18 dicembre 2006

La famiglia, focolare della fede

(Il direttore risponde - l'Avvenire - 22/3/2006)

Caro Direttore,
considerando i tempi attuali e la seria minaccia in atto contro la famiglia, sono rimasto impressionato nel leggere una lettera di Jacques Maritain a Paolo VI. Questo il testo: «Saranno soprattutto i laici cristiani “semplici”, con la loro vita familiare e di lavoro, con la loro amicizia, la loro cultura e spiritualità, a rendere presente il Vangelo nel mondo futuro. Se nei secoli antichi furono i monasteri a tener vivo il seme del cristianesimo e della cultura in un mondo ostile e imbarbarito, domani saranno le famiglie e le piccole comunità di laici cristiani a costruire una costellazione di focolari per mantener viva la fiamma della fede e della preghiera. Nel migliore dei casi questi focolai di luce spirituale dispersi nel mondo diverranno un giorno come il fermento che farà lievitare tutta la pasta. Nel peggiore dei casi costituiranno una diaspora più o meno perseguitata,grazie alla quale la presenza di Gesù e del Suo amore dimorerà, malgrado tutto, in un mondo apostata». Come non vedere in tutto ciò uno spirito profetico che ci mostra il grande discernimento della Chiesa in una perfetta comunione, considerando che queste sagge parole si stanno veramente incarnando nella società di oggi? Ma soprattutto cosa temere? Tutti noi facciamo parte di un disegno di salvezza che davvero ci sovrasta, che guarda molto poco alle nostre inadeguatezze, ma esige semplicemente che noi ci lasciamo guidare, come ha fatto la Vergine Maria, in un’avventura che è già stata preparata. Certamente chiamati ogni giorno a rimettere tutto nelle mani di Dio, a portare con tante tribolazioni un fardello che spesso sembra improponibile, insopportabile, ma che Cristo ha reso glorioso per la salvezza di ogni uomo. Che cosa enorme, pensare che anch’io con la mia famiglia e con tanti fratelli, faccio parte di questo progetto misterioso. Come non avere zelo, non avere amore, per un’opera così santa?
Bruno Baccani, Scandicci (Fi)


Il brano da lei riportato, caro Ba ccani – poetico e toccante, duro e pieno di speranza – è uno di quei testi ispirati davvero profeticamente, trascrizione di una visione in profondità, anticipatrice, della nostra epoca. La stupenda «semplicità» delle parole e delle immagini con cui Maritain scolpisce a tutto tondo il destino dei cristiani nella modernità può essere frutto solo di un’intelligenza illuminata dalla fede, di una misteriosa capacità di sintesi, di lettura e di interpretazione dei cosiddetti «segni dei tempi». Lo scenario di sfondo sul quale il filosofo francese, già molti anni orsono, descriveva il futuro prossimo (cioè il presente) della Chiesa collima perfettamente con quello immaginato proprio in quei giorni, con dolente tristezza, da Papa Montini: la progressiva ma sostanziale apostasia del mondo contemporaneo, l’allontanarsi dalla Chiesa e dall’uomo di una cultura che rinnega Cristo. In questo stato di cose, che «fotografa» pienamente la nostra attualità, Maritain vede rilucere, nell’oscurità, due irriducibili verità evangeliche: la chiamata dei cristiani a essere – con la loro fisica presenza – seme, sale e lievito della terra; e la vocazione della famiglia quale «Chiesa domestica», come comunità primaria in cui il Vangelo viene vissuto e annunciato. Inutile soffermarsi sulla singolare, straordinaria pertinenza e saggezza di questa descrizione maritainiana, che lei ha colto benissimo; meglio invece sottolineare l’amabile serenità espressa dalla chiusa della sua lettera, là dove ci ricorda che al cospetto della bellezza di tale chiamata nulla dobbiamo temere, perché anche il fardello che sembra più ponderoso è stato in realtà reso «glorioso» (cioè radiante, luminoso e quindi anche comprensibile) da Cristo stesso, e che perciò il peso di tale «opera santa» non ricade tutto su di noi, che siamo in mano al Buon Pastore. Il tempo liturgico della Quaresima è quanto mai propizio per rileggere la nostra vita, e ciò che accade, alla luce di questa pacificante consapevolezza.

Nessun commento:

Posta un commento