Il Papa: contro la fame nel mondo cambiare i modelli dell’economia
«Le Nazioni più ricche prendano i provvedimenti perché Paesi poveri, spesso pieni di ricchezze naturali, possano beneficiare dei frutti dei beni che appartengono loro»
«L’avvenire potrà essere sereno se lavoriamo insieme per l’uomo Solo rispettandola persona umana è possibile promuovere veramente la pace»
Da Roma Mimmo Muolo (L'Avvenire - 9/1/2007)
Davanti agli ambasciatori dei cinque continenti - come su un ideale planisfero steso al centro della spaziosa Sala Regia del Palazzo Apostolico - Il Papa fissa con il suo discorso le «bandierine» delle priorità mondiali. Tocca nervi scoperti («lo scandalo della fame» e «le disfunzioni dell'economica mondiale», il terrorismo, il no al riarmo, convenzionale o nucleare che sia, i diritti umani e la libertà religiosa, la difesa della vita e della famiglia, l'aiuto allo sviluppo), indica situazioni di sofferenza e di guerra (Darfour, Corno d'Africa, Colombia), oppure di pericolo per la pace (Corea, Afghanistan, Sri Lanka, Medio Oriente), passa in rassegna situazione continentali o regionali (Cuba, ad esempio). E alla fine è come se prendesse per mano i membri del Corpo diplomatico e li conducesse davanti alla Grotta di Betlemme. «L'avvenire potrà essere sereno se lavoriamo insieme per l'uomo», afferma. Quell'uomo, «creato ad immagine di Dio», che «possiede una dignità incomparabile», tanto che «Dio non ha esitato a donare per lui il proprio figlio». «Solo rispettando la persona umana - ricorda, infatti, Benedetto XVI - è possibile promuovere la pace». E perciò declina l'affermazione in tutte le situazioni via via affrontate.
Lotta alla fame e riequilibrio dell'economia mondiale. Entra subito in argomento, il Pontefice, dopo il saluto del decano del Corpo diplomatico, l'ambasciatore di San Marino, Giovanni Galassi. Come aveva ricordato poco prima, l'incontro di inizio d'anno, pur tradizionale, «non è una semplice formalità». E dunque agli ambasciatori accreditati - sono attualmente 175 gli stati che intrattengono rapporti diplomatici con la Santa Sede (ultimo in ordine tempo il Montenegro, che si è aggiunto all'elenco lo scorso 16 dicembre), più le Comunità Europee, il Sovrano Ordine Militare di Malta e due missioni speciali: la Federazione Russa e l'Olp - Papa Ratzinger parla innanzitutto dello «scandalo della fame, che tende ad aggravarsi». E ciò, a ggiunge, «è inaccettabile in un mondo che dispone dei beni, delle conoscenze, e dei mezzi per porvi fine». Di qui il suo appello a eliminare «le cause strutturali delle disfunzioni dell'economia mondiale» e a «correggere i modelli di crescita che sembrano incapaci di garantire il rispetto dell'ambiente e uno sviluppo umano integrale». Cancellazione del debito estero, possibilità per i Paesi poveri di beneficiare dei loro beni e aiuto allo sviluppo che raggiunga l'0,7% del Pil dei Paesi sviluppati, alcune delle misure specifiche indicate dal Pontefice. Il quale ricorda anche le crisi umanitarie e il fenomeno migratorio («illusorio pensare che possa essere controllato» con la forza) e sottolinea la necessità di non andare verso un aumento delle spese militari.
Vita, famiglia e diritti umani. Preoccupato dei «continui attentati alla vita, dal concepimento alla morte naturale», degli attacchi alla famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, e da una ricerca scientifica senza limiti («i tentativi di legittimare la clonazione umana»), Benedetto XVI punta l'indice contro il Protocollo di Maputo (di cui parliamo a parte), come tentativo di «banalizzare surrettiziamente l'aborto» e chiede che il Consiglio dei Diritti dell'Uomo, costituito in sede Onu, imperni «la sua attività verso la difesa e la promozione dei diritti fondamentali della persona, in particolare il diritto alla vita e alla libertà religiosa».
Le piaghe dell'Africa. «Non dimentichiamo l'Africa e le sue numerose situazioni di guerra e di tensione», ripete Papa Ratzinger, che invita ad «agire con determinazione» per risolvere il dramma del Darfour, fa appello al negoziato per la grave situazione del Corno d'Africa (ricordato anche il sacrificio di Suor Leonella Sgorbati), denuncia la piaga dei bambini soldato in Uganda e si augura che proceda il processo di pacificazione nella regione dei Grandi Laghi. Il grazie del Papa va a quanti si impegnano per lo sviluppo del Continente.
Le speranze dell'America Latina. Benedetto XVI si recherà in Brasile a maggio. E del continente latinoamericano nota le luci («il miglioramento di alcuni indici economici, l'impegno nella lotta contro il traffico di droga e contro la corruzione, i diversi processi di integrazione, gli sforzi per migliorare l'accesso all'educazione, per combattere la disoccupazione e per ridurre le disuguaglianze nella distribuzione dei redditi») e le ombre (la situazione della Colombia, ad esempio). Rivolge poi un appello a Cuba («il mondo si apra a Cuba e Cuba al mondo») e mette in guardia dal pericolo che una democrazia senza valori «si trasformi nella dittatura del relativismo».
Lo sviluppo dell'Asia. Il Papa sottolinea la crescita economica di India e Cina, ricorda l'ingresso del Vietnam nel Wto, auspica la denuclearizzazione della penisola coreana, e deplora l'aumento di violenza in Afghanistan e Sri Lanka. Per le «piccole ma vivaci» comunità cattoliche asiatiche chiede libertà religiosa, assicurando che esse intendono contribuire allo sviluppo della società.
Medio Oriente. «Fonte di grandi inquietudini», questa regione ha bisogno di pace. «Le soluzioni militari non conducono a nulla», ricorda il Papa. Occorrono soluzioni negoziate. E «in modo particolare, i Libanesi hanno diritto a vedere rispettata l'integrità e la sovranità del loro paese; gli Israeliani hanno il diritto di vivere in pace nel loro Stato, i Palestinesi hanno il diritto ad una patria libera e sovrana». Benedetto XVI auspica inoltre che l'Iran, accetti «una risposta soddisfacente alle preoccupazioni legittime della comunità internazionale». E che in Iraq si ponga fine alle «spaventose violenze».
Le radici dell'Europa. Lo sguardo al Vecchio Continente chiude il discorso. Salutato l'ingresso di Romania e Bulgaria nell'Ue, il Pontefice sottolinea che «non si può prescindere dall'innegabile patrimonio cristiano dell'Europa». Alla quale augura stabilità (a partire dai Balcani), pace (soprattutto per i diversi «conflitti congelati») e soluzione per le «tensioni ricorrenti». Prima tra tutte quella attualissima riguardo alle risorse energetiche.
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