23 gennaio 2007

Così lo Stato punisce chi fa i figli

(Stefano Biavaschi - Sviluppo e Popolazione - 20/1/2007)

Premessa

I figli sono la ricchezza di una Nazione. Quando in un Paese subentra il calo demografico, in esso comincia la crisi, non solo del sistema e dei valori, ma anche la crisi economica. In Italia si è scesi ad una media di circa 0,8 figli per coppia, mentre ne occorrerebbero almeno 3, dicono gli esperti, per mantenere stabile una civiltà. Questo sta comportando un pesante invecchiamento della popolazione, con relativo gigantesco aumento della spesa per sanità e pensioni. A fronte di questo, il forte calo delle nascite, e quindi del numero di bambini e di giovani, ha fatto precipitare i consumi nei settori a loro legati, con conseguente crisi di aziende e di industrie, crisi che si riverbera a sua volta in un effetto a catena. Tutti i cittadini, anche quelli che figli non ne fanno, stanno subendo il peso di questa situazione, perché le trattenute in busta paga, sempre più elevate, non sono più sufficienti per mantenere in
piedi quel grande cronicario che è ormai l'Italia priva della propria gioventù.
Altre civiltà stanno subentrando al posto della nostra, e certamente fanno più figli di noi. Questo dà l'illusione che certi indici demografici rimangano invariati. In realtà stiamo assistendo alla graduale autoeliminazione di un popolo, non a causa di un'epidemia o di una guerra, ma a causa di quella che i
demografi stanno da anni ormai chiamando "la peste bianca": il rapido calo delle nascite che pone fine alla parabola di una civiltà millenaria ricca di valori e di tradizioni. Dinanzi a questo tragico avvenimento, lo Stato, in Italia, continua a scegliere, in modo miope e superficiale, una politica economica che anziché incoraggiare la famiglia che fa figli, la penalizza pesantemente. Ne vediamo di seguito alcuni esempi.

Le trattenute Irpef
Per l'attuale sistema di tassazione, la famiglia non esiste. Un single che guadagna 40.000 euro l'anno viene tassato allo stesso modo di un capofamiglia con 2, 4, 6 od 8 figli. Nessun ministro dell'economia ha mai pensato di applicare la forma di tassazione più equa ed intelligente: quella pro-capite. Una famiglia di 6 persone ove entrano, per esempio, 50.000 euro l'anno, ha in
realtà un reddito pro-capite di 8.333 euro l'anno, che andrebbe tassato come tale. Invece gli scaglioni irpef sono applicati per reddito complessivo, e non per reddito pro-capite. Le cosiddette "detrazioni per familiari a carico" non fanno che restituire una minuscola parte di quello che viene ingiustamente pagato di tasse. Inoltre il recente passaggio da "deduzioni" a "detrazioni" fa
aumentare le trattenute degli enti locali, che incidono sull'impoverimento economico della famiglia.

Gli assegni di famiglia
Gli assegni di famiglia rientrano in una logica assistenzialista, quasi come se lo Stato dicesse: hai commesso l'errore di fare figli, comportandoti un po' da irresponsabile con i tempi che corrono, tuttavia sono misericordioso, e utilizzo un po' dei miei fondi per aiutarti. In realtà è la famiglia numerosa ad arrecare benefici allo Stato, non solo perché immette nuova mano d'opera giovane e lo fa allevandola a sue spese, ma anche perché questi figli, coi loro
consumi, contribuiscono sia a far girare l'economia, sia a rimpinguare le casse dello Stato col pagare il 20 per cento di Iva su ogni prodotto acquistato, dalle merende ai quaderni, dai giocattoli agli indumenti. E comunque tali assegni di famiglia vengono tolti se uno dei coniugi commette il delitto di diventare libero professionista, oppure vengono decurtati se uno dei figli si è
permesso di compiere i 18 anni: in quest'ultimo caso il figlio scompare letteralmente dalla dicitura relativa al nucleo, come se fosse andato a vivere altrove con una sua casa ed un suo stipendio; in realtà sta frequentando il penultimo anno di scuola secondaria superiore ed ha ancora davanti tutta l'università.

L'Ici
L'Ici è pagata in base al valore catastale di una casa. Questo valore è tanto più alto quanto maggiore è il numero dei metri quadri o dei vani. Al legislatore non interessa nulla che il numero dei vani in molti casi sale col numero dei figli che abita in quella casa. Moltissimi genitori affrontano grandi sacrifici economici per offrire alla propria famiglia un alloggio idoneo alle necessità dei suoi componenti, e lo Stato non solo non offre alcun particolare sostegno in questa direzione, ma si ostina a tassare i metri quadri
per i figli allo stesso modo di quelli di una reggia ove un single, magari ricco, vive da solo. Eppure la legge esige certi criteri minimi di abitabilità: numero idoneo di bagni o di camere a seconda dei componenti del nucleo, ecc. I genitori che non si adeguano rischiano sanzioni e, in certi casi, perfino il sequestro dei figli da parte dei servizi sociali, ma il primo servizio sociale è aiutare, o almeno non sovratassare, la famiglia con figli.

La Luce
L'art. 3 della nostra Costituzione sancisce che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Ma vi è un popolo, quello dei bambini, quello dei nostri figli, cui lo Stato impone di pagare l'energia a prezzi molto più alti rispetto a quelli degli altri cittadini. Il consumo di elettricità viene infatti addebitato, nelle bollette, per fasce progressive di consumo, che avrebbero lo scopo di penalizzare i più sciuponi: più consumi, più i kilowatt sono salati.
Ma allo Stato non interessa nulla se il maggior consumo di kilowatt derivi per caso da un maggior numero di componenti nel nucleo, come succede in presenza di figli. Questi, singolarmente presi, possono essere i più educati del mondo nel risparmio energetico; ma lo Stato, per il solo fatto che esistono, li penalizza in modo pesante. In prima fascia un kilowatt costa circa 10 centesimi, ed è
questo il prezzo cui lo paga un single. Ma i nostri bambini, pur non avendo reddito, arrivano a pagarlo il doppio o anche il triplo. Quale famiglia numerosa, infatti, riuscirebbe a non scivolare in seconda, terza, o quarta fascia? Ad aggravare questo meccanismo interviene ancora lo Stato, aggiungendo imposte erariali, imposte addizionali, poi l'IVA del 10 per cento sui consumi (che aumenta ulteriormente il peso delle fasce), e perfino l'IVA ...sulla stessa imposta erariale!

Il Gas
Ultimamente il costo del gas al metro cubo è salito più del 20-30 per cento. Non soddisfatto di questo lo Stato vi applica un'imposta Iva doppia rispetto a quella della Luce: il 20 per cento. Un quinto di tasse è tanto, ma in realtà se ne paga di più a causa di una speciale "imposta di consumo", che in seconda fascia aumenta del 318 per cento. Le più penalizzate sono, come risulta evidente, le famiglie numerose. La cosa più curiosa è che ...anche su
quest'imposta si paga l'Iva! Ricordo per inciso che una Sentenza della Corte di Cassazione del 29 aprile '97 ha dichiarato che un prelievo fiscale non può costituire base imponibile per un nuovo prelievo di analoga natura, il che vuol dire che l'Iva sulle imposte è illegittima (e questo vale sia per la luce sia per il gas).

L'acqua potabile
La tariffa a metro cubo dell'acqua per le attività zootecniche costa il 25% in meno della tariffa sociale applicata sulle bollette alle famiglie. Le mucche hanno lo sconto, i bambini no. Non solo, ma mentre le mucche possono goderne quantità illimitata, le famiglie non devono superare i 108 metri cubi al mese, poco più che qualche doccia. Altrimenti il prezzo sale.

L'assistenza sanitaria
I ticket sulle prestazioni sanitarie, come si sa, sono sempre più cari. Anche in questo caso, l'eventuale esenzione non è concessa in base al reddito pro-capite, ma semplicemente per l'età o il reddito complessivo. Per esempio un uomo di 65 anni, single, che guadagna 36.000 euro è esente dal ticket, a differenza dei membri di una famiglia di 6 persone in cui il reddito pro-capite è di 6.000 od anche 3.000 euro.

I farmaci generici
Vi è una categoria di farmaci, quelli cosiddetti generici, che come sappiamo costano molto meno perché pur utilizzando gli stessi principi attivi dei farmaci originali, si avvantaggiano del fatto che non sono più sotto brevetto.
Ebbene, da questo vantaggio sono esclusi ...i bambini! I farmaci generici ad uso pediatrico, in Italia non esistono!

Il bollo auto
Più un'auto è di grossa cilindrata, e più, si sa, aumenta il costo del bollo. Ma allo Stato non interessa nulla se una famiglia numerosa è costretta per necessità a comprare una vettura a 7 o 9 posti. Usata o malandata che sia, questa famiglia deve pagare come se stesse facendo sfoggio di chissà qualericchezza. Nell'ultima finanziaria, inoltre, le vetture che superano i 100 Kw vanno incontro ad un aumento del bollo pari al 50 per cento. Inutile osservare che in questa categoria cadono, indistintamente, anche le vetture per famiglie numerose.

L'Isee
Un numero sempre crescente di agevolazioni (borse di studio, contributi libri di testo, rette...) fa riferimento all'Isee, l'indice di ricchezza di una famiglia. Premesso che nel calcolo dell'Isee rientra anche il reddito della prima casa (che inevitabilmente sale col numero di metri quadri da offrire ai figli), la più palese ingiustizia è che, nei calcoli, ogni figlio non è conteggiato pari a 1, ma pari a 0,35! Il che significa che se il papà o la mamma cercano di guadagnare di più per far fronte a tutte le spese di una famiglia numerosa, anche l'Isee sale di conseguenza.

Conclusione
Da questa breve panoramica emerge quanto sia in realtà messo sotto i piedi l'art. 31 della Costituzione: "La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose". In realtà non solo lo Stato non agevola la famiglia numerosa, ma anzi le chiede di più, sebbene essa, per un motivo o per l'altro, sia il suo maggiore contribuente. Purtroppo
prevale una concezione privatistica dei figli, come se questi non fossero un patrimonio per tutta la società e per il nostro futuro. Paradossalmente sono più agevolate le coppie di fatto o le finte separazioni: nessun cumulo dei redditi, precedenze nelle iscrizioni presso asili, precedenze per la casa, per i servizi pubblici, assegni familiari superiori in quanto basati su falsi monoreddito, ecc. Le famiglie numerose, principale forza di una nazione, erano in Italia 2 milioni negli anni '60. Nel censimento del 2001 sono precipitate a
sole 300 mila. Nelle stime Istat del 2005 le famiglie con almeno 4 figli si sono ridotte a 185 mila. Se continueremo a punirci così, presto non ce ne saranno più. L'Associazione Nazionale Famiglie Numerose (www.famiglienumerose.it) ha pertanto lanciato una campagna di sfida ai nostri politici: Un Figlio Un Voto. Se ciascun capofamiglia potesse godere di un voto per ognuno dei suoi figli minori (attualmente privi d'ogni potere d rappresentanza), chi vincerebbe alle prossime elezioni? Forse può sembrare
un'utopia, eppure i bambini sono titolari di diritti come tutti. Sarebbe la più grande svolta democratica dopo il voto alle donne.

2 commenti:

  1. IL REDS

    Concordo sul fatto che uno stato dovrebbe aiutare le famiglie con più figli, magari sgravando tasse, scuola ecc ecc.

    L'unica cosa che non condivido è far votare il capofamiglia in base al numero dei figli. Mi sembra una gran cavolata. Se un giovane non ha raggiunto la maggiore età, non può votare, punto e basta. I bambini sono titolari dei diritti, ma con questa proposta mi sembra che siano i genitori ad incrementarli, i diritti. E poi cosa implica che un genitore e un figlio la pensino nella stessa maniera?
    Semmai abbassa l'età di voto. Ma questa specie di delega non sta in piedi. Magari allora, quando i vecchi saranno inabili a muoversi, i figli voteranno per due...ma ven via!!

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  2. no, in effetti non sono per niente d'accordo neanch'io su questo.. forse era meglio se lo precisavo nel post..
    però è parecchio che ci pensavo a questa cosa delle tasse sul reddito procapite. ma tanto nessun politico la prende in considerazione...

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