23 luglio 2008

Giornali e tv presi in contropiede

«Una grande parte dei gior­nalisti australiani si è fat­ta prendere in contropie­de. Dopo l’inizio della Gmg i media han­no dovuto correre dietro a un evento che non riuscivano a capire del tutto». Jim Hanna tira il fiato. Per il responsa­bile della comunicazione della Gmg au­straliana (già reporter di Abc e Sbs Ra­dio, i principali network del Paese) è sta­ta una corsa tutta in salita. Prima di tut­to, Hanna vuole ringraziare Avvenire per aver stampato a Sydney le edizioni pub­blicate nei giorni della Gmg, con una presenza che si è notata anche nella sa­la stampa internazionale grazie alle co­pie a disposizione dei media di tutto il mondo. «Il vostro giornale non solo è stato richiesto e letto dai giornalisti – ri- ferisce Hanna – ma abbiamo anche u­tilizzato i vostri reportage, tradotti in in­glese, per far capire alla stampa austra­liana che i giornalisti dei media cattoli­ci italiani avevano compreso prima di tutti che impatto avrebbe avuto la Gmg sul nostro Paese».
In effetti tv e quotidia­ni locali ci hanno messo un po’ a ren­dersi conto. Appena i giornali hanno chie­sto di poter accredita­re il doppio dei croni­sti, al comitato orga­nizzatore hanno com­preso che l’interesse era ormai massi­mo. «Per giorni i media australiani si so­no affannati a prevedere catastrofi cau­sate dal fiume di pellegrini – puntualiz­za Hanna –. Invece hanno scoperto u­na generazione di giovani (e fra loro la maggioranza è composta da australia­ni) che non rientrano negli schemi uti­lizzati dalla stampa». Un canone già vi­sto ad altre Gmg. L’organizzazione logi­stica del centro stampa è stata tra le più impegnative: 2000 giornalisti da 170 Paesi, molti fusi ora­ri. «E poi abbiamo dovuto fare fronte al­le richieste più dispa­rate: dalla tv vietna­mita che voleva ri­prendere il Papa mentre indossava i paramenti, alla spiegazione dei mo­menti liturgici per i cronisti che arriva­vano da Paesi non cristiani». Per 'vigi­lare' sul lavoro dei media, Hanna ha col­locato una statua di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, in un an­golo della sala stampa. Qualcosa, però, nel linguaggio dei mez­zi di comunicazione australiani dovrà cambiare. «Abbiamo letto giornali e vi­sto cronache tv con reporter in difficoltà – osserva Hanna – perché i giovani ven­gono sempre descritti come problema, mentre quelli venuti a Sydney sono ap­parsi come alieni sbarcati da altro pia­neta ». Invece alla Gmg si sono visti vol­ti sorridenti, ragazzi che cantavano ma capaci anche di stare in silenzio. «Gra­zie alla Gmg i giornali hanno dovuto ammettere di non conoscere un’intera generazione di australiani. E questo li costringerà a guardare con occhi diver­si ai giovani, alla loro attenzione per i temi religiosi, alle loro speranze per il futuro».

Nello Scavo (Avvenire - 23/7/2008)

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