17 aprile 2008

Pezzotta: la famiglia è la vera priorità

«Una politica organi­ca per la famiglia è la priorità delle priorità». Poi sono necessarie «politiche serie per il rilancio e­conomico e per il lavoro». Savi­no Pezzotta, leader della Rosa per l’Italia e presidente della Co­stituente di centro, guarda alla legislazione appena cominciata e ne indica le priorità per «usci­re dallo stallo in cui si trova il Pae­se ». Sottolinea che il ruolo del­l’Unione di centro sarà quello di «coscienza critica del Parlamen­to ». E mette in guardia i due maggiori schieramenti dal fare una riforma elettorale «col solo scopo di annullarci».
Con cinque partiti e tre soli schieramenti in Parlamento sembra difficile che si pensi di poter trarre giovamento da un’ulteriore riduzione.
La volontà di eliminarci è stata e­splicita in tutta la campagna e­lettorale. Se ci volevano mangia­re prima temo che lo vogliano fa­re ancora. Per noi, non è un mi­stero, serve una legge elettorale alla tedesca, per ridurre la fram­mentazione e al tempo stesso consolidare il pluralismo.
Pensa che non sia positiva l’as­senza della sinistra massimali­sta dal Parlamento?
Ritengo che sia sempre un dan­no quando ci sono forze reali nel Paese che non riescono ad ave­re una rappresentanza nelle Ca­mere: è una diminutio del mo­dello democratico.
Come interpreta il voto cattoli­co?
È complicato spiegare come ab­biano votato i cattolici. Il pro­blema, però, non è questo. Il pro­blema è chi e come riuscirà a rappresentare i valori che i cat­tolici perseguono. Il centrode­stra, che si è dichiarato anarchi­co sui valori, non so come li di­fenderà. Ancora peggio il cen­trosinistra. L’Unione di centro è stata invece estremamente chia­ra, poiché fa esplicito riferimen­to alla dottrina sociale della Chiesa.
In questo senso la vostra pre­senza in Parlamento che signi­ficato può assumere?
Vede, mi ha molto preoccupato che questa campagna elettorale sia stata seguita da una parte del­l’associazionismo e del mondo cattolico con un certo distacco, quasi ci fosse il timore di dover­si schierare da una parte o dal­l’altra. Ecco, a me pare che que­sto bipolarismo, così come si è venuto formando, incuta timo­re. Il fatto che col nostro risulta­to si sia impedita una totale af­fermazione bipolare può essere positivo per l’autonomia del­l’associazionismo che fa riferi­mento all’area cattolica.
Che posizione terrete nel gioco politico?
Per prima cosa non appoggere­mo alcun governo, per segnare la nostra terzietà. Secondo, saremo la coscienza critica del Parla­mento. Sarà un’opposizione ri­gorosa e indipendente dai due schieramenti principali. A loro chiederemo conto delle pro­messe fatte in campagna eletto­rale. La nostra posizione sulle questioni eticamente sensibili sarà inequivoca e intransigente. Qui però vorrei togliermi un sas­solino dalla scarpa.
A cosa o a chi si riferisce?
A chi su un quotidiano naziona­le ha scritto che Pezzotta spera­va di «mietere il grano» nel mo­vimento per il family day. È una falsità. Non ho mai pensato di u­sare il family day per fini politi­ci, poiché sono convinto che quella sia stata una manifesta­zione autonoma, che risponde­va alle forti esigenze delle fami­glie. Un tema a me particolar­mente caro, ma so ben distin­guere la differenza fra il sociale e il politico.
Il primo segnale politico lo si ve­drà dal modo in cui vi schiere­rete per i ballottaggi?
La nostra posizione è chiara: sce­glieranno i partiti locali sulla ba­se dei programmi. Per Roma, la Rosa per l’Italia ha già previsto una riunione dei quadri e degli iscritti locali per decidere. Una necessità e un’opportunità per la nostra base.
Gli obiettivi più urgenti per il Paese?
La priorità delle priorità è il varo di una politica organica per la famiglia: introduzione del quo­ziente familiare; assegni familia­ri adeguati; aiuti concreti per i non autosufficienti, anche con l’istituzione di un fondo nazio­nale per quando restano senza nessuno; sostegno per la scuola; sostegno per le famiglie nume­rose; politica per la casa. Poi ser­vono politiche per la crescita, in­vestendo su ricerca, formazione, innovazione e produttività.

(Avvenire - 17/4/2008)

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