamici, che risolvono cause civili con le norme della sharia, come si racconta in questo articolo.

Altri cristiani uccisi in India

India: assassinati tre cristiani, tra cui un sacerdote

MUMBAI, martedì, 23 settembre 2008 (ZENIT.org).- Un sacerdote e due laici sono stati assassinati nelle ultime ore in India, secondo quanto ha reso noto ieri l'agenzia cattolica “AsiaNews”. Nel frattempo, continuano gli attacchi a chiese e centri cristiani negli Stati di Chhattisghar, Orissa, Madhya Pradesh, Karnataka e Kerala.

Il sacerdote cattolico assassinato si chiamava Samuel Francis e apparteneva alla Diocesi di Meerut (Agra, a 400 km da Nuova Delhi). Era conosciuto per la sua vita ascetica secondo la tradizione indiana e perché era un promotore carismatico del dialogo interreligioso, sia con gli indù che con i musulmani. Il suo corpo è stato trovato con le mani legate e con ferite alla testa nell'ashram (monastero) in cui viveva.

I corpi di altri due cristiani sono stati ritrovati fatti a pezzi e gettati in una cisterna nello Stato dell'Orissa. Uno di loro era stato catturato dagli estremisti mentre cercava di fuggire con la sua famiglia in un campo di rifugiati.

Secondo quanto ha denunciato il Consiglio delle Chiese dell'India (All India Christian Council), solo nell'Orissa sono già stati uccisi 37 cristiani, tra cui due pastori protestanti; più di 4.000 case sono state date alle fiamme e circa 50.000 fedeli sono fuggiti nei campi di rifugiati o nella foresta.

Gli obiettivi principali dei radicali, denuncia il Consiglio, sono i sacerdoti, le monache e le loro famiglie, che devono anche nascondere la propria identità nei campi di rifugiati per non essere intercettati dalla polizia o dagli estremisti.

Sono stati registrati anche nuovi attacchi contro alcune chiese a Bangalore, dove sono state profanate le specie eucaristiche, e due chiese di rito siro-malabar nel Kerala, considerate patrimonio storico e risalenti al Medioevo (una di queste, la cattedrale dei Giacobiti, fu costruita nell'825).

15 settembre 2008

Fuggite gli idoli!

La speranza resterà sempre la più forte! La Chiesa, costruita sulla roccia di Cristo, possiede le promesse della vita eterna non perché i suoi membri siano più santi degli altri uomini, ma perché Cristo ha fatto questa promessa a Pietro: “Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa”(Mt 16, 18). In questa speranza indefettibile nella presenza eterna di Dio in ciascuna delle nostre anime, in questa gioia di sapere che Cristo è con noi fino alla fine dei tempi, in questa forza che lo Spirito dona a tutti gli uomini e a tutte le donne che accettano di lasciarsi afferrare da Lui, io vi affido, cari cristiani di Parigi e di Francia all’azione potente e misericordiosa del Dio d’amore che è morto per noi sulla Croce e risorto vittoriosamente al mattino di Pasqua. A tutti gli uomini di buona volontà che mi ascoltano, io ridico con san Paolo: Fuggite il culto degli idoli, non smettete di fare il bene!


Benedetto XVI, Parigi, 13/9/2008

Visita del Papa a Parigi

Intervista concessa dal Santo Padre ai giornalisti durante il volo verso la Francia (12 settembre 2008)

Incontro con le autorità dello Stato all'Elysée (Parigi, 12 settembre 2008)

Incontro con la Delegazione Ebraica (Parigi, 12 settembre 2008)

Incontro con il mondo della cultura al Collège des Bernardins (Parigi, 12 settembre 2008)

Celebrazione dei Vespri con i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i seminaristi e i diaconi nella Cattedrale di Notre-Dame (Parigi, 12 settembre 2008)

Veglia di preghiera dei giovani sul Sagrato della Cattedrale di Notre-Dame (Parigi, 12 settembre 2008)

Saluto dalla finestra della Nunziatura Apostolica (Parigi, 12 settembre 2008)

Visita all'Institut de France (Parigi, 13 settembre 2008)

Dedica del Santo Padre sul Libro d'Oro (Institut de France, Parigi, 13settembre 2008)


Santa Messa all'Esplanade des Invalides (Parigi, 13 settembre 2008)


Processione Eucaristica "aux flambeaux" nel piazzale del Rosario (Lourdes, 13 settembre 2008)

22 agosto 2008

«Dovunque cresca il rispetto per ogni persona»

Angelus del (17 agosto 2008)
«Dovunque cresca il rispetto per ogni persona»

Cari fratelli e sorelle,

Nell’odierna XX Domenica del tempo ordinario, la liturgia propone alla nostra riflessione le parole del profeta Isaia: "Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo / … li condurrò sul mio monte santo / e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. / … perché il mio tempio si chiamerà / casa di preghiera per tutti i popoli" (Is 56,6-7). All’universalità della salvezza fa riferimento anche l’apostolo Paolo nella seconda lettura, come pure la pagina evangelica che narra l’episodio della donna Cananea, una straniera rispetto ai Giudei, esaudita da Gesù per la sua grande fede. La Parola di Dio ci offre così l’opportunità di riflettere sull’universalità della missione della Chiesa, costituita da popoli di ogni razza e cultura. Proprio da qui proviene la grande responsabilità della comunità ecclesiale, chiamata ad essere casa ospitale per tutti, segno e strumento di comunione per l’intera famiglia umana.

Quanto è importante, soprattutto nel nostro tempo, che ogni comunità cristiana approfondisca sempre più questa sua consapevolezza, al fine di aiutare anche la società civile a superare ogni possibile tentazione di razzismo, di intolleranza e di esclusione e ad organizzarsi con scelte rispettose della dignità di ogni essere umano! Una delle grandi conquiste dell’umanità è infatti proprio il superamento del razzismo. Purtroppo, però, di esso si registrano in diversi Paesi nuove manifestazioni preoccupanti, legate spesso a problemi sociali ed economici, che tuttavia mai possono giustificare il disprezzo e la discriminazione razziale. Preghiamo perché dovunque cresca il rispetto per ogni persona, insieme alla responsabile consapevolezza che solo nella reciproca accoglienza di tutti è possibile costruire un mondo segnato da autentica giustizia e pace vera.

Vorrei oggi proporre un’altra intenzione per cui pregare, date le notizie che giungono, specialmente in questo periodo, di numerosi e gravi incidenti stradali. Non dobbiamo abituarci a questa triste realtà! Troppo prezioso infatti è il bene della vita umana e troppo indegno dell’uomo è morire o ritrovarsi invalido per cause che, nella maggior parte dei casi, si potrebbero evitare. Occorre certo maggiore senso di responsabilità. Anzitutto da parte degli automobilisti, perché gli incidenti sono dovuti spesso all’eccessiva velocità e a comportamenti imprudenti. Condurre un veicolo sulle pubbliche strade richiede senso morale e senso civico. A promozione di quest’ultimo è indispensabile la costante opera di prevenzione, vigilanza e repressione da parte delle autorità preposte. Come Chiesa, invece, ci sentiamo direttamente interpellati sul piano etico: i cristiani devono prima di tutto fare un esame di coscienza personale sulla propria condotta di automobilisti; le comunità inoltre educhino tutti a considerare anche la guida un campo in cui difendere la vita ed esercitare concretamente l’amore del prossimo.

Affidiamo le problematiche sociali che ho ricordato alla materna intercessione di Maria, che ora invochiamo insieme con la recita dell’Angelus.

(Benedetto XVI)


06 agosto 2008

La via della luce

dalla Lettera di Barnaba

Questa, pertanto, è la via della luce. Se qualcuno vuole pervenire ad un luogo determinato non risparmi le sue fatiche. Questa è l'indicazione dataci per camminare su tale via. Amerai chi ti ha creato, temerai chi ti ha plasmato, glorificherai chi ti ha liberato dalla morte. Sarai semplice di cuore e ricco di spirito e non ti unirai a coloro che camminano sulla strada della morte. Odierai tutto ciò che non piace a Dio ed ogni ipocrisia e non abbandonerai i precetti del Signore. Non ti vanterai, sarai, invece, umile in tutto senza cercare gloria per te. Non adotterai un malvagio proposito contro il tuo prossimo e non darai arroganza alla tua anima. Non fornicherai, non sarai adultero né corromperai i fanciulli. Non esca da te la parola di Dio frequentando i depravati. Non considerare la persona nel riprendere qualcuno per la caduta. Sarai mansueto, tranquillo e temerai le parole che hai ascoltato. Non avrai rancore contro tuo fratello. Non dubitare se avverrà o non avverrà l'una o l'altra cosa. Non pronunzierai il nome del Signore. Amerai il prossimo tuo più della tua anima. Non ucciderai il bambino con l'aborto e non lo farai morire appena nato. Non allontanare la mano da tuo figlio e da tua figlia, ma dall'infanzia insegnerai loro il timore di Dio. Non essere desideroso dei beni del tuo prossimo, né essere avaro. Non ti legare nell'anima ai superbi, ma frequenterai gli umili e i giusti. Accetta gli avvenimenti che ti capitano come un bene, sapendo che nulla avviene senza Dio. Non sarai doppio nel pensiero e nella parola; laccio di morte è la doppiezza della parola. Sii sottomesso ai padroni come ad immagine di Dio con rispetto e timore. Non comanderai con asprezza al tuo servo e alla tua serva che sperano nello stesso Dio, perché non abbiano a perdere il timore di Dio che è sugli uni e sugli altri. Egli non venne a chiamare secondo la persona, ma quelli che lo Spirito ebbe a preparare. Renderai comune ogni cosa col tuo prossimo e non dirai che è tua. Se avete in comune ciò che è incorruttibile, quanto più quello che è corruttibile. Non essere loquace, laccio di morte è la bocca. Per quanto potrai, sarai casto per la tua anima. Non avere le mani larghe nel prendere, e strette nel dare. Amerai come la pupilla del tuo occhio chi ti dice la parola di Dio. Giorno e notte ti ricorderai del giudizio. Cercherai sempre di affaticarti con la predicazione andando ad esortare e preoccupandoti di salvare l'anima con la parola, o di lavorare con le mani per espiare le tue colpe. Non esitare nel concedere e non brontolare nel dare e conoscerai chi è il tuo buon rimuneratore. Custodirai ciò che hai ricevuto senza aggiungere e senza togliere. Odierai il male sino alla fine. Giudicherai con giustizia. Non creare divisioni, cerca, invece, la pace riconciliando i contendenti. Confesserai i tuoi peccati e non ti recherai alla preghiera con coscienza agitata.

Processione a Sydney

Don Francesco, Don Salvatore e Don Alessandro.


Processione a Sydney Ave Maria 2
Inserito originariamente da Paul Romo

31 luglio 2008

Gmg

Vorrei anche trovare il tempo e la voglia di leggermi i discorsi del Papa a Sydney. Specialmente quello della Veglia e l'Omelia della Domenica.

Esercizi spirituali

Consiglio (soprattutto a me stesso) di iniziare a leggere - e fare - gli esercizi spirituali di Sant'Ignazio di Loyola.

23 luglio 2008

Giornali e tv presi in contropiede

«Una grande parte dei gior­nalisti australiani si è fat­ta prendere in contropie­de. Dopo l’inizio della Gmg i media han­no dovuto correre dietro a un evento che non riuscivano a capire del tutto». Jim Hanna tira il fiato. Per il responsa­bile della comunicazione della Gmg au­straliana (già reporter di Abc e Sbs Ra­dio, i principali network del Paese) è sta­ta una corsa tutta in salita. Prima di tut­to, Hanna vuole ringraziare Avvenire per aver stampato a Sydney le edizioni pub­blicate nei giorni della Gmg, con una presenza che si è notata anche nella sa­la stampa internazionale grazie alle co­pie a disposizione dei media di tutto il mondo. «Il vostro giornale non solo è stato richiesto e letto dai giornalisti – ri- ferisce Hanna – ma abbiamo anche u­tilizzato i vostri reportage, tradotti in in­glese, per far capire alla stampa austra­liana che i giornalisti dei media cattoli­ci italiani avevano compreso prima di tutti che impatto avrebbe avuto la Gmg sul nostro Paese».
In effetti tv e quotidia­ni locali ci hanno messo un po’ a ren­dersi conto. Appena i giornali hanno chie­sto di poter accredita­re il doppio dei croni­sti, al comitato orga­nizzatore hanno com­preso che l’interesse era ormai massi­mo. «Per giorni i media australiani si so­no affannati a prevedere catastrofi cau­sate dal fiume di pellegrini – puntualiz­za Hanna –. Invece hanno scoperto u­na generazione di giovani (e fra loro la maggioranza è composta da australia­ni) che non rientrano negli schemi uti­lizzati dalla stampa». Un canone già vi­sto ad altre Gmg. L’organizzazione logi­stica del centro stampa è stata tra le più impegnative: 2000 giornalisti da 170 Paesi, molti fusi ora­ri. «E poi abbiamo dovuto fare fronte al­le richieste più dispa­rate: dalla tv vietna­mita che voleva ri­prendere il Papa mentre indossava i paramenti, alla spiegazione dei mo­menti liturgici per i cronisti che arriva­vano da Paesi non cristiani». Per 'vigi­lare' sul lavoro dei media, Hanna ha col­locato una statua di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, in un an­golo della sala stampa. Qualcosa, però, nel linguaggio dei mez­zi di comunicazione australiani dovrà cambiare. «Abbiamo letto giornali e vi­sto cronache tv con reporter in difficoltà – osserva Hanna – perché i giovani ven­gono sempre descritti come problema, mentre quelli venuti a Sydney sono ap­parsi come alieni sbarcati da altro pia­neta ». Invece alla Gmg si sono visti vol­ti sorridenti, ragazzi che cantavano ma capaci anche di stare in silenzio. «Gra­zie alla Gmg i giornali hanno dovuto ammettere di non conoscere un’intera generazione di australiani. E questo li costringerà a guardare con occhi diver­si ai giovani, alla loro attenzione per i temi religiosi, alle loro speranze per il futuro».

Nello Scavo (Avvenire - 23/7/2008)

Buon viaggio nella vita

22 luglio 2008

15 luglio 2008

Povia e il Family Day

Purtroppo devo dirvi e sottolineo "purtroppo" che sono uno dei pochi, forse l unico che va controcorrente. Io non faccio le cose per un tornaconto discografico o per vendere la mia immagine come potevo fare qualche volta all "inizio inizio" per "emergere". Io faccio le cose perchè ci credo veramente e siccome siamo tanti e abbiamo tutti un"opinione diversa, vi dirò perchè ho scelto di andare al "familyday".

Io non sono contrario ai "dico" come qualcuno ha voluto o vuole credere, io penso che ci siano cose più importanti da fare,credo che ci siano delle priorità! Voi lo sapete che i diritti dei bambini sono più importanti di quelli dei grandi? Eh? Lo sapete? Lo sapete che la gente che ha figli deve andare a lavorare per mantenerli e quindi c è bisogno di posti negli asili nido e quindi di incentivi sia per quelli che per gli ospedali? lo sapete che un mio amico padre di famiglia per levarsi un TUMORE si è dovuto indebitare fino al collo perchè se aspettava l ospedale passavano 4 mesi e rischiava di morire? Lo sapete quanto ha speso? 100000centomila euro tramite "privato"!

E non è uno scandalo? Bisogna essere pieni di soldi per curarsi ? Voi lo sapete che una coppia eterosessuale che vuole adottare un bambino, burocraticamente ci mette 10 anni quasi? Lo sapete? E sapete che è scritto su tutti i libri di pedagogia e scienze dell infanzia educativa che i bambini devono avere una mamma e un papà? Lo sapete? (E invece di parlare di amore e di amarsi mettetevi nei panni di un bambino orfano!) Perchè lo sapete che ci sono tante coppie etero in fila da anni, che vorrebbero adottare bambini sparsi per il mondo che non avranno forse mai futuro? Lo sapete? Ci avete fatto caso che la televisione fa dei programmi che non fanno venire voglia di farsi una famiglia? Anzi a vedere tutte quelle ragazze e quei ragazzi "magri e scolpiti" a me se avessi 20 anni ,solo al pensiero di avere un figlio, mi verrebbe l ansia..

E a una ragazza? Solo al pensiero di una gravidanza... Di vedere la sua pancia crescere...si spaventerebbe, è per questo che il problema della crescita demografica e dei "disagi alimentari"(bulimia e anoressia) aumenta sempre di più in noi italiani,ci avete fatto caso? Io non ho mica bisogno di essere di destra di sinistra o con la chiesa per vedere e capire certe cose! La famiglia tradizionale ancora non sta bene e ha bisogno di "cure" e quelle sopra elencate sono solo alcune.

Quindi non è che sono contro i "dico" come tanti vogliono credere, sono contro chi non vuole prima risanare quello che già c è! Come si può fare una nuova famiglia quando ce n è già una che si sta sgretolando? Quante volte avrete sentito una vostra o un vostro amico dire "voglio imparare l inglese" e magari ancora non sa bene l italiano... Come si fa ad abbattere un albero secolare?un grande giornalista e credo anche filosofo (tiziano terzani)diceva "distruggere il vecchio per fare spazio al nuovo non è sempre progresso ma può essere anche il contrario!" voi lo sapete che per fare una legge ci vogliono soldi? Eh? E secondo voi a chi verrebbero tolti quei soldi?

Sentiamo, ai politici? Noooooooooooooooooooooooooooo sennò chi ci confonderebbe... al calcio? nooooooooooooooooooooooooooo sennò come faremmo a divertirci ... Ah trovato, verrebbero tolti ai reality show..? nooooooooooooooo sennò come facciamo a rinconcoglionirci! La verità è che dovrebbero essere tolti alle cose "frivole" ma come potete notare le cose "superficiali e frivole" portano businesssss e i soldi mi dispiace dirlo, glieli diamo NOI!

Quindi per fare "un'altra famiglia" i soldi verrebbero tolti alla famiglia tradizionale! Concludo dicendo che ognuno ha diritto a cure,sanità e in caso di malattia o di morte anche all eredità perchè queste sono cose importanti, tutto il resto può aspettare!

Vi lascio dicendo che "nessuno piace a tutti" "nessuno ha sempre ragione" ma che io rispetto il pensiero degli altri e non me ne frega niente se gli altri non rispettano il mio! Non penso proprio di avervi annoiato!

13 luglio 2008

Messaggio per i giovani

“Molti giovani oggi mancano di speranza. Rimangono perplessi di fronte alle domande che si presentano loro in modo sempre più incalzante in un mondo che li confonde, e sono spesso incerti verso dove rivolgersi per trovare risposte. Vedono la povertà e l’ingiustizia e desiderano trovare soluzioni. Sono sfidati dagli argomenti di coloro che negano l’esistenza di Dio e si domandano come rispondervi. Vedono i grandi danni recati all’ambiente naturale dall’avidità umana e lottano per trovare modi per vivere in maggiore armonia con la natura e con gli altri. Dove possiamo cercare risposte? Lo Spirito ci orienta verso la via che conduce alla vita, all’amore e alla verità. Lo Spirito ci orienta verso Gesù Cristo. Vi è un detto attribuito a Sant’Agostino: “Se vuoi rimanere giovane, cerca Cristo”. In lui troviamo le risposte che cerchiamo, troviamo le mete per le quali vale veramente la pena di vivere, troviamo la forza per continuare il cammino con cui far nascere un mondo migliore”.

Benedetto XVI

10 luglio 2008

Disperazione

I titoli di questi due post di oggi, in effetti, sono perfettamente intercambiabili.

La Sinistra, e soprattutto i comici di Sinistra, sono veramente disperati. Non sanno più come affossare il Caimano, le hanno provate di tutte fino a ora senza riuscirci, e adesso tirano fuori proprio tutto il peggio di sé. Mi piacerebbe sapere, comunque, cosa c'entrava il Papa, è quasi come se ce l'avesse messo lui Berlusconi al governo. E Napolitano, anche lui complice quasi come Vittorio Emanuele con Mussolini. Vogliono fare i comici, ma fanno proprio ridere i polli, dove i polli sono quella gente (poca per fortuna) che ancora li osanna come salvatori della patria, della libertà di espressione, ma che ormai è solo libertà di insulto e denigrazione.
E Travaglio, sempre con quel viso da schiaffi, di chi pensa di essere l'unico interprete e conoscitore della Verità, professa il dogma del giustizialismo (appreso da Di Pietro), e si ritiene superiore a tutti.
Vogliono distruggere Berlusconi, ma è evidente che con queste esibizioni pietose distruggono solo sé stessi.

Arroganza

E' incredibile l'arroganza con cui certe persone si ritengono interpreti del pensiero di un'altra persona, anche se questa è in stato vegetativo. Nessuno può conoscere i sentimenti di chi è in coma da 16 anni, nessuno può sapere se il desiderio di questi malati terminali è di vivere o di morire. Neanche se uno è stato tutta la vita favorevole all'eutanasia, neanche se ha fatto il testamento biologico, si può essere certi che, una volta trovatosi in quella situazione, non desideri che si faccia tutto il possibile per prolungare la sua vita.
E' incredibile come il signor Englaro, la signora Welby, e altri nella loro situazione, parlino di pietà, di non discriminazione, quando sono i primi a non avere pietà per i loro congiunti, e a discriminarli, volendoli uccidere per poter smettere, loro stessi, di soffrire.
Che poi non si può neanche parlare di eutanasia, perché di fatto lasceranno morire Eulana di fame e di sete, quindi con grandissime sofferenze, come nel caso di Terry Schiavo.
E dov'è la pietà?

09 luglio 2008

Quando i giudici si fanno portavoce della cultura della morte

Il dott. Renzo Puccetti denuncia il tentativo di praticare l’eutanasia

di Antonio Gaspari


ROMA, mercoledì, 9 luglio 2008 (ZENIT.org).- La sentenza con cui la Corte di appello di Milano ha autorizzato la morte per fame e sete di Eluana Englaro ha suscitato le reazioni indignate dei medici.

Intervistato da ZENIT, il dott. Renzo Puccetti, medico-chirurgo, specialista in medicina interna di Pisa, ha affermato: “Credo che la sentenza dei giudici di Milano sia un altro tassello di quella cultura della morte ormai pervasiva nelle nostre istituzioni. Un tempo si diceva ‘finché c’è vita c’è speranza’ ma queste decisioni sembrano fatte apposta per togliere speranza alla vita”.

Alla domanda se sia possibile ritenere Eluana già morta, il medico di Pisa ha risposto che “la risposta scientificamente corretta è no, perché i criteri di accertamento della morte cerebrale non sono assolutamente soddisfatti nel caso di Eluana, tanto è vero che nessuno si sognerebbe mai di richiederne gli organi”.

Per rispondere a chi sostiene che Eluana non ha alcuna possibilità di miglioramento, Puccetti ha poi spiegato: “Ancora una volta la risposta corretta è no. Lo stato vegetativo è una diagnosi; l’aggettivo ‘permanente’ è scorretto perché formula una prognosi di cui nessuno può essere certo”.

A proposito dell’attività della ricerca in questo campo, il medico-chirurgo, Segretario dall’Associazione Scienza & Vita di Pisa-Livorno, ha spiegato che “soltanto da pochissimo tempo la medicina ha imparato che, almeno in alcuni pazienti in stato vegetativo, sono conservate funzioni complesse riconducibili ad uno stato di coscienza; si tratta di trovare il modo per stimolare queste funzioni che sembrano sopite e farle venire a galla”.

Puccetti ha commentato che “siamo troppo poco fiduciosi delle possibilità terapeutiche disponibili nei prossimi anni”. “Purtroppo – ha aggiunto – di fronte alla sfida della malattia la strada che si sceglie è quella di eliminare il portatore della malattia”.

Inspiegabile poi, secondo Puccetti, la sospensione del trattamento di idratazione e alimentazione.

“Per chi è sproporzionato? Non certo per la ragazza – ha risposto –, le cui preferenze sono state appurate sulla base di criteri che definire aleatori è un eufemismo”.

“Sotto le spoglie di una falsa pietà, affermando che il valore della persona risiede non in quello che è, ma in quello che riesce a fare – ha sottolineato Puccetti –, la sentenza promuove una cultura devastante per tutti i soggetti deboli della società”.

“Una cultura di morte – ha denunciato il medico pisano – che nell’eutanasia attiva avrà il prossimo obiettivo, come è già stato candidamente ammesso in un intervento di un’associazione vicina al fronte radicale”.

“Fino ad ora Eluana non ha sofferto – ha precisato Puccetti – almeno così ci dicono le conoscenze scientifiche disponibili, ma se verrà interrotta l’alimentazione e l’idratazione prepariamoci ad un nuovo caso Terry Schiavo”.

“Le ulcere che si formeranno nella pelle, le labbra riarse, le emorragie, le convulsioni, la necessità di morfina, così come è avvenuto per Terry, tutto questo, sarà per il bene di Eluana?”, si è poi chiesto amaramente.


03 luglio 2008

Intervista a Kiko

Kiko Arguello parla a Zenit del Cammino, in occasione dell'approvazione degli statuti. Il fondatore del Cammino Neocatecumenale parla dei frutti sorti nel corso degli anni, che sono stati fondamentali per l'iter di riconoscimento ufficiale da parte del Papa.

Ha ricordato che il Cammino è un carisma, suscitato dal Signore per mettere in pratica il Concilio. Infatti Kiko, nel 1968, stava realizzando tra le baracche di Madrid quello di cui, negli stessi giorni, stavano discutendo i Vescovi a Roma. E' affascinante vedere come, insieme al Concilio, siano sorti spontaneamente carismi che ne colgono lo spirito e lo applicano.

Il Cammino, ricorda Kiko, sta diventanto anche un punto di incontro tra la Chiesa e il popolo ebraico. La Domus Galilaeae, costruita con l'intenzione di accogliere le comunità che hanno concluso il Cammino e che sono in pellegrinaggio in Terra Santa, sta diventando sempre più luogo di incontro culturale tra cristiani ed ebrei locali. «Anche in questo» - dice Kiko - «siamo stati superati». I progetti del Signore ci sovrastano, sono immensamente più grandi. Del progetto iniziale di Kiko, Dio si è servito anche per questa importante missione ecumenica.

Ma la presenza del Cammino in Medio Oriente, è anche motivo di incontro e contatto con la Chiesa Ortodossa, alla quale Kiko si ispira nelle sue opere artistiche. Forse Dio vuole servirsi del Cammino anche per l'unità della Chiesa.

Gli statuti appena approvati, ribadiscono che il Cammino non ha beni propri. Infatti tutte le strutture utilizzate sono di proprietà delle Parrocchie e dei Vescovi, e sono finanziate dalle offerte delle comunità neocatecumenali. Il Cammino si configura come uno strumento, un itinerario di iniziazione cristiana, dato ai Vescovi. Che ha personalità giuridica pubblica, «vale a dire che agiamo a nome della Chiesa».

Gli statuti rappresentano quindi un punto di arrivo ma anche un punto di partenza.
«Ciò che ci aspetta è poterci offrire ai Vescovi, già con la garanzia che si tratta di qualcosa della Chiesa, per la nuova evangelizzazione. Ciò che ci aspetta è fare un salto verso la nuova evangelizzazione, perché la felicità consiste nel dare la vita per gli uomini, ed è a questo che noi cristiani siamo chiamati.»

Testo integrale dell'intervista: Prima parte - Seconda parte

Accolta una bimba sopravvissuta all'aborto

Di Antonio Gaspari

ROMA, lunedì, 4 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Il due febbraio, nel corso di una conferenza stampa, la Comunità Papa Giovanni XXIII, dopo un momento di preghiera per la vita nascente davanti all’ingresso dell’Ospedale Maggiore di Bologna, ha annunciato di aver accolto una bimba sopravvissuta all’aborto.

Si tratta di una bambina a cui era stata diagnosticata la mancanza dei globuli oculari (era quindi cieca). I genitori hanno optato per l’aborto, ma la piccola, già di 22 settimane, è nata viva e i medici si sono prodigati per assisterla e salvarle la vita, così come prevederebbe l’art. 7 della Legge 194, contro il parere di pochi giorni fa del Consiglio Superiore di Sanità - interpellato dall’ex Ministro Livia Turco per limitare l’assistenza ai prematuri -, che ne avrebbe sancito la morte.

I genitori hanno comunque deciso di non accogliere la bambina sopravvissuta, chiedendo che andasse in adozione. Perciò a 7 mesi la piccola è stata accolta da una casa famiglia della Comunità Giovanni XXIII.

Dalla testimonianza della mamma della casa famiglia che l’ha accolta, la bambina sopravvissuta all’aborto, è splendida, piena di vita e cambia il cuore di chiunque la incontri.

La storia di questa bimba è incredibile: sopravvissuta all’aborto è nata che pesava solo 562 grammi; ha subito un intervento al cuore a 10 giorni di vita, un’emorragia celebrale, infezioni varie, problemi respiratori ed alimentari.

Ora ha 15 mesi e pesa 6 kg. Si pensava che sarebbe vissuta in stato vegetativo, invece ha cominciato a ciucciarsi le dita, ride e si relaziona con tutti. La sua voglia di vivere è contagiosa, tutte le persone che l’incontrano, chiedono di tornare ancora.

Alla conferenza stampa ha partecipato anche una coppia bolognese che ha riportato la testimonianza dell’accoglienza del figlio a cui era stata diagnosticata una grave malformazione cardiaca.

Un’altra mamma presente ha raccontato di come 9 anni fa sia stata ripetutamente sollecitata ad abortire dai medici per ragioni di salute che poi si sono rivelate inconsistenti.

La Comunità Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, ha ribadito la propria adesione alla moratoria sull’aborto impegnandosi a livello nazionale e internazionale con proposte a tutela della maternità e della vita nascente affinché “ad ogni donna sia garantito il diritto di non abortire”.

Nel corso della conferenza stampa la Comunità ha annunciato che, dopo aver proposto delle linee guida alla Legge 194, “si sta preparando una proposta di legge a tutela della vita e della maternità, contro l’induzione all’aborto, per dare alla donna incinta la possibilità di trovare protezione e di denunciare coloro che le propongono di sopprimere il proprio figlio o che la inducono ad abortire con il ricatto o peggio con l’inganno”.

13 giugno 2008

Misericordia, non sacrificio/2

(Preghiera - di Camillo Langone - il Foglio - 13/6/2008)

Chiesa santa e cattolica, solo tu, nella tua infinita saggezza, potevi trasformare un pompino in apostolato. A Cesena, due trentenni avevano praticato atti assai impuri in un confessionale del Duomo, durante la messa. Sono stati scoperti e denunciati per atti osceni in luogo pubblico e turbamento di funzione religiosa. Lui e lei hanno chiesto scusa e adesso, dopo un incontro di un’ora, il vescovo li ha perdonati. Non sapevano quello che facevano. “Per noi fare sesso in chiesa è come farlo in qualsiasi altro posto” si erano inizialmente giustificati. Adesso sanno che le chiese sono posti non qualsiasi. “Siamo atei” avevano aggiunto. Adesso grazie allo splendido gesto del vescovo hanno potuto constatare l’esistenza dello Spirito che “lava ciò che è sordido”. Dai resoconti non ho capito se il vescovo li ha perdonati anche per l’uso dell’espressione “fare sesso”, secondo me molto più oscena della cosa in sé. Ma penso di sì: “Misericordia voglio”, ha detto il fondatore.

di Camillo Langone

09 giugno 2008

08 giugno 2008

Misericordia, non sacrificio

Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». (Vangelo di questa domenica, Mt 9,9-13)

Una cosa è bellissima: essere amati, ed essere amati GRATIS. Cioè, essere amati da una persona senza aver fatto niente di niente per meritarsi il suo amore. Anzi, nonostante aver fatto di tutto per non meritarselo!
E' assolutamente scandaloso che qualcuno che vuole essere considerato "Per bene" si mischi a gentaccia, si metta a mangiare con loro. Cristo l'ha fatto. I farisei erano inorriditi a vedere questo che si metteva a parlare con i peccatori. Nel Vangelo di oggi Gesù chiama Matteo, un ladro, a seguirlo. E si fa invitare a pranzo con i suoi amici, altri ladri, peccatori, prostitute... Cristo si è voluto immergere totalmente nella nostra realtà, nello stesso schifo in cui sguazziamo noi.
Nella mia piccola esperienza di fede, la cosa che più mi stupisce e mi sconvolge continuamente è questa totale fedeltà che Dio ha verso di me. E' come essere fidanzati con una ragazza e tradirla continuamente, insultarla, trattarla male, e vedere che il suo amore non diminuisce per nulla, ma che basta confessargli le proprie mancanze, riconoscersi peccatori, per essere perdonati totalmente e amati ancora di più. Come se quei peccati non fossero mai stati commessi!
Fin dal principio, quando il Signore strinse l'alleanza con Abramo, solo lui si impegnò al rispetto del patto. Perché ci conosce, sa bene che noi uomini siamo incapaci di mantenere qualsiasi tipo di promessa. E ha rinnovato questa alleanza con la Croce.
Insomma, Dio non ha schifo dei nostri peccati, ma li ha cancellati per mezzo di Cristo per darci la vita eterna.

06 giugno 2008

Proposta dell'UdC in Parlamento

I deputati dell’Unione di Centro martedì 27 maggio , hanno presentato la seguente interpellanza.

—————————————————————————————————————————————-

Orientamenti del Governo in merito all’introduzione nel sistema fiscale di misure a favore dei nuclei familiari, anche a seguito della petizione popolare sottoscritta da oltre un milione di cittadini - 2-00025

B)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
in data 20 maggio 2008, il Presidente della Repubblica ha trasmesso alle Camere la petizione «Firma per un fisco a misura di famiglia», sottoscritta da più di un milione di cittadini; nel testo della petizione si chiede di introdurre in Italia un sistema fiscale basato non solo sull’equità verticale, ma anche sull’equità orizzontale; il reddito imponibile, secondo la petizione, deve, dunque, essere calcolato non solo in base al reddito percepito, ma anche in base al numero dei componenti della famiglia;mantenere ed educare i propri figli è, per la famiglia, oltre che un obbligo morale e naturale anche un diritto-dovere costituzionale. Le famiglie sono fortemente penalizzate, perché non si tiene veramente conto dei carichi familiari;quale primo passo verso una vera equità fiscale, si chiede un sistema di deduzioni dal reddito pari al reale costo di mantenimento di ogni soggetto carico, sulla base delle scale di equivalenza indipendenti; si tratta di sistema semplice, di immediata applicazione, che mantiene intatta la progressività del prelievo e può sostituire, migliorandolo, l’attuale complicato sistema di detrazioni; nell’ambito di una futura, complessiva riforma del sistema fiscale, si prevede anche l’introduzione di strumenti, quale il quoziente familiare, che abbiano alla base, come soggetto imponibile, non più l’individuo ma il nucleo familiare.
Nella lettera di invio, il Presidente della Repubblica sottolinea la «necessità che il Parlamento affronti i temi delle politiche della famiglia, confidando che, in sede di programmazione dei lavori parlamentari, possa essere assicurato un esame tempestivo delle iniziative legislative che saranno presentate in materia»;
il Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, nel «condividere pienamente» le considerazioni, ha ricordato di aver già comunicato al Capo dello Stato che «la petizione sarà assegnata alle commissioni competenti, non appena costituite, e che i temi in oggetto della stessa saranno posti all’attenzione della conferenza dei presidenti di gruppo» -: se, alla luce di quanto esposto e ferme restando le competenze riservate al Parlamento, non ritenga di inserire tra gli obiettivi prioritari del Governo, a partire dall’elaborazione del documento di programmazione economico-finanziaria, le proposte contenute nella citata petizione.

«Casini, Cesa, Vietti, Volontè, Capitanio Santolini, Adornato, Bosi, Buttiglione, Cera, Ciccanti, Ciocchetti, Compagnon, De Poli, Delfino, Dionisi, Drago, Anna Teresa Formisano, Galletti, Libè, Mannino, Naro, Occhiuto, Oppi, Pezzotta, Pionati, Pisacane, Poli, Rao, Romano, Ruggeri, Ruvolo, Tabacci, Tassone, Nunzio Francesco Testa, Zinzi».
(27 maggio 2008)

Pubblicità scandalose

Ormai ci siamo assuefatti a questo... ma certo non è normale che tutte le pubblicità siano a sfondo sessuale.
E' quasi impossibile trovare uno spot senza una donna seminuda, e dove non si alluda, più o meno esplicitamente, al sesso.
Queste immagini ci scorrono davanti di continuo, ci siamo abituati, e non ci stupiscono. Ma l'altro giorno mi sono soffermato sul nuovo spot di un tè, dove c'è una ragazza in costume che cerca di invogliare il suo compagno a fare sesso ma lui sta tagliando l'erba ed essendo stanco morto non ne ha voglia, quindi beve il tè e improvvisamente riprende le energie e si apparta con la donna.
Questo è solo un esempio di come per vendere un prodotto bisogna far credere che faccia aumentare le prestazioni e il desiderio sessuale. La pasta, le patatine, il gelato, i deodoranti, i chewing gum, qualsiasi cosa è associata al sesso. E il peggio è toccato con gli spot di alcuni stilisti che mischiano gli orientamenti sessuali.

Sarò radicale, ma secondo me lo stato dovrebbe intervenire censurando certi tipi di immagini e di messaggi, come minimo togliendoli dagli orari diurni, per proteggere almeno i bambini dalla visione di questi spot.

Obama or not Obama?

All'inizio ero affascinato da questa figura. Si è proposto fin dall'inizio come l'uomo nuovo, infonde la speranza di un cambiamento rispetto alla tradizionale politica americana. Change è il suo motto insieme al veltroniano yes we can. E' un promotore di pace e diritti umani, è nero, intende rappresentare le classi più povere... tutto questo l'ha portato ad essere osannato e acclamato dalla gente, anche al di quà dell'Oceano. E' stato preso a modello dagli ex-comunisti del PD. E se qualcuno prova a criticarlo viene guardato male, è diventato quasi intoccabile.

Il problema è che McCain molto probabilmente vuole proseguire la fallimentare e pericolosa politica di Bush. Ma Barack Hussein Obama ha detto che non vorrebbe che sua figlia fosse punita con una gravidanza. E' anche favorevole all'eutanasia infantile (cioè a non rianimare i feti abortiti vivi).
Forse è un po' esagerato, ma alcune caratteristiche di Obama sono molto simili alle tipiche caratteristiche che dovrebbe avere l'anticristo. E facendo delle ricerche su Google ho visto che molta gente la pensa così, come gli autori di questi due blog: barackobamaantichrist.blogspot.com
e the-obama-nation.blogspot.com.

Senza questi discorsi sull'anticristo non avrei dubbi, credo, a scegliere Obama, e a sperare che vinca lui. Ma le dichiarazioni sull'aborto e il suo eccessivo buonismo mi mettono molti dubbi.

Ma per fortuna non devo votarli...


05 giugno 2008

Persecuzioni

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo,

diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.


Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.

29 maggio 2008

Purezza

dalla lettera di San Paolo apostolo agli Efesini

1 Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, 2 e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.
3 Quanto alla fornicazione e a ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice a santi; 4 lo stesso si dica per le volgarità, insulsaggini, trivialità: cose tutte sconvenienti. Si rendano invece azioni di grazie! 5 Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro - che è roba da idolàtri - avrà parte al regno di Cristo e di Dio.
6 Nessuno vi inganni con vani ragionamenti: per queste cose infatti piomba l'ira di Dio sopra coloro che gli resistono. 7 Non abbiate quindi niente in comune con loro. 8 Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; 9 il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. 10 Cercate ciò che è gradito al Signore, 11 e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente, 12 poiché di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlare. 13 Tutte queste cose che vengono apertamente condannate sono rivelate dalla luce, perché tutto quello che si manifesta è luce. 14 Per questo sta scritto:
«Svègliati, o tu che dormi,
déstati dai morti
e Cristo ti illuminerà».
15 Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi; 16 profittando del tempo presente, perché i giorni sono cattivi. 17 Non siate perciò inconsiderati, ma sappiate comprendere la volontà di Dio. 18 E non ubriacatevi di vino, il quale porta alla sfrenatezza, ma siate ricolmi dello Spirito, 19 intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore, 20 rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.
21 Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo.
22 Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; 23 il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. 24 E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.
25 E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, 26 per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola, 27 al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. 28 Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. 29 Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, 30 poiché siamo membra del suo corpo. 31 Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. 32 Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! 33 Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito.

28 maggio 2008

L'amore del dono

Prego per voi, perché possiate conservare nei vostri cuori la gioia di amare Dio,
la gioia dell'amore e della bontà, e di condividere questa gioia con tutti quelli con i
quali vi trovate, con le persone che lavorano al vostro fianco, davanti a tutti i membri
della vostra stessa famiglia.
Quello che importa non è la quantità del dono, bensì l'intensità dell'amore con cui lo diamo.
C'è qualcosa in più di cui vi posso parlare: della mia esperienza con i Poveri più poveri.
Devo ancora trovare la prima donna Povera disposta ad abortire.
Senza dubbio darà alla luce suo figlio.
È possibile che abbandoni la sua creatura sulla strada, ma non sarà lei a eliminare suo figlio.
È un qualcosa che dobbiamo imparare dai Poveri: la grandezza del loro amore per il figlio.
Preghiamo.
Chiediamo a nostro Signore che non si allontani dal nostro fianco nel momento della tentazione.
Perché allo stesso modo in cui fu tentato Gesù, il diavolo tenterà anche noi.
Non dobbiamo aver paura, perché Dio è amore.
Se Dio ci ama, dal momento che lui è Padre amoroso, non smetterà di aiutarci.
Quando ci rendiamo conto di aver commesso un errore, andiamo da lui e diciamogli:
« Dio mio, mi spiace! Sono pentito! ».

Madre Teresa di Calcutta

Preghiera quotidiana

Rendici degni, Signore, di servire i nostri fratelli
in tutto il mondo che vivono e muoiono in povertà e fame.

Dà loro quest’oggi, attraverso le nostre mani,
il loro pane quotidiano, e, con il nostro amore comprensivo,
dà pace e gioia.

Signore, fa di me un canale della tua pace
così che dove c’è odio, io possa portare amore;
che dove c’è ingiustizia io possa portare lo spirito del perdono;
che dove c’è discordia io possa portare armonia;
che dove c’è errore, io possa portare verità;
che dove c’è dubbio io possa portare fede;
che dove c’è disperazione io possa portare speranza;
che dove ci sono ombre io possa portare luce;
che dove c’è tristezza io possa portare gioia.

Signore fa che io possa piuttosto cercare
di confortare invece di essere confortato;
di capire invece di essere capito;
di amare invece di essere amato;
perché è col dimenticare se stessi che si trova;
è col perdonare che si è perdonati;
è col morire che ci si sveglia alla vita eterna. Amen.

Madre Teresa di Calcutta

27 maggio 2008

Il Corpo del Signore

ANGELUS
Piazza San Pietro
Domenica, 25 maggio 2008

​​​​​Cari fratelli e sorelle!

In Italia e in diversi Paesi ricorre oggi la solennità del Corpus Domini, che in Vaticano e in altre nazioni è stato già celebrato giovedì scorso. E’ la festa dell’Eucaristia, dono meraviglioso di Cristo, che nell’Ultima Cena ha voluto lasciarci il memoriale della sua Pasqua, il sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, pegno di immenso amore per noi. Una settimana fa i nostri sguardi erano attratti del mistero della Santissima Trinità; quest’oggi siamo invitati a fissarli sull’Ostia santa: è lo stesso Dio! Lo stesso Amore! Questa è la bellezza della verità cristiana: il Creatore e Signore di tutte le cose si è fatto "chicco di grano" per esser seminato nella nostra terra, nei solchi della nostra storia; si è fatto pane per essere spezzato, condiviso, mangiato; si è fatto nostro cibo per darci la vita, la sua stessa vita divina. Nacque a Betlemme, che in ebraico significa "Casa del pane", e quando incominciò a predicare alle folle rivelò che il Padre l’aveva mandato nel mondo come "pane vivo disceso dal cielo", come "pane della vita".

L’Eucaristia è scuola di carità e di solidarietà. Chi si nutre del Pane di Cristo non può restare indifferente dinanzi a chi, anche ai nostri giorni, è privo del pane quotidiano. Tanti genitori riescono a malapena a procurarlo per sé e per i propri bambini. E’ un problema sempre più grave, che la comunità internazionale fa grande fatica a risolvere. La Chiesa non solo prega "dacci
oggi il nostro pane quotidiano", ma, sull’esempio del suo Signore, si impegna in tutti i modi a "moltiplicare i cinque pani e due pesci" con innumerevoli iniziative di promozione umana e di condivisione, perché nessuno manchi del necessario per vivere.

Cari fratelli e sorelle, la festa del Corpus Domini sia occasione per crescere in questa concreta attenzione ai fratelli, specialmente ai poveri. Ci ottenga questa grazia la Vergine Maria, dalla quale il Figlio di Dio ha preso la carne e il sangue, come ripetiamo in un celebre inno eucaristico, musicato dai più grandi compositori: "Ave verum corpus natum de Maria Virgine", e che si conclude con l’invocazione: "O Iesu dulcis, o Iesu pie, o Iesu fili Mariae!". Maria, che portando nel suo seno Gesù fu il "tabernacolo" vivente dell’Eucaristia, ci comunichi la sua stessa fede nel santo mistero del Corpo e del Sangue del suo divin Figlio, perché sia veramente il centro della nostra vita. Attorno a Lei ci ritroveremo sabato prossimo 31 maggio, alle ore 20, in Piazza San Pietro, per una speciale celebrazione a conclusione del mese mariano.

​​​​​Benedetto XVI

26 maggio 2008

Agorà dei giovani - Loreto 2007

Video del nostro pellegrinaggio a Loreto.









22 maggio 2008

Contro l'aborto

il foglio.it -
Trent'anni dopo
Dimenticare la 194 e combattere l'aborto
Perché l'aborto è primitivo, arcaico, barbarico e indegno. E la legge non c'entra

A pochi giorni dall’assassinio di un leader cattolico in un carcere del popolo, trent’anni fa un’Italia torva e malata approvò la legge 194 che autorizzava l’aborto in strutture pubbliche, a certe condizioni. Una legge che attribuisce allo stato e al suo sistema di “cura” il potere di eliminare esseri umani innocenti nel grembo delle loro madri ovviamente fa schifo come istituto di diritto e come gesto civile o etico. E’ indifendibile. Eppure la legge era inevitabile. Perseguire penalmente una donna che interrompa la gravidanza equivale a imporre il modello inaccettabile e oscurantista del parto forzoso, che viola l’integrità individuale di una persona e del suo corpo in nome, magari, dell’integrità della stirpe. Le tragedie sono poi questo, in sostanza: c’è una cosa orrenda che deve avvenire, tutti conoscono la sua mostruosità, ma è inevitabile che avvenga. Quando in rivolta contro la pratica dell’aborto clandestino, e in nome della salute e autonomia vitale delle donne in “cura” dalle mammane, fu sollevato il problema, quell’esito legislativo non poteva tardare, era l’ora dell’emersione dell’aborto in pubblico e della funzione del boia codificata per il medico. E fu una grande ondata che in modi diversi travolse l’intero occidente. Fu il decennio, gli anni Settanta della sentenza americana sull’aborto come privacy e delle legislazioni europee, in cui la vita umana cominciò in modo diffuso e chiaro, su grande scala, a essere considerata qualcosa da, appunto, “curare” con dosi massicce e volontarie di morte irrogata unilateralmente e dispoticamente: fu allora, come ha detto Joseph Ratzinger in una vecchia conferenza all’Accademia di Baviera, che “vennero dichiarati eretici amore e buonumore”.
Quella tragedia va compresa, ricordata come stiamo cercando di fare da mesi, va riconsiderata e rigiudicata, ma va anche paradossalmente “dimenticata” o rimossa. Quella legge va cancellata dal nostro orizzonte mentale. C’è, esiste, opera ogni giorno, è un tabù, è una soluzione di welfare comoda e gratuita alla quale nessuno intende rinunciare come eventualità, come scappatoia dai guai dell’esistenza, come procedura semplice ed egocentrata di benessere e di libertà di comportamento. Nessuno vuole rinunciarvi, non i maschi giovani, non i padri preoccupati, non le ragazze, non le donne e le madri, nessuno, nemmeno tanti preti e suore, nemmeno tanto personale sanitario cattolico. La gerarchia cattolica poi la sa lunga, e non ci pensa nemmeno di andare oltre la petizione di principio, la condanna virtuale, non ci pensa nemmeno a replicare l’ordalia del referendum perduto nel 1981. La gerarchia mostra, ma tremando, e lo si capisce, di aver scelto la strada di un compromesso in cui la legge si rispetta ma si applica, si interpreta, si curva a una mentalità antiabortista. E intanto qualche progressista buontempone le attribuisce addirittura la magica capacità di far diminuire gli aborti, giocando con i numeri e con la confusione tra il post hoc e il propter hoc, una generica successione e una concatenazione causale. Il problema però è che quella legge, la sua vigenza, non impedisce a nessuno di comportarsi rettamente, di essere intelligente e generoso, fantasioso e semplice. Non impedisce a nessuno di guardare in faccia la realtà di questi trent’anni, il maltrattamento generalizzato della vita umana a cui siamo approdati, la società dell’esclusione dalla città umana per ragioni biologiche, la società della selezione eugenetica, la messa fuori legge morale dei malati sfuggiti alla diagnosi di annientamento prenatale, la medicalizzazione del corpo della donna, l’estensione dell’aborto dalla pancia femminile alla neutra provetta, la confezione autorizzata di un figlio che faccia da strumento per la cura di altri bambini, la convivenza con la pianificazione familiare omicida e sessista delle tirannidi asiatiche in forte crescita economica e politica, e anche della grande e tragica democrazia indiana.
Insomma: la 194, legge fatta o comunque autorizzata e promulgata da cattolici e da comunisti contro libertari e radicali, non deve essere e non può essere l’alibi per girare intorno all’aborto, per sottilizzare pro o contro, per perdersi nei dettagli, per ideologizzare, la 194 può essere virtualmente cancellata, nel momento in cui la si rispetta e la si applica, e la si sottrae al tradimento delle sue premesse di “tutela sociale della maternità”. Ma in pari tempo si può e si deve, trent’anni dopo, mancare di rispetto all’aborto. Questo è il problema. L’aborto è un fenomeno mondiale miliardario, un tratto di disperazione capace di avvilire e oscurare il senso di un’intera epoca della storia umana. Chi l’ha detto che mettere un argine all’aborto clandestino, che autorizzare a certe condizioni (disattese ampiamente) l’esercizio di una facoltà liminare e d’emergenza, cioè interrompere volontariamente una gravidanza, vuol dire accettare l’aborto, la sua logica, la cultura eugenetica, la selezione della razza, la rinuncia alla cura e alla ricerca per la cura, chi l’ha detto che l’aborto è un diritto, quando molto chiaramente è una spaventosa tragedia collettiva e individuale?
Dare nome e sepoltura ai “rifiuti speciali ospedalieri”, cioè ai figli rigettati nelle discariche asettiche della nostra mentalità omicida. Risorse per un “piano nazionale per la vita”, come abbiamo detto noi e ha detto il premier in Parlamento. Combattere le cause materiali dell’aborto, intanto accertando perché si abortisce, individuando la vera natura del fenomeno senza l’ipocrita appello alla privacy, e di tutto questo sembrerebbe essersi convinto il Capo dello Stato dopo la lettera di risposta a Sandra, la precaria di Napoli che ha esposto il dramma molto diffuso dell’aborto per penuria e ansia e solitudine sociale. Le misure ci sono. Ormai le parole per la guerra culturale necessaria ci sono. L’aborto è primitivo, arcaico, barbarico, è indegno del nostro concetto di libertà individuale e di vita. Va combattuto e vinto, trent’anni dopo. La 194 non c’entra.

Giuliano Ferrara (Giuliano Ferrara)

19 maggio 2008

Siamo promotori di una piena comunione

dal discorso rivolto sabato 10/5/2008 dal Papa ai vescovi partecipanti a un semina­rio di studi promosso dal Pontificio Con­siglio per i laici a Rocca di Papa.

Signor cardinale, venerati fratelli nel­l’episcopato e nel sacerdozio, cari fratelli e sorelle!

Sono lieto di incontrarvi in occasione del seminario di studio convocato dal Ponti­ficio Consiglio per i laici per riflettere sul­la sollecitudine pastorale verso i movi­menti ecclesiali e le nuove comunità. Rin­grazio i numerosi presuli che hanno vo­luto presenziare, provenienti da ogni par­te del mondo: il loro interesse e la loro vi­va partecipazione hanno garantito la pie­na riuscita dei lavori, giunti ormai alla gior­nata conclusiva. Rivolgo a tutti i confratelli nell’episcopato e a tutti i presenti un cor­diale saluto di comunione e di pace; in particolare saluto il signor cardinale Sta­nislaw Rylko e monsignor Josef Clemens, rispettivamente presidente e segretario del dicastero, e i loro collaboratori.

Non è la prima volta che il Consiglio per i laici organizza un seminario per i vesco­vi sui movimenti laicali. Ricordo bene quello del 1999, ideale prosecuzione pa­storale dell’incontro del mio amato pre­decessore Giovanni Paolo II con i movi­menti e le nuove comunità, tenutosi il 30 maggio dell’anno precedente. Come pre­fetto della Congregazione per la dottrina della fede fui coinvolto in prima persona nel dibattito. Ebbi modo di stabilire un dialogo diretto con i vescovi, uno scambio franco e fraterno su tante questioni im­portanti. L’odierno seminario, analoga­mente, vuol essere una prosecuzione del­l’incontro che io stesso ho avuto, il 3 giu­gno 2006, con una larga rappresentanza di fedeli appartenenti a più di 100 nuove aggregazioni laicali. In quella occasione indicai nell’esperienza dei movimenti ec­clesiali e delle nuove comunità il «segno luminoso della bellezza di Cristo, e della Chiesa, sua sposa» (cfr Messaggio ai par­tecipanti al Congresso del 22 maggio 2006). Rivolgendomi «ai cari amici dei movi­menti », li esortavo a fare di essi sempre più «scuole di comunione, compagnie in cammino in cui si impara a vivere nella ve­rità e nell’amore che Cristo ci ha rivelato e comunicato per mezzo della testimo­nianza degli apostoli, in seno alla grande famiglia dei suoi discepoli» ( ibid.).

I movimenti ecclesiali e le nuove comu­nità sono una delle novità più importan­ti suscitate dallo Spirito Santo nella Chie­sa per l’attuazione del Concilio Vaticano II. Si diffusero proprio a ridosso dell’assi­se conciliare, soprattutto negli anni im­mediatamente successivi, in un periodo carico di entusiasmanti promesse, ma se­gnato anche da difficili prove. Paolo VI e Giovanni Paolo II seppero accogliere e di­scernere, incoraggiare e promuovere l’im­prevista irruzione delle nuove realtà laicali che, in forme varie e sorprendenti, rido­navano vitalità, fede e speranza a tutta la Chiesa. Già allora, infatti, rendevano te­stimonianza della gioia, della ragionevo­lezza e della bellezza di essere cristiani, mostrandosi grati di appartenere al mi­stero di comunione che è la Chiesa. Ab­biamo assistito al risveglio di un vigoroso slancio missionario, mosso dal desiderio di comunicare a tutti la preziosa espe­rienza dell’incontro con Cristo, avvertita e vissuta come la sola risposta adeguata alla profonda sete di verità e di felicità del cuore umano.

Come non rendersi conto, al contempo, che una tale novità attende ancora di es­sere adeguatamente compresa alla luce del disegno di Dio e della missione della Chiesa negli scenari del nostro tempo? Proprio perciò si sono succeduti numerosi interventi di richiamo e di orientamento da parte dei Pontefici, che hanno avviato un dialogo e una collaborazione sempre più approfonditi a livello di tante Chiese particolari. Sono stati superati non pochi pregiudizi, resistenze e tensioni. Rimane da assolvere l’importante compito di pro­muovere una più matura comunione di tutte le componenti ecclesiali, perché tut­ti i carismi, nel rispetto della loro specifi­cità, possano pienamente e liberamente contribuire all’edificazione dell’unico Cor­po di Cristo.

Ho molto apprezzato che sia stata scelta, come traccia del seminario, l’esortazione da me rivolta a un gruppo di vescovi te­deschi in visita ad limina, che oggi senz’al­tro ripropongo a tutti voi, pastori di tante Chiese particolari: «Vi chiedo di andare incontro ai movimenti con molto amore» (18 novembre 2006). Potrei quasi dire di non aver altro da aggiungere! La carità è il segno distintivo del Buon Pastore: essa rende autorevole ed efficace l’esercizio del ministero che ci è stato affidato. Andare in­contro con molto amore ai movimenti e alle nuove comunità ci spinge a conosce­re adeguatamente la loro realtà, senza im­pressioni superficiali o giudizi riduttivi. Ci aiuta anche a comprendere che i movi­menti ecclesiali e le nuove comunità non sono un problema o un rischio in più, che si assomma alle nostre già gravose in­combenze. No! Sono un dono del Signo­re, una risorsa preziosa per arricchire con i loro carismi tutta la comunità cristiana. Perciò non deve mancare una fiduciosa accoglienza che dia loro spazi e valorizzi i loro contributi nella vita delle Chiese lo­cali. Difficoltà o incomprensioni su que­stioni particolari non autorizzano alla chiusura. Il «molto amore» ispiri pruden­za e pazienza. A noi pastori è chiesto di ac­compagnare da vicino, con paterna solle­citudine, in modo cordiale e sapiente, i movimenti e le nuove comunità, perché possano generosamente mettere a servi­zio dell’utilità comune, in modo ordina­to e fecondo, i tanti doni di cui sono por­tatori e che abbiamo imparato a cono­scere e apprezzare: lo slancio missiona­rio, gli efficaci itinerari di formazione cri­stiana, la testimonianza di fedeltà e ob­bedienza alla Chiesa, la sensibilità ai bi­sogni dei poveri, la ricchezza di vocazio­ni.


L’autenticità dei nuovi carismi è garanti­ta dalla loro disponibilità a sottomettersi al discernimento dell’autorità ecclesiasti­ca. Già numerosi movimenti ecclesiali e nuove comunità sono stati riconosciuti dalla Santa Sede, e pertanto vanno senza dubbio considerati un dono di Dio per tutta la Chiesa. Altri, ancora in fase na­scente, richiedono l’esercizio di un ac­compagnamento ancor più delicato e vi­gilante da parte dei pastori delle Chiese particolari. Chi è chiamato a un servizio di discernimento e di guida non preten­da di spadroneggiare sui carismi, ma piut­tosto si guardi dal pericolo di soffocarli (c­fr 1 Ts 5,19-21), resistendo alla tentazione di uniformare ciò che lo Spirito Santo ha voluto multiforme per concorrere all’edi­ficazione e alla dilatazione dell’unico Cor­po di Cristo, che lo stesso Spirito rende saldo nell’unità. Consacrato e assistito dal­lo Spirito di Dio, in Cristo, Capo della Chie­sa, il vescovo dovrà esaminare i carismi e provarli, per riconoscere e valorizzare ciò che è buono, vero e bello, ciò che contri­buisce all’incremento della santità dei sin­goli e delle comunità. Quando saranno necessari interventi di correzione, siano anch’essi espressione di «molto amore». I movimenti e le nuove comunità si mo­strano fieri della loro libertà associativa, della fedeltà al loro carisma, ma hanno anche dimostrato di sapere bene che fe­deltà e libertà sono assicurate, e non cer­to limitate, dalla comunione ecclesiale, di cui i vescovi, uniti al Successore di Pietro, sono ministri, custodi e guide.

Cari fratelli nell’episcopato, al termine di questo incontro vi esorto a ravvivare in voi il dono che avete ricevuto con la vostra consacrazione (cfr 2 Tm 1,6). Lo Spirito di Dio ci aiuti a riconoscere e custodire le meraviglie che egli stesso suscita nella Chiesa a favore di tutti gli uomini. A Ma­ria Santissima, Regina degli Apostoli, affi­do ognuna delle vostre diocesi e vi im­parto di tutto cuore un’affettuosa bene­dizione apostolica, che estendo ai sacer­doti, ai religiosi, alle religiose, ai semina­­risti, ai catechisti e a tutti i fedeli laici, in particolare, oggi, ai membri dei movi­menti ecclesiali e delle nuove comunità presenti nelle Chiese affidate alle vostre cure.

Benedetto XVI