Con cinque partiti e tre soli schieramenti in Parlamento sembra difficile che si pensi di poter trarre giovamento da un’ulteriore riduzione.
La volontà di eliminarci è stata esplicita in tutta la campagna elettorale. Se ci volevano mangiare prima temo che lo vogliano fare ancora. Per noi, non è un mistero, serve una legge elettorale alla tedesca, per ridurre la frammentazione e al tempo stesso consolidare il pluralismo.
Pensa che non sia positiva l’assenza della sinistra massimalista dal Parlamento?
Ritengo che sia sempre un danno quando ci sono forze reali nel Paese che non riescono ad avere una rappresentanza nelle Camere: è una diminutio del modello democratico.
Come interpreta il voto cattolico?
È complicato spiegare come abbiano votato i cattolici. Il problema, però, non è questo. Il problema è chi e come riuscirà a rappresentare i valori che i cattolici perseguono. Il centrodestra, che si è dichiarato anarchico sui valori, non so come li difenderà. Ancora peggio il centrosinistra. L’Unione di centro è stata invece estremamente chiara, poiché fa esplicito riferimento alla dottrina sociale della Chiesa.
In questo senso la vostra presenza in Parlamento che significato può assumere?
Vede, mi ha molto preoccupato che questa campagna elettorale sia stata seguita da una parte dell’associazionismo e del mondo cattolico con un certo distacco, quasi ci fosse il timore di doversi schierare da una parte o dall’altra. Ecco, a me pare che questo bipolarismo, così come si è venuto formando, incuta timore. Il fatto che col nostro risultato si sia impedita una totale affermazione bipolare può essere positivo per l’autonomia dell’associazionismo che fa riferimento all’area cattolica.
Che posizione terrete nel gioco politico?
Per prima cosa non appoggeremo alcun governo, per segnare la nostra terzietà. Secondo, saremo la coscienza critica del Parlamento. Sarà un’opposizione rigorosa e indipendente dai due schieramenti principali. A loro chiederemo conto delle promesse fatte in campagna elettorale. La nostra posizione sulle questioni eticamente sensibili sarà inequivoca e intransigente. Qui però vorrei togliermi un sassolino dalla scarpa.
A cosa o a chi si riferisce?
A chi su un quotidiano nazionale ha scritto che Pezzotta sperava di «mietere il grano» nel movimento per il family day. È una falsità. Non ho mai pensato di usare il family day per fini politici, poiché sono convinto che quella sia stata una manifestazione autonoma, che rispondeva alle forti esigenze delle famiglie. Un tema a me particolarmente caro, ma so ben distinguere la differenza fra il sociale e il politico.
Il primo segnale politico lo si vedrà dal modo in cui vi schiererete per i ballottaggi?
La nostra posizione è chiara: sceglieranno i partiti locali sulla base dei programmi. Per Roma, la Rosa per l’Italia ha già previsto una riunione dei quadri e degli iscritti locali per decidere. Una necessità e un’opportunità per la nostra base.
Gli obiettivi più urgenti per il Paese?
La priorità delle priorità è il varo di una politica organica per la famiglia: introduzione del quoziente familiare; assegni familiari adeguati; aiuti concreti per i non autosufficienti, anche con l’istituzione di un fondo nazionale per quando restano senza nessuno; sostegno per la scuola; sostegno per le famiglie numerose; politica per la casa. Poi servono politiche per la crescita, investendo su ricerca, formazione, innovazione e produttività.
La volontà di eliminarci è stata esplicita in tutta la campagna elettorale. Se ci volevano mangiare prima temo che lo vogliano fare ancora. Per noi, non è un mistero, serve una legge elettorale alla tedesca, per ridurre la frammentazione e al tempo stesso consolidare il pluralismo.
Pensa che non sia positiva l’assenza della sinistra massimalista dal Parlamento?
Ritengo che sia sempre un danno quando ci sono forze reali nel Paese che non riescono ad avere una rappresentanza nelle Camere: è una diminutio del modello democratico.
Come interpreta il voto cattolico?
È complicato spiegare come abbiano votato i cattolici. Il problema, però, non è questo. Il problema è chi e come riuscirà a rappresentare i valori che i cattolici perseguono. Il centrodestra, che si è dichiarato anarchico sui valori, non so come li difenderà. Ancora peggio il centrosinistra. L’Unione di centro è stata invece estremamente chiara, poiché fa esplicito riferimento alla dottrina sociale della Chiesa.
In questo senso la vostra presenza in Parlamento che significato può assumere?
Vede, mi ha molto preoccupato che questa campagna elettorale sia stata seguita da una parte dell’associazionismo e del mondo cattolico con un certo distacco, quasi ci fosse il timore di doversi schierare da una parte o dall’altra. Ecco, a me pare che questo bipolarismo, così come si è venuto formando, incuta timore. Il fatto che col nostro risultato si sia impedita una totale affermazione bipolare può essere positivo per l’autonomia dell’associazionismo che fa riferimento all’area cattolica.
Che posizione terrete nel gioco politico?
Per prima cosa non appoggeremo alcun governo, per segnare la nostra terzietà. Secondo, saremo la coscienza critica del Parlamento. Sarà un’opposizione rigorosa e indipendente dai due schieramenti principali. A loro chiederemo conto delle promesse fatte in campagna elettorale. La nostra posizione sulle questioni eticamente sensibili sarà inequivoca e intransigente. Qui però vorrei togliermi un sassolino dalla scarpa.
A cosa o a chi si riferisce?
A chi su un quotidiano nazionale ha scritto che Pezzotta sperava di «mietere il grano» nel movimento per il family day. È una falsità. Non ho mai pensato di usare il family day per fini politici, poiché sono convinto che quella sia stata una manifestazione autonoma, che rispondeva alle forti esigenze delle famiglie. Un tema a me particolarmente caro, ma so ben distinguere la differenza fra il sociale e il politico.
Il primo segnale politico lo si vedrà dal modo in cui vi schiererete per i ballottaggi?
La nostra posizione è chiara: sceglieranno i partiti locali sulla base dei programmi. Per Roma, la Rosa per l’Italia ha già previsto una riunione dei quadri e degli iscritti locali per decidere. Una necessità e un’opportunità per la nostra base.
Gli obiettivi più urgenti per il Paese?
La priorità delle priorità è il varo di una politica organica per la famiglia: introduzione del quoziente familiare; assegni familiari adeguati; aiuti concreti per i non autosufficienti, anche con l’istituzione di un fondo nazionale per quando restano senza nessuno; sostegno per la scuola; sostegno per le famiglie numerose; politica per la casa. Poi servono politiche per la crescita, investendo su ricerca, formazione, innovazione e produttività.
(Avvenire - 17/4/2008)
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