19 maggio 2008

Siamo promotori di una piena comunione

dal discorso rivolto sabato 10/5/2008 dal Papa ai vescovi partecipanti a un semina­rio di studi promosso dal Pontificio Con­siglio per i laici a Rocca di Papa.

Signor cardinale, venerati fratelli nel­l’episcopato e nel sacerdozio, cari fratelli e sorelle!

Sono lieto di incontrarvi in occasione del seminario di studio convocato dal Ponti­ficio Consiglio per i laici per riflettere sul­la sollecitudine pastorale verso i movi­menti ecclesiali e le nuove comunità. Rin­grazio i numerosi presuli che hanno vo­luto presenziare, provenienti da ogni par­te del mondo: il loro interesse e la loro vi­va partecipazione hanno garantito la pie­na riuscita dei lavori, giunti ormai alla gior­nata conclusiva. Rivolgo a tutti i confratelli nell’episcopato e a tutti i presenti un cor­diale saluto di comunione e di pace; in particolare saluto il signor cardinale Sta­nislaw Rylko e monsignor Josef Clemens, rispettivamente presidente e segretario del dicastero, e i loro collaboratori.

Non è la prima volta che il Consiglio per i laici organizza un seminario per i vesco­vi sui movimenti laicali. Ricordo bene quello del 1999, ideale prosecuzione pa­storale dell’incontro del mio amato pre­decessore Giovanni Paolo II con i movi­menti e le nuove comunità, tenutosi il 30 maggio dell’anno precedente. Come pre­fetto della Congregazione per la dottrina della fede fui coinvolto in prima persona nel dibattito. Ebbi modo di stabilire un dialogo diretto con i vescovi, uno scambio franco e fraterno su tante questioni im­portanti. L’odierno seminario, analoga­mente, vuol essere una prosecuzione del­l’incontro che io stesso ho avuto, il 3 giu­gno 2006, con una larga rappresentanza di fedeli appartenenti a più di 100 nuove aggregazioni laicali. In quella occasione indicai nell’esperienza dei movimenti ec­clesiali e delle nuove comunità il «segno luminoso della bellezza di Cristo, e della Chiesa, sua sposa» (cfr Messaggio ai par­tecipanti al Congresso del 22 maggio 2006). Rivolgendomi «ai cari amici dei movi­menti », li esortavo a fare di essi sempre più «scuole di comunione, compagnie in cammino in cui si impara a vivere nella ve­rità e nell’amore che Cristo ci ha rivelato e comunicato per mezzo della testimo­nianza degli apostoli, in seno alla grande famiglia dei suoi discepoli» ( ibid.).

I movimenti ecclesiali e le nuove comu­nità sono una delle novità più importan­ti suscitate dallo Spirito Santo nella Chie­sa per l’attuazione del Concilio Vaticano II. Si diffusero proprio a ridosso dell’assi­se conciliare, soprattutto negli anni im­mediatamente successivi, in un periodo carico di entusiasmanti promesse, ma se­gnato anche da difficili prove. Paolo VI e Giovanni Paolo II seppero accogliere e di­scernere, incoraggiare e promuovere l’im­prevista irruzione delle nuove realtà laicali che, in forme varie e sorprendenti, rido­navano vitalità, fede e speranza a tutta la Chiesa. Già allora, infatti, rendevano te­stimonianza della gioia, della ragionevo­lezza e della bellezza di essere cristiani, mostrandosi grati di appartenere al mi­stero di comunione che è la Chiesa. Ab­biamo assistito al risveglio di un vigoroso slancio missionario, mosso dal desiderio di comunicare a tutti la preziosa espe­rienza dell’incontro con Cristo, avvertita e vissuta come la sola risposta adeguata alla profonda sete di verità e di felicità del cuore umano.

Come non rendersi conto, al contempo, che una tale novità attende ancora di es­sere adeguatamente compresa alla luce del disegno di Dio e della missione della Chiesa negli scenari del nostro tempo? Proprio perciò si sono succeduti numerosi interventi di richiamo e di orientamento da parte dei Pontefici, che hanno avviato un dialogo e una collaborazione sempre più approfonditi a livello di tante Chiese particolari. Sono stati superati non pochi pregiudizi, resistenze e tensioni. Rimane da assolvere l’importante compito di pro­muovere una più matura comunione di tutte le componenti ecclesiali, perché tut­ti i carismi, nel rispetto della loro specifi­cità, possano pienamente e liberamente contribuire all’edificazione dell’unico Cor­po di Cristo.

Ho molto apprezzato che sia stata scelta, come traccia del seminario, l’esortazione da me rivolta a un gruppo di vescovi te­deschi in visita ad limina, che oggi senz’al­tro ripropongo a tutti voi, pastori di tante Chiese particolari: «Vi chiedo di andare incontro ai movimenti con molto amore» (18 novembre 2006). Potrei quasi dire di non aver altro da aggiungere! La carità è il segno distintivo del Buon Pastore: essa rende autorevole ed efficace l’esercizio del ministero che ci è stato affidato. Andare in­contro con molto amore ai movimenti e alle nuove comunità ci spinge a conosce­re adeguatamente la loro realtà, senza im­pressioni superficiali o giudizi riduttivi. Ci aiuta anche a comprendere che i movi­menti ecclesiali e le nuove comunità non sono un problema o un rischio in più, che si assomma alle nostre già gravose in­combenze. No! Sono un dono del Signo­re, una risorsa preziosa per arricchire con i loro carismi tutta la comunità cristiana. Perciò non deve mancare una fiduciosa accoglienza che dia loro spazi e valorizzi i loro contributi nella vita delle Chiese lo­cali. Difficoltà o incomprensioni su que­stioni particolari non autorizzano alla chiusura. Il «molto amore» ispiri pruden­za e pazienza. A noi pastori è chiesto di ac­compagnare da vicino, con paterna solle­citudine, in modo cordiale e sapiente, i movimenti e le nuove comunità, perché possano generosamente mettere a servi­zio dell’utilità comune, in modo ordina­to e fecondo, i tanti doni di cui sono por­tatori e che abbiamo imparato a cono­scere e apprezzare: lo slancio missiona­rio, gli efficaci itinerari di formazione cri­stiana, la testimonianza di fedeltà e ob­bedienza alla Chiesa, la sensibilità ai bi­sogni dei poveri, la ricchezza di vocazio­ni.


L’autenticità dei nuovi carismi è garanti­ta dalla loro disponibilità a sottomettersi al discernimento dell’autorità ecclesiasti­ca. Già numerosi movimenti ecclesiali e nuove comunità sono stati riconosciuti dalla Santa Sede, e pertanto vanno senza dubbio considerati un dono di Dio per tutta la Chiesa. Altri, ancora in fase na­scente, richiedono l’esercizio di un ac­compagnamento ancor più delicato e vi­gilante da parte dei pastori delle Chiese particolari. Chi è chiamato a un servizio di discernimento e di guida non preten­da di spadroneggiare sui carismi, ma piut­tosto si guardi dal pericolo di soffocarli (c­fr 1 Ts 5,19-21), resistendo alla tentazione di uniformare ciò che lo Spirito Santo ha voluto multiforme per concorrere all’edi­ficazione e alla dilatazione dell’unico Cor­po di Cristo, che lo stesso Spirito rende saldo nell’unità. Consacrato e assistito dal­lo Spirito di Dio, in Cristo, Capo della Chie­sa, il vescovo dovrà esaminare i carismi e provarli, per riconoscere e valorizzare ciò che è buono, vero e bello, ciò che contri­buisce all’incremento della santità dei sin­goli e delle comunità. Quando saranno necessari interventi di correzione, siano anch’essi espressione di «molto amore». I movimenti e le nuove comunità si mo­strano fieri della loro libertà associativa, della fedeltà al loro carisma, ma hanno anche dimostrato di sapere bene che fe­deltà e libertà sono assicurate, e non cer­to limitate, dalla comunione ecclesiale, di cui i vescovi, uniti al Successore di Pietro, sono ministri, custodi e guide.

Cari fratelli nell’episcopato, al termine di questo incontro vi esorto a ravvivare in voi il dono che avete ricevuto con la vostra consacrazione (cfr 2 Tm 1,6). Lo Spirito di Dio ci aiuti a riconoscere e custodire le meraviglie che egli stesso suscita nella Chiesa a favore di tutti gli uomini. A Ma­ria Santissima, Regina degli Apostoli, affi­do ognuna delle vostre diocesi e vi im­parto di tutto cuore un’affettuosa bene­dizione apostolica, che estendo ai sacer­doti, ai religiosi, alle religiose, ai semina­­risti, ai catechisti e a tutti i fedeli laici, in particolare, oggi, ai membri dei movi­menti ecclesiali e delle nuove comunità presenti nelle Chiese affidate alle vostre cure.

Benedetto XVI

1 commento:

  1. Pelo fai a tenere un link a uno cosi??(http://teocon1990.blogspot.com/)
    Se poi guardi i suoi di link c'é da stare male!!Io ti consiglio di toglierlo perché di certo non fa bene alla Chiesa, e quasi mi vergogno a chiamare cristiano uno cosi!!
    Bonaz!!

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