«Una grande parte dei giornalisti australiani si è fatta prendere in contropiede. Dopo l’inizio della Gmg i media hanno dovuto correre dietro a un evento che non riuscivano a capire del tutto». Jim Hanna tira il fiato. Per il responsabile della comunicazione della Gmg australiana (già reporter di Abc e Sbs Radio, i principali network del Paese) è stata una corsa tutta in salita. Prima di tutto, Hanna vuole ringraziare Avvenire per aver stampato a Sydney le edizioni pubblicate nei giorni della Gmg, con una presenza che si è notata anche nella sala stampa internazionale grazie alle copie a disposizione dei media di tutto il mondo. «Il vostro giornale non solo è stato richiesto e letto dai giornalisti – ri- ferisce Hanna – ma abbiamo anche utilizzato i vostri reportage, tradotti in inglese, per far capire alla stampa australiana che i giornalisti dei media cattolici italiani avevano compreso prima di tutti che impatto avrebbe avuto la Gmg sul nostro Paese».
In effetti tv e quotidiani locali ci hanno messo un po’ a rendersi conto. Appena i giornali hanno chiesto di poter accreditare il doppio dei cronisti, al comitato organizzatore hanno compreso che l’interesse era ormai massimo. «Per giorni i media australiani si sono affannati a prevedere catastrofi causate dal fiume di pellegrini – puntualizza Hanna –. Invece hanno scoperto una generazione di giovani (e fra loro la maggioranza è composta da australiani) che non rientrano negli schemi utilizzati dalla stampa». Un canone già visto ad altre Gmg. L’organizzazione logistica del centro stampa è stata tra le più impegnative: 2000 giornalisti da 170 Paesi, molti fusi orari. «E poi abbiamo dovuto fare fronte alle richieste più disparate: dalla tv vietnamita che voleva riprendere il Papa mentre indossava i paramenti, alla spiegazione dei momenti liturgici per i cronisti che arrivavano da Paesi non cristiani». Per 'vigilare' sul lavoro dei media, Hanna ha collocato una statua di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, in un angolo della sala stampa. Qualcosa, però, nel linguaggio dei mezzi di comunicazione australiani dovrà cambiare. «Abbiamo letto giornali e visto cronache tv con reporter in difficoltà – osserva Hanna – perché i giovani vengono sempre descritti come problema, mentre quelli venuti a Sydney sono apparsi come alieni sbarcati da altro pianeta ». Invece alla Gmg si sono visti volti sorridenti, ragazzi che cantavano ma capaci anche di stare in silenzio. «Grazie alla Gmg i giornali hanno dovuto ammettere di non conoscere un’intera generazione di australiani. E questo li costringerà a guardare con occhi diversi ai giovani, alla loro attenzione per i temi religiosi, alle loro speranze per il futuro».
Nello Scavo (Avvenire - 23/7/2008)
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