21 dicembre 2006

Sulla castità prematrimoniale

di Salvatore Lombardo tratto da alcuni dialoghi scritti nella mailinglist Innamorati di Maria

Cari amici,
il discorso della castità prematrimoniale è incomprensibile per l'uomo che vive nella mentalità del mondo, così come è impossibile vivere qualsiasi altro comandamento di Dio senza l'azione della grazia.
Forse dobbiamo chiarire a noi stessi un fatto molto semplice: non è il rispetto della legge a produrre la grazia, ma il contrario, cioè è la grazia che genera in noi il rispetto della legge.
Senza la preghiera è impossibile comprendere l'importanza della castità e della purezza, perchè esse la conseguenza di una vita spirituale attiva, non il punto di partenza di una vita spirituale.
Noi possiamo fare una cosa per due motivi: o per costrizione o per amore.
Quando la facciamo per costrizione diventa difficilissimo, pesante, impossibile umanamente. Quando invece la facciamo per amore allora diventa semplicissimo, facile, anzi noi stessi siamo intraprendenti e cerchiamo di farla in modo migliore.
Quando una persona non prega, non vive di grazia, ma vede la religione come un ostacolo alla propria libertà, essa non è capace di vivere secondo lo spirito, "non ha la grazia", cioè non è in grado di recepire i veri valori spirituali perchè è attaccata alla mentalità del mondo, ama di più la vita del mondo, ritenendo la legge di Dio come una schiavitù da "medioevo", incapace di dare felicità.
Quando, invece, una persona si sente toccata e amata da Dio perchè si trova in un momento particolare della sua vita, allora inizia a capire qualcosa dell'importanza di rispondere a questo Amore di Dio, ed allora cambia vita, si "converte", rinasce dallo Spirito, "ha la grazia" di osservare i comandamenti dell'amore.
[...]Penso che la testimonianza migliore da dare al mondo, sia in questo caso che in generale, sia non tanto fare belle catechesi sulla castità o su qualsiasi altro argomento come il digiuno, la preghiera, ecc..., ma vivere gioiosamente e apertamente la propria vita spirituale cercando in primo luogo di fare esperienza dell'amore di Dio quale origine della nostra vita cristiana.
Se impostiamo la vita nell'amore di Dio, allora la conseguenza sarà che non ci accorgeremo nemmeno di rispettare i comandamenti, perchè nella fede in Gesù e nella grazia che vivremo, agiremo mossi non più dalla costrizione ma dall'amore verso Dio, trovando nella legge del Signore diletto e delizia.
Vivere così è più efficace di tante omelie.
[...]Un conto è dire: "per me avere rapporti col mio ragazzo o con la mia ragazza non è sbagliato se c'è amore"; e un altro conto è dire: "io non capisco questo comandamento del Signore, vorrei attuarlo per amore verso di Lui ma non ci riesco".
Nel primo caso è la persona che decide ciò che è giusto o sbagliato in base al proprio umano sentire, indipendentemente da ciò che dice Dio (questo è il relativismo); nel secondo caso, invece, si percepisce la consapevolezza della propria debolezza, e il desiderio di osservare la legge di Dio e di fortificarsi facendo affidamento alla misericordia infinita e all'amore di Dio.
In fondo è proprio questa differenza che definisce la gravità di un peccato: il peccato è sempre lo stesso ma nel primo caso c'è l'ostinazione convinta nel commetterlo; nel secondo c'è il desiderio di liberarsene, per cui la "colpa" che ne deriva è molto attenuata.
La misericordia di Dio agisce quando il cuore dell'uomo è disposto a riceverla mettendo in discussione la propria vita cercando di rispecchiarsi nei comandamenti dell'amore; ma quando il cuore non è disposto a riceverla perseverando nella via sbagliata, allora non è Dio che non mi vuole aiutare ma sono io che non Gli permetto di farlo.
I comandamenti sono come delle indicazioni stradali in una città che non conosciamo: a volte, durante un viaggio in auto, nei pressi di un bivio sconosciuto, istintivamente siamo portati a prendere una certa direzione per raggiungere la nostra meta, poi, guardando meglio le indicazioni, ci accorgiamo che se avessimo seguito il nostro istinto saremmo finiti da qualche altra parte.
I fari che illuminano i nostri passi perchè "non inciampi nella pietra il nostro piede", sono proprio i comandamenti: occorre seguirli e fidarsi di Dio, certamente cercando di comprenderli e di usare la ragione, ma facendo attenzione che la nostra stessa razionalità non prenda il posto della fede.
[...]Una cosa importantissima da tenere sempre in considerazione quando parliamo di peccati e di condotta cristiana è la seguente: abbiamo tutti il cuore ferito dagli episodi della nostra vita ed abbiamo tutti un immenso bisogno di guarigione.
La causa delle ferite del cuore è dovuta sempre ad una mancanza d'amore ricevuta, che non significa necessariamente un torto o un'offesa ricevuta, ma un episodio particolarmente traumatico che abbiamo vissuto direttamente o indirettamente, coscientemente o incoscientemente.
[...]Ecco che arrivo al problema dell'etica sessuale: fare l'amore ed avere un'attività sessuale disordinata è una manifestazione di questa ricerca affannosa di amore, di sentirsi amati, apprezzati, voluti, in risposta a quell'avvenimento in cui non si sono sentiti amati e che ha condizionato enormemente la loro vita.
Vista da questa prospettiva la situazione interiore di questa "globalizzazione sessuale", cerchiamo di trarre le nostre conclusioni.
Se il peccato è un rifiuto dell'amore di Dio, volontario e consapevole, però la gravità del peccato è molto attenuata dalle critiche condizioni interiori in cui si trova il "peccatore".
Premesso che è peccato avere rapporti prematrimoniali, non si può definire in pieno "colpevole" chi vive una situazione esistenziale drammatica e ferita e che cerca, sbagliando, di trovare nel sesso, o nella droga, o in un altra dipendenza una soluzione al suo bisogno di sentirsi amato.
Occorre sempre guardare al cuore di una persona e non fare di tutta l'erba un fascio, certamente non giustificando gli errori, ma cercando di capire il perchè li commette e aiutandola a ritrovare la sua pace nell'esperienza con il Signore e il Suo Amore, che è capace di guarire ogni trauma ed ogni ferita.
Solo quando la persona trova in Dio la guarigione dalla sua ferita di mancanza d'amore, allora sarà in grado di comprendere l'importanza di una vita moralmente retta, casta, perchè capirà anche il valore del proprio corpo e della propria vita.
L'argomento della castità è molto importante e va affrontato cercando insieme di capire qual è l'atteggiamento cristiano da vivere indipendentemente da ciò che sentiamo dentro il cuore, conformando i nostri pensieri ai pensieri di Gesù Cristo e ai criteri morali eterni ed immutabili, che sono indicati e difesi con precisione dal Magistero della Chiesa Cattolica.
La castità prematrimoniale è una grazia che si comprende pienamente solo nella fede e nell'amore di Dio, senza il quale sarebbe impossibile anche solo concepire la castità e il valore della verginità.
E' proprio l'esperienza della grazia e della potenza di Dio che ci induce a considerare la Parola e la legge di Dio come "lampada ai nostri passi", affinché "non inciampi nella pietra il nostro piede", perché la nostra vita sia come un "albero piantato lungo corsi d'acqua che darà frutto a suo tempo".
Senza l'esperienza di Dio è impossibile osservare i comandamenti in quanto è lo Spirito Santo in noi che ci permette di osservarli, infatti nel libro di Ezechiele il Signore toglie ogni dubbio in proposito:
Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro; toglierò dal loro petto il cuore di pietra e darò loro un cuore di carne, perché seguano i miei decreti e osservino le mie leggi e li mettano in pratica; saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio.(Ez 11,19-20)
A mio avviso tutte le motivazioni più sagge e spirituali che si possono dare sulla castità prematrimoniale non sono sufficienti se manca proprio l'apertura del cuore e se in quel momento non si è "toccati" dal Signore, tuttavia è la nostra testimonianza di vita che fa riflettere e che induce a considerare la castità e la purezza come un valore irrinunciabile per la crescita umanamente e moralmente sana di un individuo e di una famiglia.
Per un cristiano, vivere la fede dovrebbe significare non solo credere in Gesù Cristo e poi avere del mondo e della vita personale un proprio pensiero da seguire, ma significa credere che il programma che Gesù ha per la mia vita possa realmente rendermi felice, programma che si può realizzare solo se presuppone una rinuncia al mio personale programma e un affidamento totale di sè stessi alla Volontà di Dio. Affidarsi a Dio significa smettere di progettare la propria vita a proprio piacimento eliminando la componente di "provvidenza divina", come se Dio non ci fosse o non volesse la nostra felicità ma volesse solo darci croci da portare.
La vita ci offre numerose occasioni nelle quali possiamo decidere di scegliere la nostra volontà e il nostro sentimento, o la Volontà di Dio, cioè decidere se lasciar vincere la carne o lo spirito. Dio vuole avere la signoria nella nostra vita non per toglierci qualche cosa, o per sfruttarci o per tiranneggiare, ma per dare, per arricchire, per liberare. Dio non è Signore per angustiare qualcuno, ma per dilatare la sua gioia nel nostro cuore.
Solo se capiamo questo è possibile obbedire ai suoi comandi, non con la rassegnazione del sottomesso, ma con la gioia di colui che collabora attivamente ad un progetto che lo vede coinvolto in prima persona, come beneficiario di un grande dono che il Signore attende con impazienza di farci, il dono del Suo Amore.
[...]Un buon metodo per sapere se una cosa è giusta o sbagliata è chiedersi cosa farebbe Gesù al nostro posto.
Se Gesù fosse fidanzato, avrebbe rapporti con la sua fidanzata?
San Paolo avvertiva la presenza di Dio dentro di sè al punto da esclamare: "non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me!"(Gal 2,20)
Dobbiamo dare a Dio la possibilità di entrare nella nostra vita affinchè Egli possa rivivere la sua vita in noi!
Se vogliamo vivere la nostra vita con le nostre chiusure, le autodifese, le nostre idee e le nostre ansie, sarà impossibile osservare anche il più piccolo comandamento perchè, a differenza di qualsiasi altra disciplina umana o spirituale, il cristianesimo non è frutto di uno sforzo umano ma è l'opera dello Spirito Santo in noi.
La castità è la conseguenza di questa interiore trasformazione da esseri umani in "divini", castità vuol dire purezza, vuol dire riflettere il segreto di Maria nella nostra vita.
Se daremo a Dio il nostro Sì, come fece Maria, consegnando nelle Sue mani ciò a cui siamo più attaccati e che costituisce un ostacolo alla nostra stessa felicità, allora Dio ci darà i mezzi per gustare la gioia e la pace che ci vuole dare: ecco la castità.
Questo discorso vale anche per chi ha eccessiva paura del futuro o si preoccupa per i figli: consegniamo a Dio i nostri figli, i suoi figli, la nostra paura e il nostro attaccamento sbagliato alle nostre certezze umane, ed assisteremo ad una vera resurrezione.
Con la castità si impara a conoscere chi è veramente la persona che abbiamo a fianco, si impara a discernere la Volontà di Dio dalla propria, a valutare con libertà se è possibile compiere la volontà e il progetto di Dio con la persona che abbiamo a fianco, a crescere e fortificarsi per le tentazioni che verranno.
La castità ci insegna ad amare veramente, vince l’egoismo, è un mezzo per conquistare la propria libertà, rafforza la nostra personalità, prepara l’uomo a vivere e soffrire per gli altri: in un certo senso lo prepara per la costruzione della famiglia...

Il tema della castità tocca non solo il tempo del fidanzamento e la vita matrimoniale, ma la vita intera di ogni singolo cristiano, proprio perchè per castità non si intende semplicemente astinenza fisica, ma un vivere nella purezza, cercando, con la preghiera e coi mezzi che la Madonna ci suggerisce, di lasciarci purificare dall'amore di Dio, e di lasciar trasparire dalle nostre azioni soltanto questo Amore, purificato, cioè reso "casto", dall'incontro con Dio nella preghiera quotidiana.
In passato si è detto che il rapporto sessuale fra due persone non sposate è la cosiddetta "prova d'amore", ma oggi si può benissimo affermare il contrario: la vera prova d'amore che una persona può fare al proprio partner è decidere di vivere in castità il proprio fidanzamento, come segno di rispetto verso il proprio corpo e il corpo dell'amato quale tempio dello Spirito Santo, manifestando così l'intenzione di vivere il rapporto di coppia nella vera conoscenza dell'altro.
E' questo impegno serio che rivela il vero amore per la persona, amore di un certo spessore, amore che potrebbe addirittura mettere in soggezione il partner che vive lontano dalla fede, ma da questo amore, se è manifestato con la Carità e vissuto con gioia, anche l'altro imparerà ad amare, a fare scelte coraggiose che rendono la vita più bella, degna di essere vissuta, custodendo nel proprio corpo quei valori irrinunciabili e fragili, preziosi e pieni di significato, come la purezza, la limpidezza degli sguardi e del cuore.
Se ci si sente soli in questo cammino è bene dialogare, parlare, confrontarsi con altri fratelli che hanno fatto scelte coraggiose nella vita, per essere sostenuti ed incoraggiati.
Gesù, quando affermava che occorreva "rinascere dall'alto" per compiere le opere dello spirito, non si scoraggiava e non cedeva di fronte alla tentazione di annacquare il Vangelo per l'incapacità umana di metterlo in pratica, anche se ciò Gli costava, a volte, l'abbandono dei suoi uditori.
Il tempo del fidanzamento è la palestra della fedeltà, la roccia sulla quale si gettano le fondamenta del proprio futuro di coppia.

Il tempo del fidanzamento è meraviglioso, perché l'innamoramento e le emozioni dell'amore riempiono il cuore, ma quando l'innamoramento e il fuoco della passione passerà, perché non è eterno, e si trasformerà in responsabilità, perdono e sacrificio vicendevole, allora si sarà in grado di rimanere fedeli l'uno per l'altra, se non si è stati abituati al sacrificio e alla rinuncia nel fidanzamento?
Si può dire che il fidanzamento è paragonato a quel corso di preparazione per la prima comunione, cioè quando la persona non può ricevere ancora l'Eucarestia, ma si prepara con la preghiera, la catechesi e con l'ascolto della Parola di Dio; ecco, nel fidanzamento i due non possono ancora "mangiarsi", cioè fare comunione dei loro corpi, ma si preparano con la castità all'incontro di grazia che si effonderà attraverso il loro amplesso nel sacramento del matrimonio.

2 commenti:

  1. Hey Pelo, Buone Feste!!

    (non commento il resto del blog perchè sai che non condivido una parola ;-)...però gli auguri al vecchio Pelo li volevo fare!!)

    ciao ciao

    Il REDS

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  2. ciao, da studioso della bibbia e del vangelo ti ricordo che Gesù non ha mai detto nulla riguardo alla castità prematrimoniale (essendo egli stesso nato da rapporto prematrimoniale... So che la chiesa si punta sul termine "fornicazione" ma la traduzione dal greco è errata, in decine di conferenze in tutto il mondo è stato affermata questa cosa.
    E' tutta una grossolana balla inventata dalla chiesa per far star male la gente in modo che potesse dipendere da essa.
    La dimostrazione che è una balla è che i preti stessi non la rispettano e quelli che la rispettano diventano sessualmente repressi. Basta leggere i giornali tutti i giorni.
    In america esistono varie associazioni contro i preti pedofili.
    Il papa Ratzinger stesso è indagato in america per pedofilia.
    Basta con queste cazzate!

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