1 Signore, ascolta la mia preghiera,
porgi l'orecchio alla mia supplica,
tu che sei fedele,
e per la tua giustizia rispondimi.
2 Non chiamare in giudizio il tuo servo:
nessun vivente davanti a te è giusto.
3 Il nemico mi perseguita,
calpesta a terra la mia vita,
mi ha relegato nelle tenebre
come i morti da gran tempo.
4 In me languisce il mio spirito,
si agghiaccia il mio cuore.
5 Ricordo i giorni antichi,
ripenso a tutte le tue opere,
medito sui tuoi prodigi.
6 A te protendo le mie mani,
sono davanti a te come terra riarsa.
7 Rispondimi presto, Signore,
viene meno il mio spirito.
Non nascondermi il tuo volto,
perché non sia come chi scende nella fossa.
8 Al mattino fammi sentire la tua grazia,
poiché in te confido.
Fammi conoscere la strada da percorrere,
perché a te si innalza l'anima mia.
9 Salvami dai miei nemici, Signore,
a te mi affido.
10 Insegnami a compiere il tuo volere,
perché sei tu il mio Dio.
Il tuo spirito buono
mi guidi in terra piana.
11 Per il tuo nome, Signore, fammi vivere,
liberami dall'angoscia, per la tua giustizia.
12 Per la tua fedeltà disperdi i miei nemici,
fa' perire chi mi opprime,
poiché io sono tuo servo.
29 novembre 2006
Tu che sei fedele (Salmo 142)
28 novembre 2006
Profezia del 17°secolo
Come per il Sacramento del Matrimonio, che simboleggia l’unione di Cristo con la Sua Chiesa, esso verrà attaccato e profanato nel pieno senso della parola.
La massoneria, che in quel tempo sarà al potere, emanerà leggi inique con l’obbiettivo di abolire questo Sacramento, rendendo facile per tutti vivere nel peccato, incoraggiando la procreazione di figli illegittimi nati senza la benedizione della Chiesa. Lo spirito cristiano verrà meno rapidamente, spegnendo la preziosa luce della Fede finché non si arriverà al punto che ci sarà una quasi totale e generale degenerazione dei costumi...
Aumenteranno gli effetti dell’educazione secolare, che sarà una delle ragioni della mancanza di vocazioni sacerdotali e religiose...
Il Sacro Sacramento dei Santi Ordini sarà deriso, oppresso e disprezzato… Il demonio cercherà di perseguitare i Ministri del Signore in ogni maniera possibile e agirà con crudele e sottile astuzia per sviarli dallo spirito delle loro vocazioni, corrompendo molti di loro. Questi sacerdoti corrotti, che saranno motivo di scandalo per i cristiani, faranno sì che l’odio dei cattivi cristiani e dei nemici della Chiesa Cattolica e Apostolica Romana ricada su tutti i sacerdoti…
Questo apparente trionfo di Satana porterà enormi sofferenze ai buoni Pastori della Chiesa… Non ci sarà quasi più innocenza nei bambini, né pudicizia nelle donne, e in questo momento di grande miseria della Chiesa quelli che dovrebbero parlare rimarranno in silenzio…
Il Clero secolare lascerà molto a desiderare perché i sacerdoti diventeranno negligenti nei loro sacri doveri. Non avendo la bussola divina essi si allontaneranno dalla strada tracciata da Dio per i ministero sacerdotale e saranno attaccati ai beni e alle ricchezze…Quanto soffrirà la Chiesa durante questa notte buia! Mancando un Prelato e Padre che li guidi con amore paterno, dolcezza, fortezza, saggezza e prudenza, molti sacerdoti perderanno il loro spirito, ponendo le proprie anime in grande pericolo. Questo segnerà l’arrivo della Mia ora"
26 novembre 2006
Medjugorje
"Cari figli, anche oggi vi invito: pregate, pregate, pregate. Figlioli, quando pregate siete vicini a Dio ed Egli vi dona il desiderio d’eternità. Questo è il tempo in cui potete parlare di più di Dio e fare di più per Dio. Per questo non opponete resistenza, ma lasciate, figlioli, che Egli vi guidi, vi cambi ed entri nella vostra vita. Non dimenticate che siete pellegrini sulla strada verso l’eternità. Perciò, figlioli, permettete che Dio vi guidi come un pastore guida il suo gregge. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."
22 novembre 2006
Se Fidel Castro si converte...
Il tiranno comunista, a 80 anni, in condizioni pessime ora è in crisi, divorato dai morsi della coscienza. Ripensa a tutti i suoi crimini, al fiume di poveracci che ha fatto straziare, al mare di lacrime che ha fatto piangere, alla voce delle sue vittime indifese. Per decenni è riuscito a impedire che quella voce fosse udita fuori, ma da bambino ebbe un’educazione cattolica e ora, vecchio e carico di crimini, si è ricordato che la voce piangente delle vittime, sebbene rinchiusa nel carcere più buio, perfino la voce più flebile, arriva sempre al trono dell’Onnipotente, giusto Giudice. Arriva sempre. E non resta mai inascoltata. E Dio, come dice Maria nel Magnificat, è colui che “disperde i superbi”, che “rovescia i potenti dai troni” e che “innalza gli umili”. E’ colui che – secondo le parole di Gesù – giudicherà per l’eternità i malvagi: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno…” (Mt 25, 41).
Devono essere di questo tipo i pensieri neri che si affollano nella mente del vecchio despota comunista. Dice infatti la figlia Alina: “Negli ultimi tempi Fidel Castro si è riavvicinato alla religione: ha riscoperto Gesù, alle soglie della morte. Ciò non mi sorprende perché papà è stato allevato dai gesuiti”.
Complessivamente più di 100 mila cubani , dal 1959 a oggi, sono passati per i campi di lavoro forzato e le prigioni e i fucilati vanno tra i 15 mila e i 17 mila (in un Paese di 10 milioni di abitanti).
Ora Castro è di fronte alla morte e la figlia dissidente rivela il suo riavvicinamento alla fede cristiana: “sono convinta che oggi lui sia più interessato alla sorte della propria anima che non al futuro di Cuba”. Non solo perché ognuno, quando è alla fine, capisce – come diceva Teresa d’Avila – che “tutto passa, solo Dio resta”. Anche Castro ha capito che potere, ricchezza e polizia vanno in fumo in un istante: resta in eterno solo Dio. E la sorte definitiva di sé. La consapevolezza dei crimini commessi deve atterrirlo. Lui che nell’arroganza del suo potere feroce ha deriso e umiliato le sue vittime indifese, straziandole, sente che adesso le troverà tutte attorno al trono dell’Altissimo. In giudizio, davanti a lui. Quale sarà la sua sorte eterna? Se lo starà chiedendo con angoscia. Per i nostri canoni di giustizia dovrebbe sprofondare all’inferno, non è giusto che la faccia franca con un pentimento in extremis. Giovanni Battista gridava ai farisei e ai sadducei che andavano a chiedere il suo battesimo: “razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all’ira imminente?” (Mt 3, 7). Perché il profeta Isaia, che parlava a un popolo oppresso, aveva annunciato l’arrivo del Messia come “il giorno della vendetta per il nostro Dio”.
“Ma cos’è questa vendetta?” si è chiesto Benedetto XVI nel suo memorabile discorso di Monaco. “Noi possiamo facilmente intuire come la gente si immaginava tale vendetta. Ma il profeta stesso rivela poi in che cosa essa consiste: nella bontà risanatrice di Dio. La spiegazione definitiva della parola del profeta, la troviamo in Colui che è morto sulla Croce: in Gesù, il Figlio di Dio incarnato. La sua ‘vendetta’ è la Croce : il ‘No’ alla violenza, ‘l’amore fino alla fine’. È questo il Dio di cui abbiamo bisogno. Non veniamo meno al rispetto di altre religioni e culture se confessiamo ad alta voce e senza mezzi termini quel Dio che alla violenza oppone la sua sofferenza; che di fronte al male e al suo potere innalza, come limite e superamento, la sua misericordia”.
Dobbiamo riconoscerlo: una così grande misericordia ci scandalizza. Ci fa ribellare. E’ troppo grande, siamo quasi risentiti. Ma è Gesù che ha legato le mani della Giustizia di Dio. E dando se stesso in riscatto ha imposto questa scandalosa misura: misericordia fino all’ultimo istante anche per il più incallito criminale. Poi, dopo la morte, se si è rifiutata la sua misericordia, Dio giudicherà secondo la sua giustizia. Ma fino all’ultimo istante Cristo combatte per ognuno di noi, per difenderci e salvarci. A lui basta che gli diamo il più piccolo appiglio per afferrarci e salvarci. Gli basta – come dice nel Vangelo – che offriamo “un bicchiere d’acqua” e questo, che è il più infimo dei gesti di pietà, gli permette di guadagnarci la felicità eterna. Purché fatto col cuore, con amore, un semplice bicchier d’acqua ha un valore eterno, agli occhi di Dio. A Cristo basta perfino un solo istante di pentimento sincero, alla fine. Del resto il ladrone pentito, in punto di morte fece il più grande affare della sua vita: guadagnò un regno. Il tiranno cubano, che da piccolo frequentò la Chiesa, lo sa e sta cercando di fare come lui. Giudicherà Dio se è un pentimento sincero, se c’è il desiderio di riparare al male fatto, di chiedere perdono alle sue vittime. Solo lui potrà giudicare tutto, perché lui è la giustizia. Ma in fondo la vicenda del tiranno comunista ci ricorda il saggio avvertimento di Gesù: “che vale all’uomo conquistare il mondo intero, se poi perde se stesso, in eterno?”.
21 novembre 2006
Dialogo...
Andrea's version | |
(21/11/2006) |
20 novembre 2006
Il fascino dell'amore per sempre
Sono i figli di tutti, del nostro tempo e delle sue illusioni. Sono ciò che hanno visto, e respirato. Di questi ragazzi, di questa generazione ha detto il Papa ieri: «Hanno paura della definitività, che appare loro irrealizzabile e opposta alla libertà». Irrealizzabile, perché se si guardano attorno la vedono ormai raramente. Ma, soprattutto, opposta alla loro libertà. Libertà, hanno imparato, è seguire l'inclinazione e il desiderio, nell'imperativo morale a "realizzarsi". E dunque la definitività del matrimonio appare loro una irrazionale prigionia cui consegnare la propria vita. Un tagliarsi le ali, una promessa forse generosa, ma quanto credibile, se ciò che è vero è solo ciò che "si sente", e ciò che si sente scivola via in un attimo e non è mai garantito?
Nell'orbita della cultura dell'attimo fuggente si fatica a sposarsi, e difficilmente si ha il coraggio di avere figli. Si è come in bilico. Non si può appoggiarsi sul vuoto, fare un passo in quello che sembra il nulla. Ma il «sì» definitivo, dice il Papa a questi ragazzi, «non è in contrasto con la libertà, ma rappresenta la sua più grande opportunità».
Un'adesione totale, un impegno per sempre che coincida con la libertà, può apparire a questa generazione un controsenso. Non lo è, certamente, nella concezione cristiana della libertà, secondo la quale il più libero degli uomini è quello che aderisce totalmente al disegno di Dio (e quanto all'amore fra l'uomo e la donna, al disegno antico della Genesi : «I due saranno una cosa sola»). Ma - potrebbero obiettare i figli delle famiglie «allargate» o ristrette, quelli che non hanno avuto una famiglia cristiana e quelli che preferirebbero non averla avuta, e gli indottrinati del laicismo di massa - questa singolare libertà cristiana, questa libertà che coincide con l'adesione alla volontà di Dio, cui in molti non crediamo, che non ci convince, per quale motivo concreto, tangibile dovrebbe essere umanamente ragionevole? Perché quel «sì» per sempre dovrebbe essere addirittura conveniente per la nostra felicità?
Perché - dice il Papa - «nella pazienza dello stare insieme per tutta la vita l'amore raggiunge la sua vera maturità». Il riconoscersi, il cercarsi, il non poter fare a meno, e tutto ciò che passa sotto la voce «amore», l'amore romantico che colma gli attimi fuggenti: un niente, o solo l'inizio di qualcosa di molto più lento, di faticoso, di più grande. Dei figli che nascono, dell'ansia e della speranza condivise - della stanchezza ogni sera. E rabbia e liti e delusioni, e insofferenza. La tenerezza poi, la prima volta che l'altro malato ti sembra quasi un tuo figlio. Vecchi, tornare bambini in un nipote. E perdonare, alla fine, tutto. Amore, dice il Papa, è la pazienza di tutta una vita. Non è un attimo, e non fugge. Si riconosce alla fine, voltandosi indietro. La più grande delle scommesse in cui un uomo e una donna possano giocarsi - se non si accontentano di poco.
18 novembre 2006
Tutti in bici....
Andrea's version (Il Foglio) | |
(18/11/2006) |
17 novembre 2006
Brunello the best in the world!
Brunello di Montalcino
Tenuta Nuova 2001
97 / $70
Tuscany
4,830 cases made
This family-run winery is one of the best examples of the recent winemaking renaissance in Tuscany. Casanova di Neri has excelled with Brunello di Montalcino, the region's famous Sangiovese-based red, since its debut vintage in 1993. The 2001 is its best Tenuta Nuova ever, delivering the depth, richness, freshness and unique character expected of such a great vintage—at a price in the mid-range for 2001 Brunello.
16 novembre 2006
Benedetto XVI e la globalizzazione
Cari fratelli e sorelle!
Oggi si celebra in Italia l'annuale Giornata del Ringraziamento, che ha per tema: "La terra: un dono per l'intera famiglia umana". Nelle nostre famiglie cristiane si insegna ai piccoli a ringraziare sempre il Signore, prima di prendere il cibo, con una breve preghiera e il segno della croce. Questa consuetudine va conservata o riscoperta, perché educa a non dare per scontato il "pane quotidiano", ma a riconoscere in esso un dono della Provvidenza. Dovremmo abituarci a benedire il Creatore per ogni cosa: per l'aria e per l'acqua, preziosi elementi che sono a fondamento della vita sul nostro pianeta; come pure per gli alimenti che attraverso la fecondità della terra Dio ci offre per il nostro sostentamento. Ai suoi discepoli Gesù ha insegnato a pregare chiedendo al Padre celeste non il "mio", ma il "nostro" pane quotidiano. Ha voluto così che ogni uomo si senta corresponsabile dei suoi fratelli, perché a nessuno manchi il necessario per vivere. I prodotti della terra sono un dono destinato da Dio "per l'intera famiglia umana".
E qui tocchiamo un punto molto dolente: il dramma della fame che, malgrado anche di recente sia stato affrontato nelle più alte sedi istituzionali, come le Nazioni Unite e in particolare la FAO, rimane sempre molto grave. L'ultimo Rapporto annuale della FAO ha confermato quanto la Chiesa sa molto bene dall'esperienza diretta delle comunità e dei missionari: che cioè oltre 800 milioni di persone vivono in stato di sottoalimentazione e troppe persone, specialmente bambini, muoiono di fame. Come far fronte a questa situazione che, pur denunciata ripetutamente, non accenna a risolversi, anzi, per certi versi si sta aggravando? Certamente occorre eliminare le cause strutturali legate al sistema di governo dell'economia mondiale, che destina la maggior parte delle risorse del pianeta a una minoranza della popolazione. Tale ingiustizia è stata stigmatizzata in diverse occasioni dai venerati miei Predecessori, i Servi di Dio Paolo VI e Giovanni Paolo II. Per incidere su larga scala è necessario "convertire" il modello di sviluppo globale; lo richiedono ormai non solo lo scandalo della fame, ma anche le emergenze ambientali ed energetiche. Tuttavia, ogni persona e ogni famiglia può e deve fare qualcosa per alleviare la fame nel mondo adottando uno stile di vita e di consumo compatibile con la salvaguardia del creato e con criteri di giustizia verso chi coltiva la terra in ogni Paese.
Cari fratelli e sorelle, l'odierna Giornata del Ringraziamento ci invita, da una parte, a rendere grazie a Dio per i frutti del lavoro agricolo; dall'altra, ci incoraggia a impegnarci concretamente per sconfiggere il flagello della fame. Ci aiuti la Vergine Maria ad essere riconoscenti per i benefici della Provvidenza e a promuovere in ogni parte del globo la giustizia e la solidarietà.
(Angelus, Piazza San Pietro, Domenica 12 novembre 2006)
15 novembre 2006
Quale Italia vogliamo?
Chino Pezzoli
Spinello libero del tutto? Il ministro Livia Turco dispone che da oggi in poi, nelle loro tasche, i ragazzi possono avere fino a quaranta spinelli circa. Per consumo personale? Non è pensabile. Per creare comunella coatta tra amici? O per spaccio? Occorre il coraggio di risposte oneste, se no la prossima tappa sarà un nuovo decreto per spinelli venduti ai supermercati, nelle discoteche, nei pub. Se la filosofia che sta dietro al provvedimento appena preso è quella di alzare la soglia di tolleranza per scongiurare il carcere a chi viene trovato con la "roba" in tasca, dobbiamo riconoscere che siamo già in una china pericolosa. Quali altri reati declasseremo per evitare le sbarre?
Intanto il ritornello si ripete: «Le droghe leggere non sono da confondere o equiparare con quelle pesanti»; «Ognuno ha il diritto di usare la droga o di rifiutarla». Grazie a queste pubbliche esternazioni, sappiamo ora che accanto agli spacciatori di sostanze illecite ci sono politici che preparano il terreno. La domanda pesa: forse che alla classe di governo piace il giovane sballato, euforico e disordinato? Ed è forse così che si predispone l'Italia di domani, meno "impazzita" di quanto a qualcuno appaia oggi? Quali no siamo disposti oggi a dire, per avere domani dei cittadini migliori?
C'è chi ha affermato, in interviste andate in onda al telegiornale, che l'uso di marijuana e hashish facilita un concetto positivo di sé. Ipotecare una simile idiozia, equivale a sostenere la tesi che tutte le persone per evolvere e prendere coscienza del proprio io, dovrebbero usare "canne" o altre sostanze stupefacenti, stimolanti, eccitanti. Ma così siamo realmente alla fiera del demenziale. Si vuole legittimare una sostanza stupefacente che, assunta magari per capriccio, nuoce gravemente alla salute. Si cerca, inoltre, di sostenere che gli "spinelli" abbiano assunto, nella cultura giovanile, lo stesso significato psico-sociali che veniva associato all'alcol e al tabacco nelle generazioni precedenti.
Di fronte a simili affermazioni, sarà bene precisare - come già faceva ieri don Mazzi dalle colonne di questo giornale - che i consumatori di marijuana e hashish corrono rischi concreti. Queste sostanze stupefacenti - falsamente definite leggere - producono nel tempo effetti pesanti. Si può clinicamente sostenere che un bombardamento di hashish e marijuana sulla struttura neurologica è psicotizzante. Sono ormai documentati, nelle cartelle cliniche dei diversi centri psichiatrici, centinaia di casi psicotici provocati dall'uso o abuso di cannabis.
Lavoro da più di 25 anni tra i tossicomani e non ho alcuna voglia di fare del terrorismo massmediale. Ma la verità che è portato di un'esperienza va pur detta. Talora, tra i più compromessi nella psiche ci sono proprio i consumatori della cosiddetta "droga leggere" o "erba". Molti psichiatri ormai parlano di disturbi vari di personalità causati proprio dal consumo di marijuana e hashish. Gli effetti tossici e gli scompensi non sono leggeri. L'esame dell'urina può rilevare la presenza di cannabinoidi anche dopo due mesi dall'uso. L'alta solubilità dei cannabinoidi nei grassi, nei lipidi, spiega la lunghissima permanenza nel corpo di tali sostanze.
Il criterio per definire "droghe leggere" i derivati della cannabis è quello obsoleto della crisi d'astinenza fisica come per l'eroina, la morfina e gli oppioidi in generale. La cannabis non provoca crisi dolorose d'astinenza, ma dà un'indubbia dipendenza psicologica, legata al ricordo dell'esperienza piacevole. Se è vero che una "canna" sopisce le fonti interne ed esterne d'ansia, disinibisce e rilassa, è altrettanto certo che produce impulsività, distorsione del tempo e dello spazio, pensieri deliranti, angoscia. Leggiamo su un pacchetto di sigarette: «Il fumo danneggia gravemente te e chi ti sta intorno». Forse varrebbe la pena dire la stessa cosa per le cannabis, altro che raddoppiare la disponibilità giornaliera.
13 novembre 2006
In Africa danzando la vita
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Noi cristiani all'acqua di rose
NOI CRISTIANI ALL’ACQUA DI ROSE
Farsi buddhisti o convertirsi all'Islam oggi è di moda. Se però un cristiano vive con coerenza il proprio credo viene etichettato come bigotto. Che ne abbiamo fatto della nostra fede?
Non ho nulla, come cristiana, contro chi professa la fede musulmana, buddhista o quant’altro. Il problema si pone quando, in nome di Dio, inneggiano alla violenza. Il Santo Padre ci ha fatto capire che l’Islam teme un Occidente scristianizzato e senza valori. È tempo, per noi cristiani, di aprire gli occhi. In effetti, quando esponiamo un crocifisso o un’immagine sacra, c’è sempre "il sapiente" di turno pronto a prenderci per i fondelli, magari con "l’arguta" affermazione: «Qui non siamo in chiesa!». Salvo poi frequentare, per esempio, ristoranti cinesi e non avere nulla da ridire contro i vari Buddha posti in bellavista dappertutto.
Papa Benedetto XVI ci invita a riscoprire le radici cristiane e la nostra identità, ma noi andiamo nella direzione opposta. Frequentiamo la Messa domenicale più per abitudine e senso del dovere che per vera convinzione. Non dimentichiamoci che abbiamo votato per l’aborto, il divorzio e tante altre leggi che stanno disgregando la famiglia.
Siamo generosi con i musulmani e offriamo loro luoghi di culto, ma non siamo altrettanto capaci di difendere la nostra fede. In nome della libertà di culto non esitiamo un istante a togliere i crocifissi dalle scuole e dai luoghi pubblici. Del nostro Dio non sappiamo più che farcene, è il capro espiatorio di tutti i mali e le catastrofi che ci affliggono. Ce ne ricordiamo solo per incolparlo dello tsunami, delle guerre e di tutti gli orrori del mondo. Ma abbiamo provato a chiederci quale considerazione abbiamo di Dio? Com’è possibile che prima lo teniamo fuori dalla porta e poi lo incolpiamo di ciò che succede in casa?
Diventare buddhista oggi è di moda, tutti ti ammirano. Lo stesso se ti converti all’Islam. Ma se, come cristiano, vivi con coerenza la tua fede e vai contro corrente, gli amici ti isolano e si allontanano da te, ti dicono che sei un prete o una suora, o peggio ancora un bigotto. Io stimo e rispetto i musulmani che professano con orgoglio la loro fede, ma noi che ne abbiamo fatto della nostra?
Alessandra V.
Le minacce al Papa da parte degli estremisti musulmani
Chissà come ha sofferto il Santo Padre, e solo per aver detto cose giuste. Ora è anche minacciato dagli estremisti musulmani, e noi con lui. Tocca svegliarci, non è più il tempo di dormire, se siamo cristiani. Possiamo continuare a subire così, passivamente? Possibile che siamo diventati tanto indifferenti? E che non sentiamo il bisogno di reagire? È una vergogna: gli altri ci insultano, e noi tacciamo; ci bruciano le chiese, ci tolgono il crocifisso, e noi zitti. E a Natale non facciamo più neanche il presepe per rispetto ai musulmani...
Ma Cristo non fa più parte della nostra vita? Abbiamo bisogno di convertirci e pregare molto di più. Teniamo aperte tutto il giorno le nostre belle chiese; ritorniamo a indossare sopra i vestiti le catenine con il crocifisso o la medaglia della Madonna. Quando vediamo una donna col velo, noi diciamo: «ecco una musulmana»; anche loro, quando vedono uno di noi con al collo la catenina col crocifisso, dovrebbero dire: «ecco un cristiano».
Rimettiamo un segno religioso sulle porte delle case: è necessario mostrare la nostra fede. Cari parroci, non usate più parole dolci con noi, piuttosto diteci in faccia che siamo poco cristiani, che abbiamo una fede ammuffita! Stiamo vicino a Benedetto XVI, organizziamo pellegrinaggi a Roma, riempiamo numerosi la domenica piazza San Pietro: è un modo per far sentire che amiamo il nostro Papa: perché anche questo è un modo per manifestare la nostra fede.
Graziella
Papa Benedetto XVI nell’incontro in Vaticano con i rappresentanti
dei Paesi arabi dopo Ratisbona (foto Catholic Press).
Perché l’Italia non ha reagito alle minacce e alle aggressioni?
Ho seguito, non senza preoccupazione, l’incomprensione sorta tra il Vaticano e il mondo musulmano. La cosa che mi meraviglia, e mi fa rabbia, è che l’Italia, pur avendo un Parlamento nel quale almeno l’80 per cento si professa cattolico (o, per lo meno, cristiano), sia stata insensibile alle prepotenze e aggressioni, anche se solo verbali, da parte di quelli che pure ospitiamo "a casa nostra". E che, per la nostra inerzia, stanno dimostrando di essere i padroni... Per le vignette su Maometto loro hanno scatenato l’ira di Dio; noi invece non muoviamo un dito davanti ai fantocci del Papa bruciati nelle piazze o alla Croce spezzata da una spada islamica!
Non sarebbe ora di risvegliare le coscienze intorpidite dei nostri governanti? Facciano in modo, per esempio, che vengano salvaguardate le nostre millenarie tradizioni: presenza dei crocifissi nei luoghi pubblici, presepi nelle scuole a Natale... Si deve far capire, con determinazione, che noi accogliamo chi ci chiede ospitalità, ma se qualcosa a loro non piace o non gli va bene, nessuno li trattiene con la forza sul nostro territorio!
Un cattolico preoccupato
La religione non si impone con la violenza e con la forza
L’attacco a papa Benedetto XVI è stato la naturale conseguenza del mancato riferimento alle radici cristiane nella Costituzione dell’Europa, come avrebbe voluto Giovanni Paolo II. L’islamismo estremo punta alla conquista religiosa dell’Occidente, e trova terreno fertile in un continente in cui, per la miopia dei governanti all’atto della promulgazione della Carta costituente, tutte le religioni sono state messe sullo stesso piano. "Radici cristiane" non è un riferimento astratto o accademico, ma è concreto e totalmente calato nel modo di concepire tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana.
Quando, invece, si vuole imporre una religione con la violenza e quando, soprattutto, si nega la reciprocità negli Stati a maggioranza musulmana e si uccidono i cattolici dopo processi farsa, è allora che vengono meno i presupposti di una serena convivenza fra le religioni. E viene meno anche la possibilità di una pacifica convivenza sociale. L’aver lasciato solo il Papa è la conferma della miopia dei nostri governanti europei, cristiani o meno.
Enrico V.
Nessuna guerra è santa, le religioni sono per la pace
Ho bisogno che qualcuno mi rassicuri su quanto sta accadendo. Che tristezza, che rabbia, che dolore aver visto il nostro papa Benedetto XVI quasi obbligato a umiliarsi per chiedere scusa a degli integralisti islamici che si sono sentiti offesi dalle sue parole. Ma offesi per che cosa? Il Papa ha detto la verità: non si costruisce un mondo di pace con le guerre sante (ma da quando una guerra è santa?); non si costruisce un mondo di pace obbligando con la violenza le persone ad avere lo stesso pensiero.
Se i musulmani vogliono essere rispettati, imparino anche loro a rispettare gli altri. Il nostro Dio è amore, è pace, è conforto, è solidarietà tra i popoli. A noi cattolici non sarebbe mai venuto in mente di chiedere alla loro massima autorità religiosa di umiliarsi così tanto. Fino a che punto è lecito subire questi attacchi senza far nulla?
Elisabetta
Non mostrarsi contrari alla professione di fede degli altri è necessario, ma non basta. Occorre andare oltre la tolleranza e arrivare a una conoscenza reciproca, rendersi consapevoli della propria identità e rispettare quella dell’altro. Di ogni altro. Le tensioni e le difficoltà vanno identificate nel dialogo, nel confronto ragionevole e rispettoso da una parte come dall’altra, e soprattutto nell’impegno comune per la costruzione di una società più giusta e fraterna.
Per i cattolici, le linee maestre del giusto comportamento verso le persone e i gruppi di altre religioni, e con i musulmani in particolare, sono autorevolmente indicate dal Concilio Vaticano II che, a distanza di oltre quarant’anni, mostrano una sorprendente attualità. «La Chiesa cattolica», si legge nella Dichiarazione sul rapporto con le religioni non cristiane, «guarda con stima anche i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e misericordioso, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini».
E, guardando al passato, aggiunge: «Sebbene, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie siano sorti tra cristiani e musulmani, esorta tutti a esercitare sinceramente la mutua comprensione, a difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà».
In questa direzione si è mosso, con le parole e importanti iniziative, Giovanni Paolo II nel suo lungo pontificato. La strada del dialogo e del confronto continua senza esitazione con Benedetto XVI, che recentemente si è pronunciato in due interventi di grande rilievo.
Il primo si riferisce all’inconciliabilità tra fede e violenza: la religione non si trasmette mediante la violenza. Chi in passato, anche nella Chiesa cattolica, ha seguito questa strada, ha peccato ed è bisognoso del perdono di Dio. È assurdo (contrario alla ragione) legittimare la violenza in nome di Dio, che è amore.
Questo è il senso del discorso di Benedetto XVI all’Università di Ratisbona, così l’ha chiarito a quanti l’avevano frainteso, senza ritrattare nulla o chiedere scusa, perché non c’era nulla da ritrattare o cosa di cui scusarsi. Per le reazioni in cattiva fede non c’è spiegazione che tenga e l’estremismo islamico si condanna da sé.
Il secondo riguarda il contrasto tra le culture profondamente religiose e la cultura occidentale, che rimuove se non anche nega il religioso, relegandolo a fenomeno sottoculturale, quasi irrazionale. E, in ogni caso, come fatto privato. L’Occidente, con la rimozione del religioso, pensa di aver raggiunto la maggiore età della ragione. In realtà, si tratta di una ragione handicappata, che afferma solo quanto riesce a dimostrare positivamente e rifiuta quanto non rientra nel suo campo di indagine scientifica. «Una ragione che di fronte al divino è sorda e respinge la religione nell’ambito delle sottoculture è incapace di inserirsi nel dialogo delle culture».
La visibilità della fede cristiana passa attraverso la preghiera, la festa cristiana, la testimonianza dei valori cristiani non solo nel privato, ma anche nel pubblico: nell’economia, nella politica, nella cultura. Cristiani all’acqua di rose non sono quelli che s’impegnano per la giustizia, la pace e la liberazione dei poveri (persone e gruppi sociali); sono invece quelli che, fuori dal tempio, mettono tra parentesi la loro fede, e i valori a essa collegati, o, peggio ancora, si servono dei valori cristiani per legittimare e perseguire interessi di parte, dimentichi del bene comune dell’intera famiglia umana.
Secoli di sangue
La vostra ingiustizia è la dimostrazione
della nostra innocenza… A nulla serve
la vostra crudeltà… Più noi siamo da voi falciati,
più il nostro numero aumenta: il sangue
dei martiri è semente di nuovi cristiani”
Tertulliano, Apologia
12 novembre 2006
Questo è vecchio ma è bellissimo
11 novembre 2006
10 novembre 2006
Con i musulmani rispetto e benevolenza
Il Papa: "Nel rapporto con i musulmani servono rispetto e benevolenza"
CITTA' DEL VATICANO - I cristiani si pongano "con rispetto e benevolenza" nel rapporto con i musulmani "che con tanta serietà rimangono attaccati alle loro convinzioni ed ai loro riti". Ma i seguaci dell'Islam, proprio perché sanno essere fedeli alla loro tradizione religiosa, "hanno diritto alla nostra umile e determinata testimonianza di Gesù Cristo". Benedetto XVI è tornato ad affrontare il tema del dialogo fra Islam e cristianesimo con i vescovi tedeschi ricevuti in visita "ad limina apostolorum". [...]
In quanto al rapporto con l'Islam, Benedetto XVI ha riconosciuto la necessità di un "grande impegno", e a questo proposito ha auspicato che "in quei luoghi in cui esiste una numerosa popolazione musulmana, siano a disposizione interlocutori cattolici con le indispensabili conoscenze linguistiche e di storia religiosa, che li mettano in grado di affrontare un dialogo con i musulmani". "E' chiaro - ha concluso il Pontefice - che un tale dialogo presupponga, innanzitutto, una profonda conoscenza della propria fede cattolica".
Il confronto spirituale sia con una società sempre più dominata dalla secolarizzazione, sia con le comunità islamiche che, in Germania, rappresentano una consistente realtà numerica è "una sfida provvidenziale da affrontare coraggiosamente", osserva il Papa. E affinché la testimonianza resa sia credibile, ha ribadito, "è necessario un grande impegno". [...]
08 novembre 2006
Il Papa a Ratisbona
(Benedetto XVI a Ratisbona, 12/9/2006. In neretto la frase che ha causato le controversie con l'islam)
mah...
La chimera non è più una chimera | ||||
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La Hfea, autorità inglese per la fecondazione umana e l’embriologia, ha da ieri tre mesi di tempo per decidere se rilasciare, a due diverse équipe di ricerca (una guidata da Stephen Minger, del King’s College di Londra, e l’altra da Lyle Armstrong, del North East England Stem Cell Institute di Newcastle), una licenza che autorizzi la creazione di ibridi con ovociti di vacche, conigli e capre inseminati con sperma umano. Scopo dichiarato degli esperimenti è quello di trarre cellule staminali dagli embrioni “allo 0,1 per cento animali e al 99,9 per cento umani” che ne risulterebbero, in vista di ipotetici usi terapeutici in malattie incurabili, come distrofia muscolare, morbo di Parkinson e Alzheimer. La procedura d’urgenza scelta dai richiedenti farà sì che, se la Hfea non darà il proprio parere nei temini stabiliti, varrà il principio del silenzio-assenso. Tutto questo significa che ciò che sarebbe stato impensabile fino a poco tempo fa, e cioè la contaminazione di umano e animale nella genesi della vita (la stessa Hfea aveva giudicato inammissibile, nel 1990, la mescolanza di gameti umani e animali) risulterà avallato da un atto poco più che amministrativo, in nome del superiore interesse della ricerca. Che ha sempre molta fretta e non può aspettare, nemmeno in un campo di così evidente delicatezza, le normali procedure di discussione e di approfondimento. La creazione di chimere uomo-animale è la strada scelta dai ricercatori inglesi per sopperire alla cronica carenza di ovociti necessari alle pratiche di clonazione (cosiddetta) terapeutica, dato che sono sempre troppo scarse le donne disposte a donare i propri gameti. Poco male se il risultato assomiglia all’incubo descritto dallo scrittore inglese H.G. Wells ne “L’isola del dottor Moreau”. Nella finzione letteraria, lo scienziato pazzo creava uomini-leone guerrieri, uomini-cane servitori e uomini-bue operai. Nella realtà dei laboratori britannici, diventerà pratica corrente fabbricare esseri con percentuali variabili di umanità, da usare come riserva di staminali. Sempre che non riesca a farsi sentire il fronte degli oppositori al progetto chimera. Ieri, l’attivista pro-life Josephine Quintavalle ha definito “aberrante” l’idea di mescolare umano e animale nell’identità genetica. “E’ un sentimento umano primario – ha dichiarato al Telegraph – l’idea che animali e creature umane non debbano essere mescolati”. (Il Foglio 8/11/2006) |
07 novembre 2006
Il Corano e la Jihad
Il Corano usa il termine "jihād" solo quattro volte, nessuna delle quali fa riferimento alla lotta armata. Come tale, l'uso della parola jihād in riferimento alla guerra canonica islamica, fu un'invenzione posteriore dei musulmani. Tuttavia, il concetto di guerra legale islamica non fu a sua volta una invenzione posteriore, e il Corano contiene passaggi che si riferiscono a specifici eventi storici e che possono chiarire la teoria e la pratica dalla lotta armata (qitāl) per i musulmani.
In questo senso è decisivo il passo 193 della Sura II, nel quale compare la parola "fitna", che in arabo ha un significato molto ampio, che include sia la ribellione che il vizio, nei confronti di Allah e delle sue creature.
Il termine viene solitamente tradotto con "persecuzione" poiché è preceduto da una chiara espressione "scacciateli da dove vi hanno scacciati".
Dal testo coranico, però, non emerge chiaramente se la "jihad" sia finalizzata alla conversione e sottomissione dei non-credenti oppure a garantire la libertà di culto per i musulmani. A sostegno di questa interpretazione, troviamo la legge del contrappasso, l'invito a rispettare le tregue durante i mesi sacri, a desistere senza rappresaglia in caso di resa, e al fatto che tutti gli imperativi sono preceduti o seguiti da un riferimento alla persecuzione. Ecco di seguito alcuni esempi:
- "Combatti per la causa di Dio chi ti combatte, ma non superare i limiti; poiché Dio non ama coloro che eccedono". (2:190)
- "Uccideteli dovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati: la persecuzione è peggiore dell'omicidio. Ma non attaccateli vicino alla Santa Moschea, fino a che essi non vi abbiano aggredito. Se vi assalgono, uccideteli. Questa è la ricompensa dei miscrecenti". (2:191)
- "Se però cessano, allora Allah è perdonatore, misericordioso". (2:192)
- "Combatteteli finché non ci sia più persecuzione (Fitna, in arabo) e il culto sia [reso solo] ad Allah. Se desistono, non ci sia ostilità, a parte contro coloro che prevaricano". (2:193)
- "Mese sacro per mese sacro e per ogni cosa proibita un contrappasso. Aggredite colori che vi aggrediscono. Temete Allah e sappiate che Allah è con coloro che Lo temono". (2:194)
- "Perché non dovreste combattere per la causa di Dio e di coloro che, deboli, sono maltrattati e oppressi?- Uomini, donne e bambini che urlano "O Signore, salvaci da questa città il cui popolo ci opprime; e innalza da te per noi qualcuno che ci proteggerà. E innalza da te per noi qualcuno che ci aiuterà". (4:76)
- "Getta terrore nei nemici di Allah e nei vostri nemici. Ma se il nemico inclina alla pace, anche tu inclina alla pace, e abbi fede in Allah. Egli è Uno che ascolta e sa tutto". (8:60-61)
- "Cosa! Non vuoi combattere un popolo che ha rotto i patti e mirato all'espulsione del Messaggero, e ti ha attaccato per primo; li temi? Ma Allah ha ben più diritto di essere temuto, se siete credenti combatteteli, e Allah li tormenterà per mano vostra, li ricoprirà di infamia". (9:13-14)
- "E quando il tuo Signore ispirò agli angeli: «Invero sono con voi: rafforzate coloro che credono. Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi! E ciò avvenne perché si erano separati da Allah e dal Suo Messaggero». Allah è severo nel castigo con chi si separa da Lui e dal Suo Messaggero...!". (8:12-13)
- "Quando poi siano trascorsi i mesi sacri, uccidete questi associatori ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati. Se poi si pentono, eseguono l'orazione e pagano la decima, lasciateli andare per la loro strada. Allah è perdonatore, misericordioso. E se qualche associatore ti chiede asilo, concediglielo affinché possa ascoltare la Parola di Allah, e poi rimandalo in sicurezza. Ciò in quanto è gente che non conosce!". (9:5-6)
- "Combattete coloro che non credono in Allah e nell'Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati...". (9:29)
- "Non uccidete l’uomo che il Dio vi ha proibito di ammazzare, a meno che ci sia una ragione valida”. (17:33)
- "Il permesso (di combattere) è dato a coloro ai quali la guerra è fatta perché sono oppressi ... coloro i quali sono stati cacciati dalle loro case senza un motivo diverso da quello di aver detto: il nostro Signore è Allah". (22:39-40)
- "O Profeta, ti abbiamo reso lecite le spose alle quali hai versato il dono nuziale, le schiave che possiedi che Allah ti ha dato dal bottino. Le figlie del tuo zio paterno e le figlie delle tue zie paterne, le figlie del tuo zio materno e le figlie delle tue zie materne che sono emigrate con te e ogni donna credente che si offre al Profeta, a condizione che il Profeta voglia sposarla. Questo è un privilegio che ti è riservato, che non riguarda gli altri credenti. Ben sappiamo quello che abbiamo imposto loro a proposito delle loro spose e delle schiave che possiedono, così che non ci sia imbarazzo alcuno per te. Allah è perdonatore, misericordioso...". (33:50)
- "Quando [in combattimento] incontrate i miscredenti, colpiteli al collo finché non li abbiate soggiogati, poi legateli strettamente. In seguito liberateli gratuitamente o in cambio di un riscatto, finché la guerra non abbia fine. Questo è [l'ordine di Allah]. Se Allah avesse voluto, li avrebbe sconfitti, ma ha voluto mettervi alla prova, gli uni contro gli altri. E farà sì che non vadano perdute le opere di coloro che saranno stati uccisi sulla via di Allah". (47:4)
Come i bambini di Sparta...
Mostruoso ma vero «Uccidiamo i bimbi disabili»
Eugenia Roccella
Già il titolo dell'articolo è un colpo allo stomaco: «Lasciateci uccidere i bambini disabili». Lo chiedeva domenica, dalle colonne del Sunday Times, l'associazione dei ginecologi inglesi, il prestigioso Royal College of Obstetricians and Gynaecology. La proposta si innesta su un ragionamento paradossale, che parte da una constatazione condivisibile: in Gran Bretagna si fanno troppi aborti tardivi, ed è urgente una strategia per limitarli. Cosa fare, allora? Chiedere più aiuti per le famiglie? Più strutture di assistenza per i piccoli con gravi problemi fisici o psichici? Una legge che vieti la barbara pratica dell'aborto a gravidanza avanzata? No, la soluzione individuata dai medici è la più radicale e sorprendente: l'eutanasia attiva. Se una donna fin dall'inizio sa che in caso di disabilità il neonato si può sopprimere, forse sarà incoraggiata a rischiare, e a portare avanti una gravidanza non del tutto sicura.
Non si tratta di una trovata giornalistica, di un dibattito che si esaurisce sulla carta stampata. Il Royal College ha fatto passi concreti perché il tema sia discusso ufficialmente, inserendolo in un'inchiesta sui problemi etici che riguardano gli interventi per la sopravvivenza dei neonati. Naturalmente Pieter Sauer, uno degli estensori del protocollo di Groningen - il testo con cui si sono stabilite le nuove linee guida per l'eutanasia neonatale in Olanda - offre il suo entusiastico sostegno alla proposta dei medici inglesi.
In questo panorama desolato è confortante che una delle voci che si sono levate contro la legalizzazione dell'eutanasia infantile per i disabili venga da qualcuno che è quotidianamente a contatto con i piccoli che lottano per sopravvivere, il neonatologo John Wyatt: «Introdurre la possibilità di uccidere intenzionalmente un malato snatura il senso della cura medica. Se un dottore stabilisce chi deve vivere, la medicina si trasforma in una forma di ingegneria sociale, il cui scopo è massimizzare i benefici per la società, e minimizzarli per coloro la cui vita è giudicata priva di valore». L'argomentazione più agghiacciante a sostegno del Royal College la adopera John Harris, docente di bioetica (ma possiamo ancora chiamarla così?) alla Manchester University. Poiché in Inghilterra l'eutanasia non è legale, ma l'aborto negli ultimi mesi di gravidanza sì, il professore si chiede cosa mai accada di straordinario nel momento del passaggio dall'interno all'esterno del grembo materno: il bimbo è sempre quello, perfettamente formato, dunque se lo si può uccidere prima, lo si può fare anche dopo. Su quanto tempo dopo, Harris non si pronuncia. Ma è evidente che con simili criteri la barriera potrebbe essere spostata in modo illimitato. All'interno di un quadro etico così concepito, la vita non è che un valore incerto, totalmente affidato alle opinioni, e basta estendere il parametro adottato per concludere che un essere umano, in particolare se disabile, possa essere eliminato in qualunque momento. Perché no? Come afferma il professor Harris, perché un momento prima si può e il momento successivo non più?
Coraggio: stiamo entrando nel terrorizzante universo descritto in un vecchio racconto fantascientifico di Philip Dick, Le pre-persone, in cui l'autore immaginava una società in cui i bambini erano considerati pienamente persone solo quando in grado di risolvere un'equazione algebrica. Solo allora entravano nel cerchio privilegiato di coloro la cui esistenza ha valore sociale.
02 novembre 2006
Pietà di me, o Dio (Salmo 50)
2 Quando venne da lui il profeta Natan dopo che aveva peccato con Betsabea.
3 Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
4 Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.
5 Riconosco la mia colpa,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
6 Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto;
perciò sei giusto quando parli,
retto nel tuo giudizio.
7 Ecco, nella colpa sono stato generato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.
8 Ma tu vuoi la sincerità del cuore
e nell'intimo m'insegni la sapienza.
9 Purificami con issopo e sarò mondo;
lavami e sarò più bianco della neve.
10 Fammi sentire gioia e letizia,
esulteranno le ossa che hai spezzato.
11 Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.
12 Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
13 Non respingermi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
14 Rendimi la gioia di essere salvato,
sostieni in me un animo generoso.
15 Insegnerò agli erranti le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
16 Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza,
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
17 Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode;
18 poiché non gradisci il sacrificio
e, se offro olocausti, non li accetti.
19 Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,
un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.
20 Nel tuo amore fa grazia a Sion,
rialza le mura di Gerusalemme.
21 Allora gradirai i sacrifici prescritti,
l'olocausto e l'intera oblazione,
allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.