Se il fondamento della dignità dell’uomo è fragile, affidato alle cangianti opinioni del relativismo, anche i suoi diritti, pur solennemente proclamati dalle istituzioni internazionali, finiscono col diventare più deboli e variamente interpretabili. E’ questo il centro della riflessione fatta ieri da Benedetto XVI sulla pace, che considera il riconoscimento del valore universale della persona il fondamento più sicuro, l’unico sicuro, della pace. Difesa della vita e delle libertà, a cominciare da quella religiosa, assumono così il carattere di condizioni per il raggiungimento di una convivenza armoniosa tra le persone e tra i popoli. Lesioni della dignità della persona e dei principi di eguaglianza, come la sottomissione della donna, l’imposizione di un’unica religione, oltre all’oppressione del bisogno e l’accaparramento delle risorse idriche ed energetiche, sono indicate come origini di conflitti insanabili, destinati a sfociare nella guerra. Come la persona umana, anche la pace è un dono e un compito. Come Dio ha affidato, oltre che alla sua grazia, al libero arbitrio dell’uomo la salvezza, così ha donato la pace a condizione che gli uomini sappiano costruirla. Per raggiungerla bisogna rispettare la “grammatica”che è scritta nella coscienza di ciascuno, e che corrisponde al Logos, alla ragione, e quindi interroga tutti, credenti e non credenti. E’ in base a questa concezione che il Papa ripete che “inaccettabili sono concezioni di Dio che stimolino all’insofferenza verso i propri simili e al ricorso alla violenza nei loro confronti. E’ questo un punto da ribadire con chiarezza: una guerra in nome di Dio non è mai accettabile! Quando una certa concezione di Dio è all’origine di fatti criminosi, è segno che tale concezione si è già trasformata in ideologia”. Riferendosi all’attualità il Pontefice indica due pericoli fondamentali per la pace: “La volontà manifestata da alcuni stati di dotarsi di armi nucleari” e il fatto che “la minaccia terroristica ha posto in atto inedite modalità di violenza”. La comunità internazionale è chiamata a reagire ai pericoli di disseminazione nucleare e a elaborare nuove regole di diritto umanitario, che si applichino anche alle forme di conflitto particolari che nascono dalle azioni terroristiche. Le istituzioni internazionali, chiamate a questi difficili compiti, possono esercitarli con efficacia solo se sapranno superare l’attuale confusione e genericità nella concezione stessa dei diritti umani che sono chiamate a difendere. In questo richiamo costante alla ragione come base comune della persona e della pace sta il segno inconfondibile del messaggio di Papa Ratzinger.
(Il Foglio 13/12/2006)
Nessun commento:
Posta un commento