16 dicembre 2007

Due leader cristiani in occidente

• Il repubblicano Huckabee lo dice chiaro: “La fede mi definisce”. E’ in ascesa, era un predicatore, è anche un fan dei Rolling Stones • Il liberal “San Barack” Obama spiega: “I laici sbagliano a chiedere ai credenti che entrano in politica di mettere da parte la religione”

New York. Mike Huckabee è il candidato alla Casa Bianca più giovane tra quelli in corsa per il Partito repubblicano. Barack Obama lo è in assoluto. Entrambi sono in grande ascesa nei sondaggi e sono accreditati di una vittoria a sorpresa contro Rudy Giuliani, Mitt Romney e Hillary Clinton. Questa settimana il conservatore Huckabee è sulla copertina del liberal New York Times magazine. Il liberal Obama, disegnato e vestito da monaco francescano, è sulla copertina del neoconservatore Weekly Standard sotto il titolo “San Barack d’Iowa”. Entrambi stanno conducendo una campagna elettorale da leader cristiani. Huckabee esplicitamente, Obama evitando di dirlo.
In America Dio è sulla bocca di tutti, specie dei politici in corsa per la Casa Bianca. L’Economist ha scritto che “Hillary Clinton fa più riferimenti a Dio di quanti ne faccia un normale vescovo europeo”, Mitt Romney è riuscito finalmente a farsi accettare come leader nazionale nel momento esatto in cui ha affrontato il tema della “sinfonia delle fedi” che sta alla base della religiosità americana. Ogni fondamentale passaggio politico della storia americana, dall’abolizione della schiavitù al diritto di voto per le donne, dal proibizionismo alla lotta contro la segregazione razziale, è stato plasmato da una speciale miscela di idee liberali e sentimenti religiosi. La moralità cristiana e l’influenza della fede nella vita pubblica americana è stata colta perfettamente da Alexis de Tocqueville nel suo ancora oggi insuperabile “Viaggio in America” della prima metà dell’Ottocento: “Appena sono arrivato negli Stati Uniti la prima cosa che ha colpito la mia attenzione è stata l’aspetto religioso del paese e più ci sono rimasto più ho percepito le grandi conseguenze politiche derivanti da questo stato delle cose. In Francia avevo quasi sempre visto lo spirito della religione e lo spirito della libertà marciare nella direzione opposta. In America li ho trovati intimamente uniti e alla guida, insieme, dello stesso paese”.
Su questa scia sono stati moltissimi i politici americani di primo piano, in particolare del Partito democratico, che hanno puntato sulla carta religiosa. William Jennings Bryan, sconfitto tre volte alle elezioni presidenziali a cavallo tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo, è stato uno dei grandi sostenitori, con motivazioni religiose, del proibizionismo e della lotta all’evoluzionismo darwinista. L’insegnante di catechismo Jimmy Carter è stato il primo presidente cristiano rinato ed evangelico. Così via, fino a George W. Bush, il quale nel 1999 disse che “Gesù” era il suo filosofo politico preferito.
In questo ciclo elettorale, però, si nota qualcosa di nuovo. Due giovani candidati con buone chance di vincere le primarie dei rispettivi partiti, Huckabee e Obama, si candidano appellandosi direttamente ai valori, alle battaglie e alle parole cristiane. “C’è un’overdose di pietà pubblica”, ha notato il neoconservatore laico Charles Krauthammer ieri sul Washington Post.
“La fede non si limita a influenzarmi – recita uno spot televisivo del predicatore Huckabee, oggi in testa nei sondaggi in Iowa – piuttosto mi definisce. Non mi devo alzare tutte le mattine e chiedermi in che cosa ho bisogno di credere. Noi crediamo in alcune cose, sosteniamo alcune cose e viviamo o moriamo per queste cose”. Lo spot si conclude con una scritta in maiuscolo che dice: “Un leader cristiano”.
Barack Obama ha aperto la sua recente manifestazione con la star televisiva Oprah Winfrey con queste parole: “Rendiamo grazie e onoriamo Dio. Guardate che bel giorno che ha creato il nostro Signore”.
Huckabee e Obama conducono una campagna elettorale molto simile, ciascuna delle quali è influenzata dalle rispettive esperienze religiose, cristiano-conservatrice per il repubblicano, vicina alla teologia della liberazione per il democratico. Huckabee è egli stesso un predicatore e, prima di diventare governatore dell’Arkansas, ha guidato una grande congregazione battista del sud. Obama, invece, è un seguace di Jeremiah Wright, l’incendiario predicatore nero della Trinity United Church of Christ di Chicago. E ama ricordare che “Abramo Lincoln, Martin Luther King e la maggioranza dei grandi riformatori americani non erano soltanto motivati dalla loro fede, ma hanno anche usato il linguaggio religioso per sostenere le loro cause”.
La cosa interessante è che la loro pronunciata religiosità non li ha relegati agli estremi dei rispettivi schieramenti. Huckabee è il volto simpatico e rassicurante della destra religiosa, non usa i toni arrabbiati e apocalittici degli ormai anziani leader del movimento, non spaventa, non fa battute e gli piace il rock, soprattutto quello considerato satanico dei Rolling Stones (“Sono favorevole alla divisione tra church and stage, tra chiesa e palco”). Obama dice con naturalezza ed eleganza cose che pronunciate da qualcun altro farebbero saltare parecchi progressisti dalla sedia: “I laici sbagliano a chiedere ai credenti di mettere da parte la religione se entrano in politica. E’ un’assurdità, la nostra legge è per definizione la codificazione della morale, gran parte della quale è radicata nella tradizione giudaico-cristiana”. Entrambi conducono battaglie contro gli anni Sessanta. Huckabee li considera il male assoluto per la celebrazione della cultura della pillola anticoncezionale, del sesso gay, dell’amore libero e delle droghe. Obama li giudica come la fonte primaria dell’attuale scontro ideologico e della guerra culturale che vorrebbe superare.
Magari nessuno dei due vincerà le primarie, ma la loro discesa in campo da leader cristiani sta già cambiando la natura delle due coalizioni politiche. Il solidarismo cristiano di Huckabee, così come quello di Bush, comincia a convincere i conservatori che l’intervento dello stato a favore delle classi più deboli non è un’eresia dei principi conservatori. La compassione religiosa di Obama, invece, indica ai liberal una piattaforma programmatica e ideale per riconquistare l’elettorato evangelico.
(Il Foglio 15/12/2007)

13 dicembre 2007

Cultura dell'anticristo /2

A FIRENZE L’ULTIMO EPISODIO DI UNA FESTA « SVUOTATA »
Gesù non c’entra col Natale. Parola di maestra intelligente

di Marina Corradi (Avvenire - 13/12/2007)

U n padre fiorentino scrive sbigottito al Giornale:
la maestra di mio figlio, che fa la quarta elementare, ha detto ai bambini di fare un disegno sul Natale.
Mio figlio si è messo a a disegnare la Natività ma la maestra glielo ha impedito. A noi genitori la maestra ha poi detto che sarebbe «una scemenza» associare la nascita di Cristo al Natale, e che in questo modo si rischierebbe di offendere il sentimento religioso dei non cristiani. La storia raccontata da questo padre introduce una variante sul tema, non nuovo e ripetuto, dei presepi proibiti nelle scuole per «non offendere» i fedeli di altre confessioni. Infatti, la prima obiezione della maestra fiorentina sarebbe stata ancora più radicale: è «insensato» associare la nascita di Gesù al Natale. Natale dunque, pare di capire, come una festa che ormai prescinderebbe totalmente dalla memoria di ciò che viene in quel giorno ricordato. Ci sarebbe dunque un 25 dicembre che 'una volta' celebrava la nascita di Gesù Cristo in Palestina. Ma ormai così sbiadita sarebbe questa tradizione, che la festa è diventata semplicemente un’amabile convenzione condivisa: si fa l’albero, si mangia il panettone e ci si scambiano regali, perché così si usa, ma niente a che vedere con quell’antica assurda storia di un neonato in una mangiatoia. Presumiamo che questo volesse dire quella maestra, se davvero ha detto che associare il Natale a Gesù è «una scemenza». Una tesi surreale, certo, ma che contiene in sé, radicalizzato, un pensiero che si va diffondendo. Il Natale cristiano – e sul copyright originario della ricorrenza non ci sono dubbi – se ci guardiamo intorno, appare spesso come un guscio svuotato. C’è un parlare assordante del Natale in tv, nei negozi, e fra noi; ma discorriamo di strenne, di vacanze, di tacchini.
Dell’evento di quel giorno – istante che taglia e rivoluziona la storia – di quello taciamo, e spesso anche fra cristiani. È rimasto, e anzi s’è gonfiato in una massa ipertrofica, tutto il contorno della festa: ma è il nucleo, il centro di gravità che sembra mancare. La maestra di Firenze, con la sua affermazione apparentemente strabiliante, avrebbe estrinsecato ciò che galleggia sotto le parole in questi nostri giorni annegati nei pandori e nei babbi natale. Abbiamo sentito un sociologo alla radio teorizzare di un Natale trasformato in una «festa della bontà», che non darebbe fastidio agli islamici e agli altri. Il brillante studioso ha sintetizzato lo stesso spirito dei tempi espresso dalla maestra fiorentina: facciamo festa il 25 dicembre, ma Gesù Cristo, che c’entra? Ora, ciascuno a casa sua festeggia ciò che vuole, Allah, Hare Krishna, come meglio crede. Ma c’è un accento di violenza nella piccola storia del bambino fermato con la matita per aria mentre sta per disegnare la cometa. Disegna ciò che vuoi: alberi, Santa Claus, renne, ma Gesù Bambino, no. Quello non c’entra. Quello è una vecchia fiaba, di cui vogliamo dimenticarci – che fiaba assurda poi, un Dio che nasce da una donna, e vergine anche, e in una stalla. La Festa della Bontà è laica e illuminata, corretta e multietnica. Non vuol dire niente, quindi non dà fastidio a nessuno: ma incentiva positivamente i consumi.

Piccolo, togli quella sciocca stella e l’asino e il bue. Cancella. Il mix di politically cor­rect e di un acido neo-oscurantismo dei lumi si vanta di non tollerare censure, ma con un’eccezione. Quel Bambino in una culla di paglia non lo vuole vedere. Che resti pure il contorno della festa, le lumi­narie e le cornamuse e l’abbacchio. Ma, quel nucleo, quell’oscuro centro di gra­vità di duemila anni di storia, quello no.
Bambini, da bravi, disegnate le renne.
[commento di Padre Livio: "Bambini, disegnate le corna alla maestra!"]

Cultura dell'anticristo /1

È Natale, che "scemenza" parlare di Gesù

di Walter Vecchi (Il Giornale - 12/12/2007)

Caro Direttore,
sono un Vostro lettore «da sempre» ed invio la presente per segnalarvi quello che a mio avviso, è un fatto molto grave avvenuto in questi giorni nella scuola elementare Villani di Firenze, ove mio figlio Alessandro di anni 9 frequenta la classe IV C.
La maestra di disegno ha nei giorni scorsi invitato gli alunni a fare un disegno che rappresentasse il Natale e mio figlio si stava quindi accingendo a rappresentare la «Natività di Cristo» quando è intervenuta detta maestra «vietando» al bambino di disegnare «Gesù bambino».
Mio figlio è rimasto molto amareggiato da questa vicenda, anche perché non è riuscito a comprendere la ragione di tale assurdo divieto ed ha riferito il proprio turbamento a noi genitori.
Pensando l'incidente si fosse verificato per un equivoco, mia moglie si è quindi recata personalmente a parlare con la maestra di disegno ma questa, appresa la ragione del colloquio, si è «inalberata» affermando che sarebbe «una scemenza» (testuali parole) voler rappresentare la nascita di Gesù Cristo ed associarla al Natale (ma a cos'altro andrebbe associato il Natale? Al solstizio di inverno?), poiché in tal modo si rischierebbe di offendere il sentimento religioso di chi non è cristiano.
In ogni caso, a detta della maestra di disegno medesima, le insegnanti sarebbero obbligate ad impedire qualsivoglia rappresentazione religiosa, anche nei disegni e addirittura gli insegnanti di «Religione» non potrebbero parlare di Gesù Cristo agli alunni. Richiesta di indicare quale mai fosse la norma cui faceva riferimento, la maestra medesima ha girato le spalle e se ne è andata senza neppure salutare.
Il giorno dopo, anche l'insegnante di Italiano è intervenuta in classe sull'argomento, dicendo agli alunni che «le maestre sono stufe delle “scemenze” delle loro mamme».
Non ho parole per commentare l'accaduto. Non condivido che nelle nostre scuole il Natale non sia più rappresentato come quando ero bambino io (quarant'anni fa) con recite e canti dedicati alla nascita di Gesù, ma ritengo che costituisca un vero atto di violenza morale impedire ad un bambino di 9 anni di rappresentare in un disegno la Natività, specie in un disegno che la maestra stessa ha detto doveva essere dedicato al Natale e portato a casa dalle rispettive famiglie.

04 dicembre 2007

Un formidabile weekend da Papa

Dopo la pubblicazione della “Spe Salvi”, Ratzinger detta la sua agenda Critica il relativismo dell’Onu prima di recarsi al Palazzo di Vetro, sfida il mito del progresso e chiede un’autocritica al cristianesimo moderno
Il nichilismo “corrode la speranza nel cuore dell’uomo, inducendolo a pensare che dentro di lui e intorno a lui regni il nulla: nulla prima della nascita, nulla dopo la morte”. Così Benedetto XVI nell’omelia per i Primi vespri d’Avvento pronunciata sabato, terza formidabile tappa del weekend forse più intenso del suo pontificato, iniziato con la presentazione della “Spe Salvi”, proseguito con le bordate al “relativismo” delle Nazioni Unite contenute nel discorso di sabato alle ong cattoliche e concluso domenica con l’Angelus, in cui ha sintetizzato: “Lo sviluppo della scienza moderna ha confinato sempre più la fede e la speranza nella sfera privata e individuale, così che oggi appare in modo evidente, e talvolta drammatico, che l’uomo e il mondo hanno bisogno di Dio”, perché la storia va “rievangelizzata e rinnovata dall’interno”. L’Avvento per la chiesa è l’inizio del nuovo anno, e sul filo della metafora temporale si potrebbe ben dire che Ratzinger non si fa dettare l’agenda da nessuno ma anzi, come un Papa rinascimentale, è lui a stabilire il calendario: ora ha deciso che è tempo di sfidare la modernità opponendo al suo nichilismo “il futuro luminoso dell’uomo e del mondo”. Frammenti di una battaglia culturale di lungo periodo, che si intrecciano con l’agenda diplomatica. Il prossimo 18 aprile Benedetto XVI varcherà la soglia del Palazzo di vetro, e il suo discorso alle ong non ha risparmiato critiche alle politiche di alcune organizzazioni dell’Onu: “Spesso il dibattito internazionale appare segnato da una logica relativistica che pare ritenere, come unica garanzia di una convivenza pacifica tra i popoli, il negare cittadinanza alla verità sull’uomo e sulla sua dignità”, ha detto. Criticando inoltre una “concezione del diritto e della politica, in cui il consenso tra gli stati, ottenuto talvolta in funzione di interessi di corto respiro o manipolato da pressioni ideologiche, risulterebbe essere la sola e ultima fonte delle norme internazionali”. Temi del resto non nuovi: Ratzinger in un intervento del 2000 aveva attaccato con durezza le conferenze del Cairo e di Pechino, proprio in quanto lasciavano “trasparire una vera e propria filosofia dell’uomo nuovo e del mondo nuovo”. Lo stile del Pontefice è però noto: preferisce la proclamazione delle verità essenziali all’esercizio della mera diplomazia e del dialogo solo formale. Analogamente, a Ratisbona aveva scelto di affrontare il tema dell’islam e della violenza religiosa poco prima di recarsi in Turchia. Da allora, Benedetto XVI va impostando l’agenda del dialogo “senza ignorare o minimizzare le nostre differenze di cristiani e musulmani” – come ha risposto, per il tramite del segretario di stato Tarcisio Bertone, alla lettera delle 138 “guide islamiche” – e recuperando il cardinale Jean-Louis Tauran alla guida del pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, pur senza rimettere completamente il Vaticano sul binario ecumenico del periodo wojtyliano. Anche sull’Onu, come per Ratisbona, l’impressione è che il Papa abbia approfittato per mandare un “promemoria” al segretario Ban Ki-moon.
Ci sono poi i tempi di una verifica interna alla chiesa. Non sono sfuggiti alcuni passaggi chiave della “Spe Salvi”, in cui si parla di necessità di autocritica anche per i cristiani: “Bisogna che nell’autocritica dell’età moderna confluisca anche un’autocritica del cristianesimo moderno”. Un programma di revisione radicale, che ha fatto ipotizzare al vaticanista del Corriere della Sera, Luigi Accattoli, una sorta di “mea culpa di nuovo tipo”, destinato a fare i conti con il lungo periodo storico in cui i cristiani si sono mostrati troppo acquiescienti con la secolarizzazione, fino a rendere la fede marginale e quasi inutile. Una colpa – sostiene il Papa nell’enciclica – che ha avuto l’effetto nefasto di abbandonare il mondo a se stesso: con la fede “orientata soprattutto verso la salvezza personale dell’anima”, mentre “la riflessione sulla storia universale, invece, è in gran parte dominata dal pensiero del progresso”.

(il Foglio - 04/12/2007)

11 novembre 2007

La Moschiesa

Perplessità per la decisione di fare di una parrocchia anche una moschea

Dalla terra veneta un nuovo dolore per i cattolici semplici: la Moschiesa di Paderno. Don Aldo Danieli, di concerto col Centro islamico di Treviso, ha trasformato la parrocchia in un ircocervo: per sei giorni chiesa, per un giorno moschea, a disposizione dei musulmani della zona. Quindi a Paderno il venerdì non sarà più il giorno della Passione di Cristo ma quello della preghiera in direzione della Mecca. Non conosciamo il teologo di riferimento di don Aldo ma siccome Paderno è frazione di Ponzano e Ponzano è il comune della Benetton avanziamo l’ipotesi che la prima ispirazione derivi da Oliviero Toscani, l’autore della indimenticata campagna pubblicitaria “United Colors”. Stavolta però l’indifferentismo non è applicato alle cromie cutanee bensì a qualcosa di più intimo e fondante: alle credenze religiose. “Preferisco i musulmani che pregano ai cristiani che bestemmiano” ha detto don Aldo ai parrocchiani esterrefatti. Passando in un balzo dalla linea Toscani alla linea Amato, il ministro secondo il quale è preferibile il velo alle veline. Purtroppo tutto questo non è cristiano, non è cattolico, non è evangelico. Gesù dopo la Resurrezione si presenta agli apostoli e usando il modo imperativo dice: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato”. In quell’estremo frangente, pochi istanti prima dell’Ascensione, il Figlio di Dio non spreca le sue ultime parole terrene per spingere sul tasto della morale (a prendersela coi bestemmiatori e con le ballerine basta qualunque fariseo) ma su quello della verità. Andate, predicate, battezzate. A questo sono tenuti gli apostoli e a questo sono tenuti ovviamente i preti. Pertanto don Aldo deve certamente aprire la chiesa di Paderno ai musulmani, ma non per lasciarli nell’oscurità bensì per illuminarli circa la divinità di Cristo. Senza questa persuasione non è possibile il battesimo, che prevede la formula trinitaria “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Il prete che non fornisce gli strumenti della salvezza ai suoi fratelli è colpevole di mancanza di carità nei loro confronti. Può fallire, certo, e anche questo è previsto da Gesù nel Vangelo (Luca 10), quando esorta i discepoli ad allontanarsi dai refrattari con un gesto sublime, scuotendo la polvere dai propri calzari. Ma ci deve provare.
(Il Foglio 10/11/2007)

Le Crociate, crogiolo d'Europa?

di Franco Cardini

Le crociate non sono mai state "guerre di religione", non hanno mai mirato alla conversione forzata o alla soppressione degli infedeli. Eccessi e violenze compiuti nel corso delle spedizioni - che ci sono stati e non vanno dimenticati - debbono tuttavia esser valutati nel quadro della normale ancorché dolorosa fenomenologia degli eventi militari e sempre tenendo presente che alcuna ragione teologica li ha giustificati. La crociata corrisponde a un movimento di pellegrinaggio armato lentamente affermatosi e sviluppatosi nel tempo - fra XI e XVIII secolo - che dev'essere inteso inserendolo nel contesto del lungo incontro fra la Cristianità e Islam, che ha prodotto positivi risultati culturali ed economici (come si giustifica altrimenti la notizia di frequenti amicizie e addirittura alleanze militari tra cristiani e musulmani nella storia delle crociate?).

L'"ideologia" della crociata si è affermata e costruita lentamente, a partire dal diritto canonico del Duecento, per consolidarsi solo in età moderna alla luce delle lotte tra Europa cristiana e turchi ottomani. La polemica illuminista contro le crociate nel nome della tolleranza religiosa - ha fatto sì che le crociatesiano state considerate, a torto, antenate delle guerre di religione e delle guerre ideologiche.
Un contributo alla chiarificazione è giunto adesso dal libro di L'invenzione delle crociate (ed. Einaudi) di Cristopher Tyerman, medievista dello Hertford College di Oxford. Egli non dimostra certo che le crociate non sono ami esistite: si limita a far capire come, nel corso del primo secolo di quello che noi oggi usiamo definire "movimento crociato", esso non vi fu; né vi fu niente di quella che noi siamo soliti definire "idea di crociata". La spedizione - in parte pellegrinaggio, in parte campagna militare - conclusasi nel 1099 con la conquista di Gerusalemme da parte di alcune migliaia di cavalieri, di armati e di pellegrini provenienti dall'Europa occidentale, condusse certo alla formazione di una monarchia feudale nel territorio silopalestinese - il "regno franco di Gerusalemme" - e fu salutata fin dal suo nascere da un talora disorientato entusiasmo, ma non fondò alcuna consuetudine.
Non c'era la crociata. C'erano e cruce signati, coloro che avevano partecipato alla spedizione, si erano impegnati a farlo con una promessa solenne e per questo recavano ben in vista sulle loro vesti il simbolo dfella croce secondo una tradizione ch'era già tipica del pellegrinaggio. Ma la parola "crociata" non esisteva, e si sarebbe dovuto aspettare le fine del medioevo perché divenisse d'uso comune. La cosiddetta "seconda crociata" si mosse dall'Europa solo circa mezzo secolo dopo la prima: la distanza d'una vita umana media, all'epoca. Nessuna tradizione "crociata" si stabilì quindi, né allora, né più tardi. Solo nel corso del Duecento il papato assunse la gestione del movimento, che aveva ancora nomi incerti: iter, peregrinatio, expeditio, più tardi passagium,poi ancora negotium crucis e crux cismarina ("croce pellegrina" l'avrebbe chiamata un poeta italomeridionale del tempo di Federico II, Rinaldo d'Aquino).
Fu per successivi passaggi, per ulteriori "successive approssimazioni", che si arrivò a un diritto della crociata, a una sua dusciplina canonistica e fiscale, a un suo allargarsi anche degli obiettivi: dalla conquista (o riconquista)dei Luoghi Santi a spedizione militare contro i nemici musulmani, poi contro i "pagani" in genere, quindi contro i cristiani eretici, infine contro i nemici politici della Santa Sede. Per un paradosso abbastanza impressionante, la crociata assunse forma giuridica e "massmediale" definitiva solo quando ormai le speranze di riconquistare Gerusalemme erano ormai state abbandonate, e si espresse soprattutto - fra XV e XVIII secolo - contro i turchi ottomani. In tal modo si può dire che apologeti e propagandisti prima, storici poi, concorsero in un arco di tempo durato più di mezzo millennio alla costruzione di una "ideologia" che venne chiarita e articolata addirittura attraverso una nutrita trattatistica, ma che rispetto agli eventi del 1095-1099 che per noi stanno a fondamento della crociata ha tutti i caratteri della manipolazione e della "eterogenesi dei fini".
Il tyerman mostra come nell'Europa tardo medievale e protomoderna si costruisse una talora confusa, sempre comunque duttile e dinamica "cultura della crociata", che dal diritto passò alla letteratura, alla musica, alle arti, alla propaganda popolare, al sentire comune, alimentandosi di gesti, di riti, di tradizioni: sino alle polemiche illuministiche e al revival romantico che consacrò la crociata al mondo dei presupposti delle avventure colonialistiche, con tutto il loro bagaglio culturale che sarebbe andato a costruire l'esotismo; e a più recenti e più scopertamente strumentali revivals politici, come quelli durante le due guerre mondiali o la guerra civile di Spagna del 1936-39. Ma la parola "crociata", che avrebbe riempito di sé i secoli successivi, non venne poi neppure pronunziata in quel lungo periodo che da Goffredo di Buglione giunge fino a San Luigi, e che noi continuiamo a immaginare "l'età della crociata" per eccellenza.
Proprio questo è ciò che c'interessa di più in questa sede. Che rapporto c'è fra l'idea di crociata, il movimento crociato e la costruzione dell'identità europea? é stato scritto che le spedizioni crociate furono la prima guerra comune degli europei contro un nemico esterno. In un certo senso, è vero. Ed è anche vero che la crociata presiedette in qualche maniera anche al nascere e all'articolarsi del sentimento nazionale, primo vagito dell'Europa come "arcipelago di nazioni" consce delle loro reciproche distinzioni eppur ben consapevoli dell'unità culturale che le teneva insieme, la fede cristiana e l'eredità romana. Una fonte cronistica peraltro un po' dubbia sostiene che alla partenza per la cosiddetta "terza crociata", alla fine del XII secolo, i guerrieri-pellegrini si servirono come contrassegno di croci di differente colore: rossa i francesi, bianca gli inglesi, verde i fiamminghi. Più tardi, fra XV e XVI secolo, le "leghe sante" presiedute di solito dal papa unirono gli stati europei nel comune sforzo contro i turchi. Da questo punto di vista, il "congresso di mantova" del 1460, voluto da Pio II, fu uno degli atti di nascita dell'Europa moderna. Una realtà, questa da non intendersi in senso totalizzante: le crociate non "fecero l'Europa", che fra l'altro affonda le sue radici in due scismi, quello "d'Oriente" dell'XI secolo e la Riforma del XVI. Ma l'Europa, va caratterizzata da e per quel che unisce gli europei, o per quello che, se non proprio li divide, quanto meno li distingue?
Anche questo è argomento di riflessione necessaria.

Chi è questi che viene da Edom?

«Chi è questi che viene da Edom?

Egli da solo ha pigiato l'uva nel torchio.

Vi giunse uno che parlò della vergogna di Gerusalemme
e dei luoghi sacri profanati;
Pietro l'Eremita, che flagellava con le parole,
e fra chi lo ascoltò alcuni erano buoni,
molti erano malvagi,
e molti non erano niente.
Come tutti gli uomini in qualsiasi luogo.

Alcuni partirono per amore di gloria,
altri perché erano infaticabili e curiosi,
alcuni rapaci e lussuriosi;
molti lasciarono il loro corpo agli avvoltoi della Siria,
o furono dispersi in mare lungo il viaggio;
molti lasciarono l'anima in Siria,
continuando a vivere immersi nel peccato;
molti tornarono indietro a pezzi,
ammalati, costretti all'elemosina,
trovando, giunti alla loro porta,
che uno straniero aveva preso possesso delle loro cose;
giunsero a casa screpolati dal sole dell'Est
e dai sette peccati capitali della Siria...

E a dispetto di tutto il disonore,
degli stendardi spezzati, delle vite spezzate,
della fede spezzata in un luogo o in un altro,
c'era qualcosa che essi lasciarono,
ed era più che i racconti
di vecchi nelle sere d'inverno.
Solo la fede poté aver fatto quanto in ciò vi era di bene:
l'integra fede di pochi,
la fede parziale di molti.
Non avarizia, lascivia, tradimento,
invidia, accidia, gola, gelosia, superbia:
non queste cose fecero le crociate,
ma furono queste cose che le disfecero.

Ricordate la fede che trasse gli uomini dai loro focolari
al richiamo di un predicatore errante.
La nostra è un'età di virtù moderata,
e di vizio moderato,
in cui gli uomini non deporrannno la croce
perché mai l'hanno presa.
Eppure nulla è impossibile: nulla
agli uomini di fede vera.
Rendiamo quindi perfetta la nostra volontà.
O Dio aiutaci.»

Thomas S. Eliot
(dal VII Coro de "La Rocca")

09 novembre 2007

SPERPERO DELLA NOSTRA IDENTITA'

CHINA FATALE. NESSUNO CI CHIEDE DI ABBRACCIARLA

di CARLO CARDIA (l'Avvenire 9/11/2007)

Dagli Stati Uniti viene la proposta di togliere dalla datazione l’acronimo d.C. (perché il riferimento a Cristo offenderebbe chi è ­musulmano, o di altra religione) e sostituirlo con e.c. (era comune). In Gran Bretagna una scuola avrebbe indotto gli alunni e le loro famiglie a praticare per un giorno costumi musulmani: uso del chador per le ragazze, separazione tra ragazze e ragazzi, tra uomini e donne siano genitori o insegnanti. Però, alunni, docenti e genitori, erano per il 90 per cento di religione cristiana.
Questi gli ultimi segni di una china fatale che l’Occidente sta vivendo in tema di multiculturalità.
I precedenti più prossimi sono noti. In Italia, un alto tribunale ha perdonato due genitori per le percosse inflitte alla figliola Fatima perché la tradizione da cui provengono le giustificherebbe. In Germania, un giudice ha diminuito drasticamente la pena a chi aveva commesso violenza carnale perché la sua tradizione sarda legittimerebbe in qualche modo la prevaricazione sulla donna. A differenza che in passato, né a Roma né a Berlino si è trovato un giudice vero, cioè equo e umano.
Io credo si debba riflettere su un elemento importante. Siamo di fronte ad una china fatale che nessuno ci chiede di percorrere, a una condanna che ci infliggiamo da soli, come presi da una bramosia di anonimato che oscura tante cose, persi in un orizzonte di autopunizione nel quale ci rinchiudiamo. La nostra storia, le grandi svolte spirituali che ci hanno fatti come siamo, che hanno cambiato il mondo e il genere umano, tutto ciò può essere nascosto, messo nell’angolo, per ignavia o per paure inesistenti.
In questo modo, facciamo tutto il contrario di ciò che la multiculturalità potrebbe essere, cioè molteplicità e ricchezza, incontro di identità e confronto di valori. Il messaggio di Gesù è ­grande e decisivo per i cristiani, ma è ­rispettato, ascoltato in tutto il mondo, come abbiamo potuto vedere negli incontri che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno avuto e hanno con i leader religiosi del pianeta. A loro volta, i cristiani rispettano i valori e le esperienze spirituali di altre religioni come un patrimonio che può portar frutti e benefici.
Dall’incontro tra le religioni può iniziare un cammino di cui non conosciamo le tappe e gli esiti, ma che interessa l’umanità intera. Ma nascondere, svilire, la storia e il ruolo di una religione o dell’altra, incontrarsi facendo finta che non abbiamo radici, tutto ciò non porta al dialogo interreligioso, porta a dialoghi finti, pone i presupposti di nuovi conflitti.
Concepire il dialogo chiedendo a ragazze non musulmane di indossare il chador ­avvilente, toglie autenticità al rapporto interpersonale, impedisce una vera conoscenza reciproca. Così come legittimare pratiche violente con le tradizioni culturali vuol dire tornare indietro di secoli, fare del diritto uno strumento di legittimazione del più forte, anziché di affinamento del costume sociale. La multiculturalità è ­stravolta, finisce con l’offendere quei principi religiosi che gli uomini avvertono e sentono nella propria coscienza.
Di fronte a tanti fatti preoccupanti, a scelte distorte che trasformano le nostre società in terreni di battaglia,­ necessaria una presa di coscienza da parte di tutti. Nell’incontro leale, che si realizza con la propria autenticità religiosa, si constata quante cose abbiamo in comune e si percorre una strada che stempera gli errori del passato.
Ma un incontro mimetizzato­ è inficiato dall’ipocrisia, dal nascondimento. Celando i segni del cammino spirituale dell’umanità ci si adagia ad una visione piatta della persona, della sua storia, delle sue idealità, si aggiunge un piccolo tassello a una concezione nichilista che mortifica e umilia. A questa concezione si può rispondere con un atto di fiducia nell’essere umano, e nella sua capacità di vivere con gli altri nel rispetto delle rispettive religioni e identità culturali.

08 novembre 2007

24 luglio 2007

Ancora inutili stragi

BENEDETTO XVI

ANGELUS

Lorenzago di Cadore (Belluno)
Domenica, 22 luglio 2007

Cari fratelli e sorelle!

In questi giorni di riposo che, grazie a Dio, sto trascorrendo qui in Cadore, sento ancor più intensamente l'impatto doloroso delle notizie che mi pervengono circa gli scontri sanguinosi e gli episodi di violenza che si verificano in tante parti del mondo. Questo mi induce a riflettere oggi ancora una volta sul dramma della libertà umana nel mondo. La bellezza della natura ci ricorda che siamo stati posti da Dio a "coltivare e custodire" questo "giardino" che è la Terra (cfr Gn 2, 8-17): e vedo come realmente voi coltivate e custodite questo bel giardino di Dio, un vero paradiso. Ecco, se gli uomini vivono in pace con Dio e tra di loro, la Terra assomiglia veramente a un "paradiso". Il peccato purtroppo rovina sempre di nuovo questo progetto divino, generando divisioni e facendo entrare nel mondo la morte. Avviene così che gli uomini cedono alle tentazioni del Maligno e si fanno guerra gli uni gli altri. La conseguenza è che, in questo stupendo "giardino" che è il mondo, si aprono anche spazi di "inferno". In mezzo a questa bellezza non dobbiamo dimenticare le situazioni nelle quali si trovano, a volte, dei nostri fratelli e delle nostre sorelle.

La guerra, con il suo strascico di lutti e di distruzioni, è da sempre giustamente considerata una calamità che contrasta con il progetto di Dio, il quale ha creato tutto per l'esistenza e, in particolare, vuole fare del genere umano una famiglia. Non posso, in questo momento, non andare col pensiero ad una data significativa: il 1° agosto 1917 - giusto 90 anni or sono - il mio venerato predecessore, Papa Benedetto XV, indirizzò la sua celebre Nota alle potenze belligeranti, domandando che ponessero fine alla prima guerra mondiale (cfr AAS 9 [1917], 417-420). Mentre imperversava quell'immane conflitto, il Papa ebbe il coraggio di affermare che si trattava di un'"inutile strage". Questa sua espressione si è incisa nella storia. Essa si giustificava nella situazione concreta di quell'estate 1917, specialmente su questo fronte veneto. Ma quelle parole, "inutile strage", contengono anche un valore più ampio, profetico, e si possono applicare a tanti altri conflitti che hanno stroncato innumerevoli vite umane.

Proprio queste terre in cui ci troviamo, che di per se parlano di pace, di armonia, della bontà del Creatore, sono state teatro della prima guerra mondiale, come ancora rievocano tante testimonianze ed alcuni commoventi canti degli Alpini. Sono vicende da non dimenticare! Bisogna fare tesoro delle esperienze negative che purtroppo i nostri padri hanno sofferto, per non ripeterle. La Nota del Papa Benedetto XV non si limitava a condannare la guerra; essa indicava, su un piano giuridico, le vie per costruire una pace equa e duratura: la forza morale del diritto, il disarmo bilanciato e controllato, l'arbitrato nelle controversie, la libertà dei mari, il reciproco condono delle spese belliche, la restituzione dei territori occupati ed eque trattative per dirimere le questioni. La proposta della Santa Sede era orientata al futuro dell'Europa e del mondo, secondo un progetto cristiano nell'ispirazione, ma condivisibile da tutti perché fondato sul diritto delle genti. È la stessa impostazione che i Servi di Dio Paolo VI e Giovanni Paolo II hanno seguito nei loro memorabili discorsi all'Assemblea delle Nazioni Unite, ripetendo, a nome della Chiesa: "Mai più la guerra!". Da questo luogo di pace, in cui anche più vivamente si avvertono come inaccettabili gli orrori delle "inutili stragi", rinnovo l'appello a perseguire con tenacia la via del diritto, a rifiutare con determinazione la corsa agli armamenti, a respingere più in generale la tentazione di affrontare nuove situazioni con vecchi sistemi.

Con nel cuore questi pensieri e questi auspici che questa sia sempre, come è adesso grazie a Dio, una terra della pace e dell'ospitalità, eleviamo ora una speciale preghiera per la pace nel mondo, affidandola a Maria Santissima, Regina della Pace.

06 giugno 2007

Pio XII, stop alla leggenda nera

L’intervento del Segretario di Stato Bertone ieri a Roma: «L’emergere di un giudizio negativo su Pacelli coincide con la nascita dello Stato d’Israele. Incomprensibile l’accusa di non essere intervenuto come dovuto per gli ebrei perseguitati»

Pio XII, stop alla leggenda nera

Lo storico Andrea Riccardi: «Il Laterano venne trasformato in un grande rifugio».
Giulio Andreotti: «Dovette far fronte a una serie di situazioni molto difficili»

Da Roma Giovanni Ruggiero (Avvenire - 6/5/2007)

Altre pagine, man mano che cadono i segreti degli archivi, sono scritte per sfatare, con i fatti e non con i miti, la leggenda nera di Pio XII. Andrea Tornielli, giornalista vaticanista, ne scrive oltre seicento attingendo per la prima volta all'Archivio della Congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari e, soprattutto, all'archivio privato della famiglia Pacelli. La sua biografia di questo Papa (Pio XII. Un uomo sul trono di Pietro, edito da Mondadori) è stata presentata a Roma da storici che hanno spiegato il meccanismo di confezionamento di questa leggenda e dal cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, per il quale questo falso mito ha avuto l'effetto di far dimenticare lo straordinario magistero di un Papa che fu il precursore del Concilio Vaticano II. Una congiura che rischia di «ridurre tutto il suo Pontificato alla questione sui presunti silenzi».
Di questi silenzi si è parlato. Furono veri silenzi? Il problema è proprio questo al centro del dibattito introdotto dal vicesindaco di Roma, Mariapia Garavaglia, e condotto da Bruno Vespa. Per Giulio Andreotti, che anche questo Papa ha visto da vicino, Pacelli «era di una personalità complessa che ha dovuto far fronte a una serie di situazioni molto difficili», che elencandole, potrebbero essere la preoccupazione di difendere la libertà del nostro Paese anche dopo i fatti bellici evitando la deriva per le nuove generazione verso ideologie diverse. Per lo storico Francesco Margiotta Broglio, i suoi furono silenzi eloquenti e «ridurre una personalità molto complessa e sfaccettata alla questione del silenzio non è fare un'operazione storica». La leggenda nera è antistorica, perché fonda, come poi dirà il cardinale Bertone, su quell'anacronismo che ogni storico denuncia, quando cioè si giudica la realtà di allora con gli occhi e con la mentalità di oggi.
C'è una tecnica per creare i falsi: quando lo storico usa i documenti senza rinunciare alle sue tesi di partenza. Gli americani la chiamano "serial citation", ricorda un giovane storico, Matteo Luigi Napolitano, che, invece loda Tornielli «che fa parlare le fonti da sole senza influenzare con la sua opinione quella dei lettori». Perché, dunque, la tesi del silenzio non regge? Perché, secondo Andrea Riccardi, questo Papa non si preoccupò tanto delle condanne pubbliche, «ma volle richiamare i principi, tenendo i contatti con la realtà e rischiando fino al limite», quando ad esempio il Laterano diventò una macchina clandestina enorme per salvare gli ebrei dalla persecuzione.
Questo Papa, insomma, non si preoccupò del giudizio che avrebbero dato gli storici. Lo sostiene chiaramente Bertone che, di tutti i Papi, dice: «Non parlano pensando a precostituirsi un'immagine favorevole per i posteri, sanno che da ogni loro parola può dipendere la sorte di milioni di cristiani, hanno a cuore la sorte degli uomini e delle donne in carne ed ossa, non il plauso degli storici». E così operò questo Papa che si muoveva con prudenza nell'ambito delle pubbliche denunce nell'interesse dei sofferenti stessi per non rendere più grave la loro situazione. Come del resto farà poi molti anni dopo Paolo VI nei confronti dei Paesi d'Oltrecortina, governati dal comunismo totalitario.
L'incomprensibile accusa a Papa Pacelli, per il cardinale Segretario di Stato, nasce in uno periodo storico ben preciso che va dall'agosto del 1946 all'ottobre del 1948, quando si formava lo Stato di Israele, «per non essere intervenuto come dovuto a favore degli ebrei perseguitati». In quegli stessi anni, però, Pio XII ricordò le persecuzioni di un antisemitismo fanatico scatenatosi contro il popolo ebreo (allocuzione del 3 agosto del 1946), ma anche i diritti di quanti già vivevano in Palestina e che attendevano anch'essi rispetto, attenzione, giustizia e protezione. «I giornali dell'epoca - dice il porporato - riferiscono ampiamente dello stato di tensione che in quella regione si stava manifestando ma, poiché non hanno voluto entrare n el merito dei ragionamenti e delle proposte di Pio XII, hanno cominciato a prendere posizione, chi per una parte e chi per l'altra, ideologizzando così una riflessione che si sviluppava in modo articolato ed attenta a criteri di giustizia, di rispetto, di legalità».
Bertone ricorsa Robert Kempner, magistrato ebreo e pubblico ministero al processo di Norimberga, che è il primo a riconoscere dopo l'uscita del "Vicario" di Hochhuth, che molto ha contribuito a formare la leggenda nera, che qualsiasi presa di posizione propagandistica della Chiesa contro il governo di Hitler sarebbe stata non solamente un suicidio premeditato, ma avrebbe accelerato l'assassinio di un numero ben maggiore di ebrei e di sacerdoti». Pacelli, ancora oggi, è stato definito da Hochhuth un "vigliacco demoniaco", ricorda Bertone, «mentre - aggiunge - ci sono storici fautori del pensiero unico anti-Pio XII che arrivano persino a dare del "brigatista pacelliano" a quanti non la pensano come loro osano manifestare un diverso pare su queste vicende».
Denunciare o agire? Fu questo il dilemma di Pio XII che però scelse di agire. «Non lamento, ma azione è il precetto dell'ora», compendia questa sua scelta. Bertone ricorda, ad esempio, come nel tentativo disperato di salvare più persone possibili chiese ai tedeschi che occupavano l'Italia nel 1943, di poter assumere 4.425 persone nella Guardia Palatina. Sarebbero state tutte persone strappate ai campi. È solo un episodio, ma Bertone è convinto che se gli storici indagheranno a fondo altri episodi verranno alla luce, come ad esempio la circostanza che questo Papa avesse preferito scrivere centinaia e centinaia di lettere alle persone più disparate, dove la denuncia del nazismo è ferma e il suo dolore per le vittime immenso.

05 giugno 2007

La Chiesa non ha paura della Verità

Don di Noto: pochissimi i sacerdoti condannati

«Preti pedofili? La chiesa non ha paura della verità»

di Lucia Bellaspiga (Avvenire 31/5/2007)

Il grido di centocinquanta milioni di bambini straziati dovrebbe spaccare la Terra. Invece fa poco rumore, la pedofilia, quasi nulla rispetto alla devastazione che lascia dietro di sé: un olocausto bianco che non risparmia nemmeno più i neonati nei loro primi giorni di vita. La piaga, dalla parte degli abusanti, non esclude nessuno: professionisti, medici, avvocati, professori... Anche insospettabili padri di famiglia, i cui figli hanno la stessa età dei bambini che loro comprano nei bordelli della Cambogia o di Cuba, usano e poi lasciano lì per il vizio di altri ricchi clienti: avanti il prossimo.
Fa troppo poco rumore, la pedofilia. Tant'è che tutto questo può avvenire, e alla luce del sole: basta "cliccare" - come si dice - in Internet per avere accesso a ogni "servizio". E tra i siti ce ne sono una marea che apertamente - ma soprattutto impunemente - fanno apologia di reato in nome di un aberrante "orgoglio pedofilo". È un crimine duro da debellare: da una parte le raffinate tecniche informatiche corrono veloci (un sito pedo-pornografico scompare nel giro di pochi minuti senza lasciare traccia, e non conosce confini geografici), dall'altra il giro di miliardi crea una rete internazionale organizzata e potente. È contro tutto questo che conduce la sua guerra don Fortunato Di Noto, il "prete antipedofilia" partito da Avola (Siracusa) per sferrare il suo attacco alle grandi lobby criminali: oggi vive sotto scorta (e sotto minaccia), dopo aver scovato in 15 anni - e denunciato alle polizie di tutto il mondo - 165mila portali pedopornografici.

Lei, un sacerdote, con l'associazione "Meter" è ormai la bandiera della lotta alla pedofilia. Come giudica le accusa alla Chiesa di proteggere i preti pedofili?
La Chiesa non ha alcuna paura di dire la verità: esistono anche preti pedofili, come esistono psichiatri pedofili, avvocati pedofili, giornalisti pedofili, panettieri pedofili o magistrati pedofili, ma non è che quindi tutta la magistratura è da mettere sotto accusa. Il problema non è una categoria ma l'uomo: la pedofilia esiste e può interessare abbienti o poveri, analfabeti o docenti universitari, in bassissima percentuale persino le donne. Ma a fronte di rarissimi casi di colpevolezza esistono invece centinaia di migliaia di suore e sacerdoti che spendono la loro vita per l'infanzia abbandonata, ai margini del mondo.

La Rai, per la trasmissione "Annozero" di Santoro, ha comprato un video dalla Bbc interamente ed esclusivamente dedicato ai preti pedofili: un modo discutibile di fare informazione...
A Santoro, attraverso la stampa, ho ricordato che la pedofilia non è un talk show da salotto ma qualcosa di terribile. Perché non fa un lavoro serio e non denuncia le potenti lobby pedocriminali sparse nel mondo? Gli do io le liste con tutti i nomi, e gliele do gratis, non ai prezzi della Bbc... Un'inchiesta vera deve colpire il problema al cuore, non basta occuparsi di una marginale minoranza: lo dice uno che alle autorità ha segnalato anche alcuni preti pedofili.

Che spessore ha realmente il fenomeno?
I dati ufficiali del Viminale parlano chiaro: il 30% degli abusanti sono conoscenti o partner occasionali della madre, il 19% familiari, poi vengono gli extrafamiliari: operatori della scuola, educatori dei circoli ricreativi, allenatori, eccetera, e solo in coda, per l'1%, sacerdoti o catechisti. In 20 anni le denunce in Italia a sacerdoti presunti pedofili sono una quarantina, di cui oltre la metà poi risultati innocenti. Se consideriamo che in Italia ci sono 40mila preti e che quasi tutti si occupano di accoglienza minori, di immigrazione giovanile, case famiglia, orfani, si capisce quanto il fenomeno sia percentualmente irrilevante...

Non lo è, però, dal punto di vista morale: da un religioso si pretende molto di più che da un laico. E quando sbaglia, a noi laici fa più impressione.
Quando ad abusare di un minore è un rappresentante della Chiesa, il crimine è ancora più orrendo perché in contrasto con la missione di chi dovrebbe agire in persona Christi, quindi va condannato senza riserve. Ma questi pochi casi - io ne ho incontrati tre su decine di migliaia di pedofili, e sempre ho trovato piena collaborazione dai vescovi - non devono far dimenticare la stragrande maggioranza di religiosi impegnati con dedizione nel mondo, spesso a costo della stessa vita. Ogni anno decine di missionari vengono trucidati perché proteggono le frange più deboli e indifese delle popolazioni, di questi però Santoro non parla mai. Così come del reale problema...

Quello della pedocriminalità.
Che è l'altra faccia della pedofilia: in Italia l'anno scorso sono scomparsi 1.698 bambini, dati della Polizia di Stato. E nel mondo 2 milioni di bambini ogni anno sono sfruttati a fini pedopornografici on-line. Per non parlare dei 380mila volti di piccoli entrati nel data-base delle Polizie e che nessuno sa rintracciare e salvare.

L'accusa alla Chiesa è di voler insabbiare. Qual è la sua esperienza al proposito?
La Chiesa ha sempre collaborato con le forze dell'ordine, anche nel recente orrendo caso di don Dessì, condannato a 12 anni di carcere. Però qualsiasi indagato ha diritto alla presunzione di innocenza finché non c'è una condanna, e un prete non fa eccezione. Comunque tutti i sacerdoti denunciati hanno sempre avuto il loro processo e, se condannati, sono stati sospesi a divinis e restituiti al laicato: è la Chiesa la prima a non poter accettare un crimine tanto disumano. Ma ricordo anche il calvario di preti ingiustamente accusati e riabilitati dopo immani sofferenze: don Govoni fu prosciolto quando ormai era morto di crepacuore. C'è invece un'altra realtà molto preoccupante: il dilagare di un ingiustificato e violento attacco alla Chiesa cattolica, ad esempio sui banner pubblicitari dei siti Internet, del tipo "tenete lontani i vostri figli dai preti...". Una pseudo-cultura senza alcun fondamento: chi fa quelle vignette non ha mai visto, come ho visto io, le vittime degli abusi, forse non sa che cosa vuol dire un piccolo violato a dieci giorni, una bambina lacerata per tutta la vita, se no non si metterebbe a giocare ma lavorerebbe con noi. Santoro lo sa che gli sportelli "Meter", che danno assistenza alle vittime, sono sostenuti dalla Cei?

Il video della Bbc è molto parziale, dunque inattendibile. Eppure è stato comprato, e con i soldi del contribuente...
Io non so quanto è stato pagato, ma con quei soldi la Rai poteva aiutare i centri in cui si recuperano le migliaia di bambini asiatici abusati dai turisti del sesso italiani. Quel video mostra un documento del 1962. Dico 1962: un documento «superato» nel 1983 e poi seguito da una serie di grandi evoluzioni, tra cui il discorso di Papa Wojtyla ai vescovi americani in cui parla senza mezzi termini di "crimini contro l'umanità", o il severissimo monito di Papa Ratzinger, che tra l'altro ha prolungato fino ai 28 anni di età della vittima il termine di prescrizione nella giustizia ecclesiastica...

Per lo Stato, invece, dopo 10 anni dall'abuso sul minore c'è la prescrizione: la si fa franca.
Appunto. La Chiesa è molto più severa.



04 giugno 2007

Papa Ratzinger blog: Il documentario della BBC dice il falso: ecco le prove!

Critica al video Bbc

Parole, parole
Quante «gaffe» in quel documentario

di Andrea Galli (Avvvenire - 2/6/2007)

Il documentario della Bbc è tendenzioso nell’impianto, falso in diversi punti, volto a offrire al telespettatore un quadro volutamente distorto del problema. In particolare:

– Presenta quattro storie estreme di sacerdoti accusati di abusi su minori, enfatizzandole, se possibile, con il racconto di dettagli disgustosi. Il che punta a suscitare il maggior sdegno possibile e contemporaneamente a far passare i quattro casi come esemplificativi del problema delle molestie sessuali su minori da parte di membri del clero. Il che è, da una parte, esagerato e, dall’altra, fuorviante.

– Nulla dice - neppure un accenno - sul problema della false accuse a sacerdoti e religiosi: è noto infatti che non si tratta di un fenomeno marginale, con l’inclusione di vicende sconvolgenti sulle quali altrove - vedi in Irlanda il caso di Nora Wall - si sta iniziando ad aprire gli occhi, anche per il clima di isteria ingeneratosi ai danni della Chiesa.

– Nulla dice inoltre del problema, ampiamente dibattuto in Usa e non solo, delle "recovered memories", ossia dei ricordi fatti affiorare nelle presunte vittime, in sedute psicoterapeutiche 20 o 30 anni dopo l’"accaduto", riguardo ad abusi subiti nell’infanzia e poi "rimossi". Si tratta di fonti di accusa ormai screditate dalla gran parte degli esperti, ma che hanno dato il via, tra gli anni ’80 e ’90, a numerosissime cause penali. Per quale obiettivo, è facile intuire.

– Nulla dice, appunto, delle enormi speculazioni economiche condotte in Paesi come gli Usa sul grave problema degli abusi sessuali. Facendo leva infatti sul sentimento di esecrabilità che per fortuna circonda questi delitti, in realtà si procede con l’attribuzione di episodi non documentabili a esponenti della Chiesa, individuata come ottima "mucca da mungere". Ovvero del boom di cause civili di risarcimento intentate contro una o l’altra diocesi, per fatti risalenti a 20, 30 o 40 anni prima, dove nel frattempo l’accusato è spesso addirittura deceduto.

– Lascia intendere che l’istruzione Crimen Sollicitationis (1962) avesse come oggetto la pedofilia, mentre trattava degli abusi collegati al sacramento della confessione, allorquando il sacerdote confessore approfitta della propria situazione per intessere relazioni sessuali con le o i penitenti. Un solo paragrafo cita il caso della pedofilia.

– Attribuisce alla stessa istruzione l’obiettivo di coprire gli abusi di sacerdoti su minori, imponendo su questi abusi una rivoltante coltre di segretezza, tale per cui chi rompe il segreto avrebbe comminata la pena della scomunica immediata. È vero invece l’opposto: il paragrafo 16 impone alla vittima degli abusi di «denunciarli entro un mese»; il paragrafo 17 estende l’obbligo di denuncia a qualunque fedele cattolico che abbia «notizia certa» degli abusi; il paragrafo 18 precisa che chi non ottempera all’obbligo di denuncia «incorre nella scomunica», da cui non può essere assolto fino a quando non abbia rivelato quello che sa o abbia seriamente promesso di farlo. Dunque non è scomunicato chi denuncia gli abusi ma, al contrario, chi non li denuncia. L’istruzione disponeva che i relativi processi si svolgessero a porte chiuse, a tutela della riservatezza delle vittime.

– Presenta come un documento segreto la lettera De delictis gravioribus, firmata dall’allora cardinale Joseph Ratzinger in qualità di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede il 18 maggio 2001, quando la lettera fu subito pubblicata negli Acta Apostolicae Sedis e figura da allora sul sito Internet del Vaticano.

– Lascia intendere al telespettatore che quando la Chiesa afferma che i processi relativi a certi delicta graviora, tra cui alcuni di natura sessuale, sono riservati alla giurisdizione della Congregazione per la Dottrina della Fede, intende con questo dare istruzione ai vescovi di sottrarli alla giurisdizione dello Stato e tenerli nascosti. De delictis gravioribus e Sacramentorum sanctitatis tutela (la lettera apostolica firmata da Giovanni Paolo II e di cui la Delictis gravioribus costituisce il regolamento di esecuzione) in realtà si occupano di fissare la competenza ecclesiastica su questa materia non ad un ufficio qualunque ma alla più importante Congregazione, quella per la Dottrina della fede, la quale agisce in questi casi in «in qualità di tribunale apostolico». In sostanza, questi documenti non si occupano affatto – né potrebbero, vista la loro natura – delle denunce e dei provvedimenti dei tribunali civili degli Stati. Quando i due documenti scrivono che «questi delitti sono riservati alla competenza esclusiva della Congregazione per la Dottrina della Fede» la parola «esclusiva» significa «che esclude la competenza di altri tribunali ecclesiastici» e non - come vuole far credere il documentario - che esclude la competenza dei tribunali degli Stati. Le due lettere dichiarano fin dall’inizio la portata e l’ambito proprio, che è quello di regolare questioni di competenza interna all’ordinamento giuridico canonico. L’ordinamento giuridico degli Stati semplicemente qui non viene evocato, perché è scontato che agisca secondo i propri canoni, sui quali nulla può e nulla potrebbe l’autorità ecclesiastica.

– La De delictis gravioribus, come già la Crimen sollicitationis, in nulla nega il principio secondo cui – fatto salvo il segreto della confessione – chi nella Chiesa venga a conoscenza di un reato giustamente punito dalle leggi dello Stato ha il dovere di denunciarlo alle autorità competenti. Secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica le autorità civili hanno diritto alla «leale collaborazione dei cittadini» (n. 2238): «la frode e altri sotterfugi mediante i quali alcuni si sottraggono alle imposizioni della legge e alle prescrizioni del dovere sociale, vanno condannati con fermezza, perché incompatibili con le esigenze della giustizia» (n. 1916).

– In generale, il documentario insinua a più riprese, specie nelle immagini ripetute e incombenti, una volontà e responsabilità di Joseph Ratzinger e del «Vaticano» nel coprire gli abusi dei sacerdoti, quando i pronunciamenti e i documenti su questa materia, a firma di Giovanni Paolo II prima e di Benedetto XVI poi, provano esattamente il contrario.

Nuovi messaggi da Medjugorje

Messaggio del 25 maggio 2007 (commento)
Cari figli, pregate con me lo Spirito Santo che vi guidi nella ricerca della volontà di Dio sul cammino della vostra santità. E voi che siete lontani dalla preghiera convertitevi e cercate, nel silenzio del vostro cuore, la salvezza della vostra anima e nutritela con la preghiera. Io vi benedico tutti ad uno ad uno con la mia benedizione materna. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.


Messaggio del 2 giugno 2007 ( Mirjana )
Cari figli, anche in questo tempo difficile l’Amore di Dio mi manda a voi. Figli miei, non abbiate paura, io sono con voi. Con totale fiducia datemi i vostri cuori perché io possa aiutarvi a riconoscere i segni di questi tempi nei quali vivete. Io vi aiuterò a conoscere l’amore di mio Figlio. Io, attraverso di voi, trionferò. Vi ringrazio!

Preghiera per Loreto

CON MARIA, IN DIALOGO CON GESÙ




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Maria, Madre del sì, tu hai ascoltato Gesù
e conosci il timbro della sua voce e il battito del suo cuore.
Stella del mattino, parlaci di Lui
e raccontaci il tuo cammino per seguirlo nella via della fede.


Maria, che a Nazareth hai abitato con Gesù,
imprimi nella nostra vita i tuoi sentimenti,
la tua docilità, il tuo silenzio che ascolta
e fa fiorire la Parola in scelte di vera libertà.


Maria, parlaci di Gesù, perchè la freschezza della nostra fede
brilli nei nostri occhi e scaldi il cuore di chi ci incontra,
come Tu hai fatto visitando Elisabetta
che nella sua vecchiaia ha gioito con te per il dono della vita.


Maria, Vergine del Magnificat,
aiutaci a portare la gioia nel mondo e, come a Cana,
spingi ogni giovane, impegnato nel servizio ai fratelli,
a fare solo quello che Gesù dirà.


Maria, poni il tuo sguardo sull’Agorà dei giovani,
perché sia il terreno fecondo della Chiesa italiana.
Prega perchè Gesù, morto e risorto, rinasca in noi
e ci trasformi in una notte piena di luce, piena di Lui.


Maria, Madonna di Loreto, porta del cielo,
aiutaci a levare in alto lo sguardo.
Vogliamo vedere Gesù. Parlare con Lui.
Annunciare a tutti il Suo amore.
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01 giugno 2007

Salmo 3

Signore, quanti sono i miei oppressori!
Molti contro di me insorgono.

Molti di me vanno dicendo:
«Neppure Dio lo salva!».

Ma tu, Signore, sei mia difesa,
tu sei mia gloria e sollevi il mio capo.

Al Signore innalzo la mia voce
e mi risponde dal suo monte santo.

Io mi corico e mi addormento,
mi sveglio perché il Signore mi sostiene.

Non temo la moltitudine di genti
che contro di me si accampano.

Sorgi, Signore,
salvami, Dio mio.

Hai colpito sulla guancia i miei nemici,
hai spezzato i denti ai peccatori.

Del Signore è la salvezza:
sul tuo popolo la tua benedizione.

Il rogo delle streghe cattoliche

Al nuovo oscurantismo secolarista i porno-pedo-media tracciano la rotta

Certo che esistono preti capaci di abusi sessuali, omosessuali e pedofili. Come esistono laici, in ogni settore della vita privata e della vita civile, capaci di ridurre a strumento il corpo di un altro. La differenza, semmai, sta nel fatto, segnalato da un’invettiva di Francesco Agnoli su queste colonne, che per i cattolici questo abuso è indubitabilmente peccato, mentre per la morale laica è sempre più difficile fissare un confine che divida un amore diverso da un’offesa all’umanità e ai diritti dell’altro, e in particolare del bambino o della bambina. In Olanda, accanto alla legislazione matrimoniale tra le più variegate e libere del mondo, è sorto in nome della libertà un partito che intende riabilitare il concetto e la pratica della pederastia. Nella tradizione greco-pagana e romana, prima del cristianesimo, l’amore e il libero desiderio per i fanciulli e le fanciulle erano d’altra parte uno dei codici poetici e filosofici nobili della vita associata. Ma ora il mondo di Lolita e del marchese De Sade rovescia il proprio libertinismo, sia nella sua versione letteraria alta sia in quella bassa, semplicemente morbosa e brutale, in una caccia alle streghe cattoliche, nel rogo ideologico di un’istituzione, il sacerdozio, che la Riforma protestante e gli spiriti protestanti del mondo moderno rigettano in nome del sacerdozio universale, nel quadro di un attacco illiberale ai sacramenti e alla tradizione della chiesa fondata da Gesù Cristo. Una campagna vergognosa la cui rotta è tracciata invariabilmente dai media pedo-pornografici, con le facce imbellettate e i capelli imbionditi dall’henné a testimoniare il diritto alla generalizzazione, alla diffamazione specifica, all’insinuazione, al delirio morboso che trasforma fatti precisi in fenomeni diffusi e fuori controllo, adombra complicità per ogni dove, punta in alto per attaccare il clero come tale e rimodellare la chiesa dall’interno secondo i dogmi fanatici della cultura secolarista. Primo dogma lo share. Siamo appena usciti dal Grande Fratello Pedofilo di Rignano Flaminio, non abbiamo ancora elaborato il lutto di un’indagine che ha fatto strame di persone umane e di bambini vessati dalle fobie adulte senza uno straccio di prova, in omaggio al culto morboso dell’antipedofilia militante, ed ecco che l’amore dovuto ai piccoli diventa strumento d’attacco calunnioso in odio ai preti e a quel che significano di diverso, di irriducibile, nel mondo moderno. Laicisti Torquemada da strapazzo, che hanno fatto fuori un cattolico da un incarico pubblico in Europa accusandolo di aver usato la parola peccato, pur ben distinta dalla parola reato, importano in Italia al livello più basso, la programmazione di quell’azienda culturalmente fallita che è la Rai, un banale volantino anticlericale confezionato da quell’azienda civilmente fallita che è la Bbc, tribuna di tutte le calunnie sulla guerra e sulla pace. Buona visione.
(Il Foglio - 01/06/2007)

La laicista Treccani

Lavoro monumentale, marchio di fabbrica più che prestigioso, la «Treccani dei ragazzi» riserva nelle sue pagine più di una sorpresa. Tra luoghi comuni, imprecisioni e scelte tendenziose

Quell'Enciclopedia? È politically correct

Di Andrea Galli (Avvenire - 1/6/2007)

Prendete un pupo e cercate di istruirlo. Le opzioni sono tante. Sceglietene una prestigiosa: l'«Enciclopedia dei ragazzi» della Treccani. Un'opera per fare dei pupi di oggi dei giovanotti à la page di domani. Educati. In grado di esibire un'infarinatura di fisica, metallurgia, astronomia, fisiologia, musica, arte, economia, storia, ecc., ma anche di non incorrere in spiacevoli scivoloni al momento di affrontare una conversazione impegnata.Infatti il pupo troverà punto per punto i tanti luoghi comuni che lo aiuteranno a non fare brutte figure in società. A partire da un classico: l'intramontabile Leggenda Nera sulla conquista dell'America oggi latina. Imparerà che i «conquistadores sterminarono le popolazioni locali, distrussero intere civiltà e avviarono lo sfruttamento economico dei territori», che Cortes e Pizarro meritano di essere ricordati per le «carneficine», le «città rase al suolo», gli «assassinii», i «saccheggi». Mentre dell'evangelizzazione di un intero continente, di quella che fu l'epopea missionaria di francescani, domenicani e altri gli verrà prudentemente taciuto. Tranne, ovviamente, il nome di Bartolomeo de Las Casas - che fa sempre molto "diritti umani", Amnesty International ante litteram - e il fatto che la croce «determinò la disintegrazione della cultura e della religione azteche», o che «scardinò le credenze religiose che avevano da sempre garantito la coesione sociale» dei miti e pacifici Maya. E poco più.Della storia specifica del Messico saprà, per esempio, di una «cristianizzazione forzata degli indigeni» (sic), eviterà di perdersi in dettagli superstiziosi come l'apparizione della Vergine di Guadalupe, che ha segnato indelebilmente l'identità di quel popolo, mentre di una fra le più spaventose persecuzioni dei cattolici nel '900, che portò alla rivolta dei Cristeros (1926-1929, 1936-1938) e che alla fine lasciò sul campo tra i 70 e gli 85 mila morti, di cui un'inifinità martiri, saprà che il «Paese raggiunse una sostanziale stabil ità negli anni Venti, continuando però a oscillare tra le spinte riformatrici, che ripresero consistenza nella seconda metà degli anni '30, e quelle moderate, che risultarono invece prevalenti al principio degli anni Quaranta». Così della «Controriforma», nelle due pagine a essa dedicate, al pupo verrà ricordato in sommario, foto e apposito paragrafo dal vago sapore orwelliano - «Il controllo della società» - che «il principale strumento di questa affermazione fu il severo impiego del tribunale dell'Inquisizione (congregazione romana del sant'Uffizio), dapprima impegnato a condannare reati di eresia e successivamente a reprimere tutte le forme di pensiero e di comportamento non conformi alla dottrina della Chiesa di Roma». Con annesso breve elenco di crimini liberticidi. Ma il pupo avrà tutte le dritte necessarie per non sfigurare anche su temi caldi come la nascita e lo sviluppo della vita sulla terra: apprenderà che Darwin «intuì perfettamente», niente meno, «i meccanismi dell'evoluzione di tutti i viventi e dell'uomo», dando all'umanità la «certezza scientifica dell'evoluzione». Del dibattito internazionale sull'attendibilità della spiegazione darwiniana dell'evoluzione, nulla.In «Demografia» ed «Ecologia» apprenderà che un problema grave resta la crescita della popolazione nel mondo, il moltiplicarsi di quell'ecodistruttore che è l'animale uomo. Cercando qualche riferimento nobile, ne incontrerà uno nel sereno ritratto di Thomas R. Malthus, con i suoi «freni positivi» alla sovrappopolazione - «carestie, epidemie, guerre» - o quelli «preventivi», il «diffondere tra gli stati sociali più bassi la coscienza del danno di una prole numerosa recava alle famiglie e all'intera comunità». Volendo poi fare qualcosa in proprio, alla voce «Controllo delle nascite», avrà una sintetica panoramica su «come evitare gravidanze indesiderate», con tanto di cartellone pubblicitario della campagna di pianificazione cinese, foto sorridente di Étienne-Émile Baulieu, padre dell a Ru 486, e titolo un po' inquietante del paragrafo a latere: «Troppi uomini al mondo». Tra parentesi, alla voce «Aids» saprà, fortuna sua, che «utilizzare il profilattico (o preservativo) significa proteggersi da ogni possibilità di contagio». Può andare sul sicuro.Caso mai il pupo dovesse esprimersi in società anche su altri temi di bioetica, troverà, sussurrati, alcuni utili suggerimenti. Alla voce «Eutanasia», il sommario «Una "buona morte" scelta al posto di una vita di sofferenza», almeno una pulce nell'orecchio dovrebbe mettergliela. La voce «Cellule staminali» gli eviterà il minimo riferimento al dibattito etico, a livello mondiale, sul tema e quindi un'inutile perdita di tempo. In «Gravidanza e parto» un innocuo colonnino lo depisterà quel tanto che basta, con una falsità poco percettibile, facendogli credere cioè che la legge 194 contempli la liceità dell'aborto dopo il terzo mese se «per malattie o malformazioni» è in grave pericolo «la vita dell'embrione», non solo quella della madre.Infine, ma l'elenco potrebbe continuare a lungo, se il lettore in erba dovesse portare con sé qualche rigidità da catechismo parrocchiale, alla voce «dogmatismo», ossia «atteggiamento mentale chiuso e intransigente», l'immagine di un monaco barbuto chino su un testo antico e quella dell'Immacolata Concezione dipinta da Giambattista Tiepolo lo aiuteranno a riflettere. O almeno si spera.

28 maggio 2007

24 maggio 2007

La Rai contro la Chiesa

La Rai risponde al Family Day e ai milioni di cattolici che desiderano solo vivere umanamente: La Rai acquista il documentario sui preti pedofili

(I segni dei tempi - 22/05/2007)

La Rai ha scelto la linea. Ed è qualcosa di vergognoso. La Rai ha scelto di acquistare fango con i soldi degli italiani e gettarlo contro il Papa e la Chiesa. La Rai commissariata dal Potere, la Rai che spara menzogne pseudoscientifiche con i programmi di Piero Angela. La Rai delle fictions pro eutanasia. La Rai di Lino Banfi assoldato come lavacervelli con le sue parodie del matrimonio. La Rai che per ammansire i cristiani manda Bruno Vespa in Brasile a seguire il Papa, ma nei TG imbonisce subdolamente. La Rai che per far soldi compra i serial sulla Bibbia e sui Santi. La Rai che è lo specchio di questa Italia che si sta gettando a precipizio in un tunnel di cui non si vede il fondo. L'Italia che cancella il sentimento dei cristiani. L'Italia appaltata ad un clan di anticlericali piagnoni, che gridano sui media presunti attacchi alla laicità e alla tolleranza mentre usano metodi criminali, staliniani e nazisti, la diffamazione e la calunnia, per rispondere alle parole serie, sensate della Chiesa. Non hanno risposte se non la dittatura delle proprie idee, quelle che hanno tinto di sangue, di lutti, di dolori infiniti gli ultimi decenni, bruciando la vita ad intere generazioni. Digrignano i denti di fronte alla verità, e vogliono taglaire la testa di chi ha il coraggio di denunciare la cultura di morte che tutto sta triturando. L'Italia di tante, troppe Erodiade, che non sopportano le parole profetiche di Giovanni Battista, unica luce in mezzo alle tenebre della follia. L'Italia della massoneria da sempre alleata con il comunismo, il grande capitale a braccetto con gli estremisti della lotta proletaria. Perchè non provano a comprare un video sugli orrori perpetrati da Togliatti. Basta vedere come hanno ritratto il dramma delle foibe e dell'esodo degli istriani con quel polpettone che è stato "Il cuore nel pozzo".Perchè non comprano i video che mostrano cosa sia un aborto, e non lo mandano in prima serata. Perchè non girano filmati veri sugli effetti devastanti della modica quantità di spinelli. Perchè non comprano e non mandano gli orrori della follia islamica. Perchè? Perchè non sopportano l'esistenza della Chiesa. E' tutto molto semplice. Un popolo di famiglie irriso e silenziato solo perchè ha avuto l'infausta idea di manifestare il desiderio di vivere semplicemente, e il diritto di metter su famiglia, il diritto dei bambini ad avere un padre e una madre, e non essere obbligati a nascere in una pattumiera senza padre nè madre. Di peccati è piena la terra, ma questo non significa legittimare legalmente gli abomini. Ma a questi signori che hanno deciso la morte della Chiesa, dei bambini non importa nulla. Si riempiono la bocca di denunce mentre hanno lingua e penna insanguinate. Ma quale rappresentanza di tutte le parti coinvolte! Qui non ci sono parti, ma solo calunniatori con in mano fango, letame e spazzatura, e un Papa e una Chiesa, peccatrice in tutti i suoi membri certo, ma in questa storia solamente vittima predestinata. Qui non c'è da discutere nulla. Qui c'è un processo intentato contro la Chiesa da quel professionista miliardario di Santoro, in ossequio al proprio ego sconfinato e strumento di un disegno satanico che deve cancellare dall'Italia la pietra d'inciampo ai disegni criminosi che rispondono all'eugenetica, alla selezione degli embrioni, all'eutanasia, all'aborto, alle famiglie omosessuali che reclamano figli giocattolo. Passando su tutto. La pedofilia? Orribile. Satanica. Esattamente come l'aborto. Chiedete a Santoro che ne pensa dell'aborto, di quello praticato a sette mesi. Chiedete a Santoro che ne pensa del massacro di embrioni, chiedetelo per favore. E provate a mandare un video, di quelli cruenti e realissimi, dove si vede un aborto. E poi, caro Cappon, chiami pure ad essere rappresentate tutte le parti coinvolte. Vada lei, con Santoro magari, nei cestini dei rifiuti degli ospedali o dei laboratori dove si selezionano e squartano embrioni, vada a raccatare quel che resta di quegli uomini triturati, assassinati. E poi li porti in studio, e li faccia sedere di fronte ai Santoro e ai suoi compagni di battaglia. Ma fateci il piacere, la Rai è, da oggi, una televisione a luci rosse, specializzata in pornografia dell'informazione. E, come la pornografia, è tutto falso, una pattumiera piena di rifiuti. Non c'è altra via che spegnere il televisore e correre per ogni strada di quest'Italia ad annunciare il Vangelo, l'unica possibilità per salvare questo Paese dalla menzogna e dal demonio.

Il bigottismo wasp

Non sono i pedofili l’obiettivo della Bbc, ma il celibato dei sacerdoti
Per Scruton “il secolarismo è ossessionato dal sesso, rinunciarvi è uno scandalo”. La tesi di Weigel

Roma. Il filosofo inglese Roger Scruton dice che il documentario della Bbc sulla pedofilia tra i preti cattolici è l’ultimo capitolo della “Mani pulite di Dio”, come fu definito lo scandalo degli abusi negli Stati Uniti. La guerra culturale sulla pedofilia riguarda qualcosa di molto più profondo e carsico dei singoli abusi. “Il secolarismo è così ossessionato dal sesso da non poter sostenere il vero ‘scandalo’ del nostro tempo: il celibato cattolico” dice Roger Scruton, docente a Princeton e all’Institute for the Psychological Sciences. “Non si può credere che il prete abbia rinunciato al sesso, le fantasie sessuali sono una condizione umana universale. Chi mette in discussione il diritto a promuovere l’omosessualità a scuola diventa ‘omofobico’. L’attacco al concetto di colpa coinvolge una negazione della vergogna”. La Bbc accusa Benedetto XVI di essere implicato nell’insabbiamento degli scandali che hanno coinvolto sacerdoti. Ratzinger avrebbe applicato un documento “segreto” del 1962, “Crimen sollicitationis”, per coprire i misfatti. In Italia un noto conduttore a caccia di titoli sui giornali vuole trasmetterlo in prima serata. Avvenire, quotidiano della Cei, parla di “spazzatura”. “Ogni civiltà ha circondato l’atto sessuale di un velo di mistero – prosegue Scruton – Nel mondo del ‘sesso sicuro’ è in corso la sessualizzazione dei figli, marginalizzando la famiglia. Il secolarismo considera evidente che chiunque sia interessato a un bambino, come il prete, intenda sfruttarlo sessualmente. Ci saranno sempre preti e maestri pedofili, ma sono eccezioni, non la regola”. Scruton parla di una Bbc che sparge cultura del nulla mentre moraleggia sulla chiesa. “I bambini fanno esperienza di preservativi, una guida intitolata ‘Say Yes, Say No, Say Maybe’ spiega le varie posizioni sessuali e la Bbc trasmette film in cui i bambini sono rappresentati in pose provocatorie. L’intellighenzia liberal è incapace di percepire il pericolo di quest’entropia sociale. L’isteria sulla pedofilia è indicativa di una società sull’orlo dell’autodistruzione. C’è una veemenza che andrebbe bene a Salem. I liberal non accettano che ci sia un cammino di uscita dalla follia sessuale, di rinuncia, vivere nel mondo e fuori da esso”. La campagna contro la diocesi di Boston All’epoca dello scandalo della diocesi di Boston, il Christian ministry resources calcolava una media di 70 denunce alla settimana. Bernard Law, arcivescovo di Boston, sui media anglosassoni era trattato come il simbolo della superbia. Dei 60 preti di Boston coinvolti, solo tre furono riconosciuti colpevoli. Bisognava colpire in alto per incassare. L’arcidiocesi di Portland dichiarò bancarotta per le cause intentate da presunte vittime. La grande stampa e gli studi legali trovarono un osso polposo, la cultura laicista protestante il nemico “papista”. Time e Newsweek facevano le copertine: “Sex, Shame and the Catholic Church”. Decine di diocesi chiesero prestiti, altre furono vendute. Quella di Boston costretta a cedere, il cardinale rassegnò le dimissioni. Tre anni fa pubblicammo un’inchiesta del Wall Street Journal, la storia di un prete nel fango. Uno dei tanti. La gogna sfiorò il cardinale di New York, Edward Egan. I cattolici erano chiamati “mangiatori di pesce del venerdì”. Il New York Post sbattè in prima pagina le foto dei preti. Ratzinger parlò di “campagna pianificata” per “screditare la chiesa”. Lo storico Philip Jenkins denunciò il “bigottismo” liberal. La stampa attaccava non solo la gerarchia, ma anche la dottrina cattolica. A cominciare dal celibato e dalla castità, aprendo ai preti sposati, alle donne sacerdote e alla nomina di vescovi omosessuali. Tentazione che per mesi agitò l’episcopato cattolico. Morto il cardinal Bernardin, per anni capo della Conferenza episcopale americana, la guida passò al cardinale di Los Angeles Roger Mahony, teorico del “celibato opzionale”. Fu il National Catholic Register, principale organo di informazione progressista, a coniare l’espressione “preti pedofili”. Il teologo George Weigel è d’accordo con Scruton: “C’è un tentativo di dipingere la chiesa come segregata nel tempo. Un prete pedofilo è una contraddizione, fuori dal ministero. La chiesa non può diventare ciò che non è, il celibato è un dono. La maggior parte degli abusi ha avuto luogo fra gli anni 60 e 80, anni della cultura del ‘dissenso’ in seminari e facoltà di teologia. La vera riforma della chiesa è diventare più cattolica, non meno”. Wojtyla parlò chiaro nell’incontro con i preti americani: “Tanto dolore, tanto dispiacere, deve portare a un sacerdozio più santo, a un episcopato più santo e a una chiesa più santa”. Tre anni dopo Ratzinger, tutt’altro che reticente, concluderà la sua ultima via crucis come cardinale invitando a ripulire la chiesa dalla “sporcizia”.
(23/05/2007)

09 maggio 2007

Aborto, laicità e sette. La conferenza stampa del papa

di Mattia Bianchi/ 09/05/2007 (Korazym.org)

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Durante il lungo volo che lo porterà in Brasile, Benedetto XVI improvvisa una conferenza stampa. Al centro, tra gli altri temi, il rapporto tra Chiesa e Stato e la posizione dei politici che votano leggi sull'aborto.

Il rapporto tra Chiesa e Stato, la posizione dei politici che votano leggi sull'aborto, la teologia della liberazione, la sfida delle sette, ma anche la beatificazione di mons. Oscar Romero. Benedetto XVI non si sottrae alle domande dei giornalisti e durante il lungo volo che lo porterà in Brasile improvvisa una conferenza stampa. Il tema senza dubbio più spinoso che già vivacizza il dibattito politico è il commento alla condanna dei vescovi messicani ai politici dopo la legalizzazione dell'aborto. Il pontefice parla di "scomunica prevista dal codice", perché "l'uccisione di un innocente, di un bambino è inconcepibile". "I vescovi non hanno fatto niente di nuovo o di sorprendente da quanto previsto nel diritto - ha ribadito - hanno soltanto messo in luce e dichiarato pubblicamente quanto è previsto dal diritto della Chiesa che prevede apprezzamento per la vita e l'individualità della vita fin dal primo momento".

Rispondendo a un'altra domanda sempre sul tema della vita e della proposta di un referendum sull'aborto in Brasile, Benedetto XVI ha sottolineato che "c'è una grande lotta della Chiesa per la vita. Giovanni Paolo II ha fatto di questa lotta un punto fondamentale di tutto il suo pontificato, scrivendo anche un'intera enciclica su questo. Andiamo avanti su questo presagio - ha proseguito Benedetto XVI - dicendo che la vita è un dono, non è una minaccia, e alla radice di queste legislazioni sta da una parte un certo egoismo e dall'altra anche un dubbio sul valore della vita e sulla bellezza della vita. La Chiesa risponde soprattutto a questi dubbi: la vita è bella - ha aggiunto il Papa - che fra sette ore giungerà a San Paolo - non è una cosa dubbiosa ma è un dono e anche in condizioni difficili umane rimane sempre un dono. Occorre ricreare questa conoscenza della bellezza del dono della vita".

Dichiarazioni precisate dal direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, secondo il quale ''non essendo stata dichiarata una scomunica dai vescovi messicani, il papa non ha inteso nemmeno dichiararla lui''. Semplicemente, "l'azione legislativa favorevole all'aborto - ha detto Lombardi - non è compatibile con la partecipazione alla eucaristia, come è scritto anche nella sacrosantum caritatis". Ma i politici sono scomunicati? ''No - ha risposto - si autoescludono dalla comunione''.

Il papa è poi tornato sul tema della laicità, spiegando che "la Chiesa non fa politica, ma offre condizioni per risolvere i problemi sociali, nelle quali una sana soluzione dei problemi può maturare". E sulla teologia della liberazione, "c'è uno spazio legittimo nel dibattito". "Con il cambiamento della situazione politica - ha detto - è anche profondamente cambiata la situazione della teologia della liberazione ed è evidente che facili millenarismi che promettevano subito condizioni concrete di una vita giusta erano sbagliate. Lo sanno tutti. Ora - ha aggiunto il papa - la questione è come la Chiesa deve essere presente nella lotta e nelle riforme necessarie per garantire condizioni giuste. Proprio su questo si dividono i teologi". Quanto alla sfida delle sette cristiane, la risposta è una "chiesa cattolica più missionaria e più dinamica nell'offrire risposte alla fede di Dio". "Il successo delle sette dimostra da una parte che c'è una sete di Dio, una sete di religione e le persone vogliono essere vicine a Dio", dice, chiarendo che la Chiesa deve essere consapevole "che la gente e i popoli vogliono avere Dio vicino ai loro fratelli".

Durante il breafing, è stata ricordata inoltre la figura di mons. Oscar Romero, il vescovo di San Salvador ucciso nel 1980. Il papa è stato interpellato sul suo processo di beatificazione, secondo alcuni piuttosto lento. Per Benedetto XVI, il vescovo è un "grande testimone della fede" e non ci sono dubbi "che la sua persona meriti la beatificazione". "Non è in questione che sia un grande testimone della fede, delle virtù cristiane, che si è impegnato per la pace e contro la dittatura, è stato ucciso durante la consacrazione, si tratta quindi di una morte di testimonianza della fede'', ha detto. Tuttavia, ''c'era il problema che una parte politica voleva prendere ingiustamente per sé questa figura", ma ''io aspetto le conclusioni della Congregazione per la cause dei santi''.

07 maggio 2007

Medjugorje: alcuni dei messaggi straordinari

Messaggio del 29 agosto 1981
Mi domandate di quella donna che vorrebbe lasciare il marito perchè la fa soffrire. Io dico: resti con lui e accetti la sofferenza. Anche Gesù ha sofferto.

Messaggio del 30 ottobre 1981
In Polonia tra breve ci saranno gravi conflitti, ma alla fine i giusti prevarranno. Il popolo russo e' il popolo nel quale Dio sara' maggiormente glorificato. L'occidente ha incrementato il progresso, ma senza Dio, come se non fosse lui il Creatore.

Messaggio del 23 febbraio 1982
Ad una veggente che le chiede come mai ogni religione ha un suo Dio, la Vergine risponde: "C'e' un solo Dio e in Dio non esiste divisione. Siete voi nel mondo che avete creato le divisioni religiose. E tra Dio e gli uomini c'e' un unico mediatore di salvezza: Gesù Cristo. Abbiate fede in Lui!"

Messaggio del 25 febbraio 1982
Ad un veggente che le chiede se tutte le religioni sono buone, la Madonna risponde: "In tutte le religioni c'e' del buono, ma non e' la stessa cosa professare una religione o un'altra. Lo Spirito Santo non agisce con uguale potenza in tutte le comunita' religiose."

Messaggio del 10 ottobre 1982
Troppi basano la propria fede su come si comportano i sacerdoti. Se il sacerdote non sembra all'altezza, allora dicono che Dio non esiste. Non si va in chiesa per vedere come agisce il sacerdote o per indagare sulla sua vita privata. Si va in chiesa per pregare ed ascoltare la Parola di Dio che viene proclamata tramite il sacerdote.

Messaggio del 17 aprile 1982
Queste mie apparizioni qui a Medjugorje sono le ultime per l'umanità. Affrettatevi a convertirvi!

Messaggio del 14 maggio 1982
In questi giorni Giovanni Paolo II è a Fatima per l’anniversario dell’attentato e la Madonna dice: «I nemici del Papa volevano ucciderlo, ma io l’ho protetto».

Messaggio del 20 maggio 1982
Sulla terra voi siete divisi, ma siete tutti figli miei. Musulmani, ortodossi, cattolici, tutti siete uguali davanti a mio figlio e a me. Siete tutti figli miei! Ci non significa che tutte le religioni sono uguali davanti a Dio, ma gli uomini si. Non basta, per, appartenere alla Chiesa cattolica per essere salvati: occorre rispettare la volonta' di Dio. Anche i non cattolici sono creature fatte ad immagine di Dio e destinate a raggiungere un giorno la salvezza se vivono seguendo rettamente la voce della propria coscienza. La salvezza e' offerta a tutti, senza eccezioni. Si dannano solo coloro che rifiutano deliberatamente Dio. A chi poco e' stato dato, poco sara' chiesto. A chi e' stato dato molto, sara' chiesto molto. Solo Dio, nella sua infinita giustizia, stabilisce il grado di responsabilita' di ogni uomo e pronuncia il giudizio finale.

Messaggio del 24 luglio 1982
Al momento della morte si lascia la terra in piena coscienza: quella che abbiamo ora. Al momento della morte si e' coscienti della separazione dell'anima dal corpo. E sbagliato insegnare alla gente che si rinasce piu' volte e che l'anima passa in diversi corpi. Si nasce una volta sola e dopo la morte il corpo si decompone e non rivivra' piu'. Ogni uomo poi ricevera' un corpo trasfigurato. Anche chi ha fatto molto male durante la vita terrena puo' andare diritto in Cielo se alla fine della vita si pente sinceramente dei suoi peccati, si confessa e si comunica.

Messaggio del 25 luglio 1982
Oggi molti vanno all'inferno. Dio permette che i suoi figli soffrano nell'inferno perche' hanno commesso colpe gravissime e imperdonabili. Coloro che vanno all'inferno non hanno piu' possibilita' di conoscere una sorte migliore. Le anime dei dannati non si pentono e continuano a rifiutare Dio. E li lo maledicono ancor piu' di quanto non facessero prima, quando erano sulla terra. Diventano parte dell'inferno e non vogliono essere liberate da quel luogo.

Messaggio del 6 agosto 1982
Bisogna esortare la gente a confessarsi ogni mese, soprattutto il primo venerdi' o il primo sabato del mese. Fate ci che vi dico! La confessione mensile sara' una medicina per la Chiesa d'occidente. Se i fedeli si confesseranno una volta al mese, presto intere regioni potranno essere guarite.

Messaggio del 2 febbraio 1983
Compite bene i vostri doveri e fate ciò che la Chiesa vi chiede di fare!

Messaggio del 21 febbraio 1983
Voi non siete veri cristiani se non rispettate i vostri fratelli che appartengono alla altre religioni.

Messaggio del 26 giugno 1983
Amate i vostri nemici! Pregate per loro e benediteli!

Messaggio del 19 febbraio 1984
«Voi dovete rispettare la religione di tutti, ma anche conservare a ogni costo la fede cattolica per voi e per i vostri figli».

Messaggio del 1 agosto 1984
Il cinque agosto prossimo si celebri il secondo millennio della mia nascita. Per quel giorno Dio mi permette di donarvi grazie particolari e di dare al mondo una speciale benedizione. Vi chiedo di prepararvi intensamente con tre giorni da dedicare esclusivamente a me. In quei giorni non lavorate. Prendete la vostra corona del rosario e pregate. Digiunate a pane e acqua. Nel corso di tutti questi secoli mi sono dedicata completamente a voi: è troppo se adesso vi chiedo di dedicare almeno tre giorni a me?

Messaggio del 12 novembre 1986
Io vi sono più vicina durante la messa che durante l’apparizione. Molti pellegrini vorrebbero essere presenti nella stanzetta delle apparizioni e perciò si accalcano attorno alla canonica. Quando si spingeranno davanti al tabernacolo come ora fanno davanti alla canonica, avranno capito tutto, avranno capito la presenza di Gesù, perché fare la comunione è più che essere veggente.

Messaggio del 1 settembre 1992
L ’aborto è un grave peccato. Dovete aiutare molto le donne che hanno abortito. Aiutate loro a capire che è un peccato. Invitatele a chiedere perdono a Dio e ad andare a confessarsi. Dio è pronto a perdonare tutto, poiché la sua misericordia è infinita. Cari figli, siate aperti alla vita e proteggetela.

Messaggio del 3 settembre 1992
I bambini uccisi nel seno materno sono ora come piccoli angeli attorno al trono di Dio.

Messaggio del 2 maggio 1995
Di’ a tutte le donne che hanno paura di avere figli che più figli avranno, meglio sarà! Dovrebbero piuttosto temere a non averne!

Messaggio del 25 giugno 1995 (ivanka)
Cari figli! Pregate per le famiglie! Le famiglie hanno grande bisogno di preghiera perché Satana vuole distruggerle. Vi invito a diventare portatori di pace. Vi benedico.

Messaggio del 2 febbraio 1999
«Milioni di bambini continuano a morire a causa dell’aborto. La strage degli innocenti non è avvenuta soltanto dopo la nascita di mio Figlio. Si ripete ancora oggi, ogni giorno».

Messaggio del 21 luglio 2003 (Ivan)
Cari figli, in modo speciale vi invito a rinnovare la preghiera familiare. Pregate nelle vostre famiglie e io, vostra Madre, pregherò con voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata

Messaggio del 2 aprile 2005 (Ivan)
Mentre Ivan pregava, come di consueto, guardando la Madonna, la giovane donna bellissima che gli appare ogni giorno dal 24 giugno 1981, alla sinistra di lei è apparso il Papa. Una delle mie fonti ricostruisce tutto nel dettaglio: "il Papa era sorridente, appariva giovane ed era molto felice. Era vestito di bianco con un mantello dorato. La Madonna si è voltata verso di lui e i due, guardandosi, hanno entrambi sorriso, un sorriso straordinario, meraviglioso. Il Papa continuava estasiato a guardare la Giovane Donna e lei si è rivolta verso Ivan dicendogli: ‘il mio caro figlio è con me’. Non ha detto nient’altro, ma il suo volto era raggiante come quello del papa che ha continuato a guardare il volto di lei".

Messaggio del 17 giugno 2005 (Ivan)
Cari figli, anche stasera con gioia vi invito ad accogliere i miei messaggi. In modo particolare vi invito, figli, in questo tempo di grazia a pregare in famiglia e a pregare per la santità della famiglia.

Messaggio del 12 agosto 2005 (Ivan)
Cari figli, anche oggi vi invito a pregare in modo speciale per i giovani e le famiglie. Cari figli, pregate per le famiglie, pregate, pregate, pregate. Cari figli, grazie per aver risposto alla mia chiamata.