06 giugno 2007

Pio XII, stop alla leggenda nera

L’intervento del Segretario di Stato Bertone ieri a Roma: «L’emergere di un giudizio negativo su Pacelli coincide con la nascita dello Stato d’Israele. Incomprensibile l’accusa di non essere intervenuto come dovuto per gli ebrei perseguitati»

Pio XII, stop alla leggenda nera

Lo storico Andrea Riccardi: «Il Laterano venne trasformato in un grande rifugio».
Giulio Andreotti: «Dovette far fronte a una serie di situazioni molto difficili»

Da Roma Giovanni Ruggiero (Avvenire - 6/5/2007)

Altre pagine, man mano che cadono i segreti degli archivi, sono scritte per sfatare, con i fatti e non con i miti, la leggenda nera di Pio XII. Andrea Tornielli, giornalista vaticanista, ne scrive oltre seicento attingendo per la prima volta all'Archivio della Congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari e, soprattutto, all'archivio privato della famiglia Pacelli. La sua biografia di questo Papa (Pio XII. Un uomo sul trono di Pietro, edito da Mondadori) è stata presentata a Roma da storici che hanno spiegato il meccanismo di confezionamento di questa leggenda e dal cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, per il quale questo falso mito ha avuto l'effetto di far dimenticare lo straordinario magistero di un Papa che fu il precursore del Concilio Vaticano II. Una congiura che rischia di «ridurre tutto il suo Pontificato alla questione sui presunti silenzi».
Di questi silenzi si è parlato. Furono veri silenzi? Il problema è proprio questo al centro del dibattito introdotto dal vicesindaco di Roma, Mariapia Garavaglia, e condotto da Bruno Vespa. Per Giulio Andreotti, che anche questo Papa ha visto da vicino, Pacelli «era di una personalità complessa che ha dovuto far fronte a una serie di situazioni molto difficili», che elencandole, potrebbero essere la preoccupazione di difendere la libertà del nostro Paese anche dopo i fatti bellici evitando la deriva per le nuove generazione verso ideologie diverse. Per lo storico Francesco Margiotta Broglio, i suoi furono silenzi eloquenti e «ridurre una personalità molto complessa e sfaccettata alla questione del silenzio non è fare un'operazione storica». La leggenda nera è antistorica, perché fonda, come poi dirà il cardinale Bertone, su quell'anacronismo che ogni storico denuncia, quando cioè si giudica la realtà di allora con gli occhi e con la mentalità di oggi.
C'è una tecnica per creare i falsi: quando lo storico usa i documenti senza rinunciare alle sue tesi di partenza. Gli americani la chiamano "serial citation", ricorda un giovane storico, Matteo Luigi Napolitano, che, invece loda Tornielli «che fa parlare le fonti da sole senza influenzare con la sua opinione quella dei lettori». Perché, dunque, la tesi del silenzio non regge? Perché, secondo Andrea Riccardi, questo Papa non si preoccupò tanto delle condanne pubbliche, «ma volle richiamare i principi, tenendo i contatti con la realtà e rischiando fino al limite», quando ad esempio il Laterano diventò una macchina clandestina enorme per salvare gli ebrei dalla persecuzione.
Questo Papa, insomma, non si preoccupò del giudizio che avrebbero dato gli storici. Lo sostiene chiaramente Bertone che, di tutti i Papi, dice: «Non parlano pensando a precostituirsi un'immagine favorevole per i posteri, sanno che da ogni loro parola può dipendere la sorte di milioni di cristiani, hanno a cuore la sorte degli uomini e delle donne in carne ed ossa, non il plauso degli storici». E così operò questo Papa che si muoveva con prudenza nell'ambito delle pubbliche denunce nell'interesse dei sofferenti stessi per non rendere più grave la loro situazione. Come del resto farà poi molti anni dopo Paolo VI nei confronti dei Paesi d'Oltrecortina, governati dal comunismo totalitario.
L'incomprensibile accusa a Papa Pacelli, per il cardinale Segretario di Stato, nasce in uno periodo storico ben preciso che va dall'agosto del 1946 all'ottobre del 1948, quando si formava lo Stato di Israele, «per non essere intervenuto come dovuto a favore degli ebrei perseguitati». In quegli stessi anni, però, Pio XII ricordò le persecuzioni di un antisemitismo fanatico scatenatosi contro il popolo ebreo (allocuzione del 3 agosto del 1946), ma anche i diritti di quanti già vivevano in Palestina e che attendevano anch'essi rispetto, attenzione, giustizia e protezione. «I giornali dell'epoca - dice il porporato - riferiscono ampiamente dello stato di tensione che in quella regione si stava manifestando ma, poiché non hanno voluto entrare n el merito dei ragionamenti e delle proposte di Pio XII, hanno cominciato a prendere posizione, chi per una parte e chi per l'altra, ideologizzando così una riflessione che si sviluppava in modo articolato ed attenta a criteri di giustizia, di rispetto, di legalità».
Bertone ricorsa Robert Kempner, magistrato ebreo e pubblico ministero al processo di Norimberga, che è il primo a riconoscere dopo l'uscita del "Vicario" di Hochhuth, che molto ha contribuito a formare la leggenda nera, che qualsiasi presa di posizione propagandistica della Chiesa contro il governo di Hitler sarebbe stata non solamente un suicidio premeditato, ma avrebbe accelerato l'assassinio di un numero ben maggiore di ebrei e di sacerdoti». Pacelli, ancora oggi, è stato definito da Hochhuth un "vigliacco demoniaco", ricorda Bertone, «mentre - aggiunge - ci sono storici fautori del pensiero unico anti-Pio XII che arrivano persino a dare del "brigatista pacelliano" a quanti non la pensano come loro osano manifestare un diverso pare su queste vicende».
Denunciare o agire? Fu questo il dilemma di Pio XII che però scelse di agire. «Non lamento, ma azione è il precetto dell'ora», compendia questa sua scelta. Bertone ricorda, ad esempio, come nel tentativo disperato di salvare più persone possibili chiese ai tedeschi che occupavano l'Italia nel 1943, di poter assumere 4.425 persone nella Guardia Palatina. Sarebbero state tutte persone strappate ai campi. È solo un episodio, ma Bertone è convinto che se gli storici indagheranno a fondo altri episodi verranno alla luce, come ad esempio la circostanza che questo Papa avesse preferito scrivere centinaia e centinaia di lettere alle persone più disparate, dove la denuncia del nazismo è ferma e il suo dolore per le vittime immenso.

05 giugno 2007

La Chiesa non ha paura della Verità

Don di Noto: pochissimi i sacerdoti condannati

«Preti pedofili? La chiesa non ha paura della verità»

di Lucia Bellaspiga (Avvenire 31/5/2007)

Il grido di centocinquanta milioni di bambini straziati dovrebbe spaccare la Terra. Invece fa poco rumore, la pedofilia, quasi nulla rispetto alla devastazione che lascia dietro di sé: un olocausto bianco che non risparmia nemmeno più i neonati nei loro primi giorni di vita. La piaga, dalla parte degli abusanti, non esclude nessuno: professionisti, medici, avvocati, professori... Anche insospettabili padri di famiglia, i cui figli hanno la stessa età dei bambini che loro comprano nei bordelli della Cambogia o di Cuba, usano e poi lasciano lì per il vizio di altri ricchi clienti: avanti il prossimo.
Fa troppo poco rumore, la pedofilia. Tant'è che tutto questo può avvenire, e alla luce del sole: basta "cliccare" - come si dice - in Internet per avere accesso a ogni "servizio". E tra i siti ce ne sono una marea che apertamente - ma soprattutto impunemente - fanno apologia di reato in nome di un aberrante "orgoglio pedofilo". È un crimine duro da debellare: da una parte le raffinate tecniche informatiche corrono veloci (un sito pedo-pornografico scompare nel giro di pochi minuti senza lasciare traccia, e non conosce confini geografici), dall'altra il giro di miliardi crea una rete internazionale organizzata e potente. È contro tutto questo che conduce la sua guerra don Fortunato Di Noto, il "prete antipedofilia" partito da Avola (Siracusa) per sferrare il suo attacco alle grandi lobby criminali: oggi vive sotto scorta (e sotto minaccia), dopo aver scovato in 15 anni - e denunciato alle polizie di tutto il mondo - 165mila portali pedopornografici.

Lei, un sacerdote, con l'associazione "Meter" è ormai la bandiera della lotta alla pedofilia. Come giudica le accusa alla Chiesa di proteggere i preti pedofili?
La Chiesa non ha alcuna paura di dire la verità: esistono anche preti pedofili, come esistono psichiatri pedofili, avvocati pedofili, giornalisti pedofili, panettieri pedofili o magistrati pedofili, ma non è che quindi tutta la magistratura è da mettere sotto accusa. Il problema non è una categoria ma l'uomo: la pedofilia esiste e può interessare abbienti o poveri, analfabeti o docenti universitari, in bassissima percentuale persino le donne. Ma a fronte di rarissimi casi di colpevolezza esistono invece centinaia di migliaia di suore e sacerdoti che spendono la loro vita per l'infanzia abbandonata, ai margini del mondo.

La Rai, per la trasmissione "Annozero" di Santoro, ha comprato un video dalla Bbc interamente ed esclusivamente dedicato ai preti pedofili: un modo discutibile di fare informazione...
A Santoro, attraverso la stampa, ho ricordato che la pedofilia non è un talk show da salotto ma qualcosa di terribile. Perché non fa un lavoro serio e non denuncia le potenti lobby pedocriminali sparse nel mondo? Gli do io le liste con tutti i nomi, e gliele do gratis, non ai prezzi della Bbc... Un'inchiesta vera deve colpire il problema al cuore, non basta occuparsi di una marginale minoranza: lo dice uno che alle autorità ha segnalato anche alcuni preti pedofili.

Che spessore ha realmente il fenomeno?
I dati ufficiali del Viminale parlano chiaro: il 30% degli abusanti sono conoscenti o partner occasionali della madre, il 19% familiari, poi vengono gli extrafamiliari: operatori della scuola, educatori dei circoli ricreativi, allenatori, eccetera, e solo in coda, per l'1%, sacerdoti o catechisti. In 20 anni le denunce in Italia a sacerdoti presunti pedofili sono una quarantina, di cui oltre la metà poi risultati innocenti. Se consideriamo che in Italia ci sono 40mila preti e che quasi tutti si occupano di accoglienza minori, di immigrazione giovanile, case famiglia, orfani, si capisce quanto il fenomeno sia percentualmente irrilevante...

Non lo è, però, dal punto di vista morale: da un religioso si pretende molto di più che da un laico. E quando sbaglia, a noi laici fa più impressione.
Quando ad abusare di un minore è un rappresentante della Chiesa, il crimine è ancora più orrendo perché in contrasto con la missione di chi dovrebbe agire in persona Christi, quindi va condannato senza riserve. Ma questi pochi casi - io ne ho incontrati tre su decine di migliaia di pedofili, e sempre ho trovato piena collaborazione dai vescovi - non devono far dimenticare la stragrande maggioranza di religiosi impegnati con dedizione nel mondo, spesso a costo della stessa vita. Ogni anno decine di missionari vengono trucidati perché proteggono le frange più deboli e indifese delle popolazioni, di questi però Santoro non parla mai. Così come del reale problema...

Quello della pedocriminalità.
Che è l'altra faccia della pedofilia: in Italia l'anno scorso sono scomparsi 1.698 bambini, dati della Polizia di Stato. E nel mondo 2 milioni di bambini ogni anno sono sfruttati a fini pedopornografici on-line. Per non parlare dei 380mila volti di piccoli entrati nel data-base delle Polizie e che nessuno sa rintracciare e salvare.

L'accusa alla Chiesa è di voler insabbiare. Qual è la sua esperienza al proposito?
La Chiesa ha sempre collaborato con le forze dell'ordine, anche nel recente orrendo caso di don Dessì, condannato a 12 anni di carcere. Però qualsiasi indagato ha diritto alla presunzione di innocenza finché non c'è una condanna, e un prete non fa eccezione. Comunque tutti i sacerdoti denunciati hanno sempre avuto il loro processo e, se condannati, sono stati sospesi a divinis e restituiti al laicato: è la Chiesa la prima a non poter accettare un crimine tanto disumano. Ma ricordo anche il calvario di preti ingiustamente accusati e riabilitati dopo immani sofferenze: don Govoni fu prosciolto quando ormai era morto di crepacuore. C'è invece un'altra realtà molto preoccupante: il dilagare di un ingiustificato e violento attacco alla Chiesa cattolica, ad esempio sui banner pubblicitari dei siti Internet, del tipo "tenete lontani i vostri figli dai preti...". Una pseudo-cultura senza alcun fondamento: chi fa quelle vignette non ha mai visto, come ho visto io, le vittime degli abusi, forse non sa che cosa vuol dire un piccolo violato a dieci giorni, una bambina lacerata per tutta la vita, se no non si metterebbe a giocare ma lavorerebbe con noi. Santoro lo sa che gli sportelli "Meter", che danno assistenza alle vittime, sono sostenuti dalla Cei?

Il video della Bbc è molto parziale, dunque inattendibile. Eppure è stato comprato, e con i soldi del contribuente...
Io non so quanto è stato pagato, ma con quei soldi la Rai poteva aiutare i centri in cui si recuperano le migliaia di bambini asiatici abusati dai turisti del sesso italiani. Quel video mostra un documento del 1962. Dico 1962: un documento «superato» nel 1983 e poi seguito da una serie di grandi evoluzioni, tra cui il discorso di Papa Wojtyla ai vescovi americani in cui parla senza mezzi termini di "crimini contro l'umanità", o il severissimo monito di Papa Ratzinger, che tra l'altro ha prolungato fino ai 28 anni di età della vittima il termine di prescrizione nella giustizia ecclesiastica...

Per lo Stato, invece, dopo 10 anni dall'abuso sul minore c'è la prescrizione: la si fa franca.
Appunto. La Chiesa è molto più severa.



04 giugno 2007

Papa Ratzinger blog: Il documentario della BBC dice il falso: ecco le prove!

Critica al video Bbc

Parole, parole
Quante «gaffe» in quel documentario

di Andrea Galli (Avvvenire - 2/6/2007)

Il documentario della Bbc è tendenzioso nell’impianto, falso in diversi punti, volto a offrire al telespettatore un quadro volutamente distorto del problema. In particolare:

– Presenta quattro storie estreme di sacerdoti accusati di abusi su minori, enfatizzandole, se possibile, con il racconto di dettagli disgustosi. Il che punta a suscitare il maggior sdegno possibile e contemporaneamente a far passare i quattro casi come esemplificativi del problema delle molestie sessuali su minori da parte di membri del clero. Il che è, da una parte, esagerato e, dall’altra, fuorviante.

– Nulla dice - neppure un accenno - sul problema della false accuse a sacerdoti e religiosi: è noto infatti che non si tratta di un fenomeno marginale, con l’inclusione di vicende sconvolgenti sulle quali altrove - vedi in Irlanda il caso di Nora Wall - si sta iniziando ad aprire gli occhi, anche per il clima di isteria ingeneratosi ai danni della Chiesa.

– Nulla dice inoltre del problema, ampiamente dibattuto in Usa e non solo, delle "recovered memories", ossia dei ricordi fatti affiorare nelle presunte vittime, in sedute psicoterapeutiche 20 o 30 anni dopo l’"accaduto", riguardo ad abusi subiti nell’infanzia e poi "rimossi". Si tratta di fonti di accusa ormai screditate dalla gran parte degli esperti, ma che hanno dato il via, tra gli anni ’80 e ’90, a numerosissime cause penali. Per quale obiettivo, è facile intuire.

– Nulla dice, appunto, delle enormi speculazioni economiche condotte in Paesi come gli Usa sul grave problema degli abusi sessuali. Facendo leva infatti sul sentimento di esecrabilità che per fortuna circonda questi delitti, in realtà si procede con l’attribuzione di episodi non documentabili a esponenti della Chiesa, individuata come ottima "mucca da mungere". Ovvero del boom di cause civili di risarcimento intentate contro una o l’altra diocesi, per fatti risalenti a 20, 30 o 40 anni prima, dove nel frattempo l’accusato è spesso addirittura deceduto.

– Lascia intendere che l’istruzione Crimen Sollicitationis (1962) avesse come oggetto la pedofilia, mentre trattava degli abusi collegati al sacramento della confessione, allorquando il sacerdote confessore approfitta della propria situazione per intessere relazioni sessuali con le o i penitenti. Un solo paragrafo cita il caso della pedofilia.

– Attribuisce alla stessa istruzione l’obiettivo di coprire gli abusi di sacerdoti su minori, imponendo su questi abusi una rivoltante coltre di segretezza, tale per cui chi rompe il segreto avrebbe comminata la pena della scomunica immediata. È vero invece l’opposto: il paragrafo 16 impone alla vittima degli abusi di «denunciarli entro un mese»; il paragrafo 17 estende l’obbligo di denuncia a qualunque fedele cattolico che abbia «notizia certa» degli abusi; il paragrafo 18 precisa che chi non ottempera all’obbligo di denuncia «incorre nella scomunica», da cui non può essere assolto fino a quando non abbia rivelato quello che sa o abbia seriamente promesso di farlo. Dunque non è scomunicato chi denuncia gli abusi ma, al contrario, chi non li denuncia. L’istruzione disponeva che i relativi processi si svolgessero a porte chiuse, a tutela della riservatezza delle vittime.

– Presenta come un documento segreto la lettera De delictis gravioribus, firmata dall’allora cardinale Joseph Ratzinger in qualità di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede il 18 maggio 2001, quando la lettera fu subito pubblicata negli Acta Apostolicae Sedis e figura da allora sul sito Internet del Vaticano.

– Lascia intendere al telespettatore che quando la Chiesa afferma che i processi relativi a certi delicta graviora, tra cui alcuni di natura sessuale, sono riservati alla giurisdizione della Congregazione per la Dottrina della Fede, intende con questo dare istruzione ai vescovi di sottrarli alla giurisdizione dello Stato e tenerli nascosti. De delictis gravioribus e Sacramentorum sanctitatis tutela (la lettera apostolica firmata da Giovanni Paolo II e di cui la Delictis gravioribus costituisce il regolamento di esecuzione) in realtà si occupano di fissare la competenza ecclesiastica su questa materia non ad un ufficio qualunque ma alla più importante Congregazione, quella per la Dottrina della fede, la quale agisce in questi casi in «in qualità di tribunale apostolico». In sostanza, questi documenti non si occupano affatto – né potrebbero, vista la loro natura – delle denunce e dei provvedimenti dei tribunali civili degli Stati. Quando i due documenti scrivono che «questi delitti sono riservati alla competenza esclusiva della Congregazione per la Dottrina della Fede» la parola «esclusiva» significa «che esclude la competenza di altri tribunali ecclesiastici» e non - come vuole far credere il documentario - che esclude la competenza dei tribunali degli Stati. Le due lettere dichiarano fin dall’inizio la portata e l’ambito proprio, che è quello di regolare questioni di competenza interna all’ordinamento giuridico canonico. L’ordinamento giuridico degli Stati semplicemente qui non viene evocato, perché è scontato che agisca secondo i propri canoni, sui quali nulla può e nulla potrebbe l’autorità ecclesiastica.

– La De delictis gravioribus, come già la Crimen sollicitationis, in nulla nega il principio secondo cui – fatto salvo il segreto della confessione – chi nella Chiesa venga a conoscenza di un reato giustamente punito dalle leggi dello Stato ha il dovere di denunciarlo alle autorità competenti. Secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica le autorità civili hanno diritto alla «leale collaborazione dei cittadini» (n. 2238): «la frode e altri sotterfugi mediante i quali alcuni si sottraggono alle imposizioni della legge e alle prescrizioni del dovere sociale, vanno condannati con fermezza, perché incompatibili con le esigenze della giustizia» (n. 1916).

– In generale, il documentario insinua a più riprese, specie nelle immagini ripetute e incombenti, una volontà e responsabilità di Joseph Ratzinger e del «Vaticano» nel coprire gli abusi dei sacerdoti, quando i pronunciamenti e i documenti su questa materia, a firma di Giovanni Paolo II prima e di Benedetto XVI poi, provano esattamente il contrario.

Nuovi messaggi da Medjugorje

Messaggio del 25 maggio 2007 (commento)
Cari figli, pregate con me lo Spirito Santo che vi guidi nella ricerca della volontà di Dio sul cammino della vostra santità. E voi che siete lontani dalla preghiera convertitevi e cercate, nel silenzio del vostro cuore, la salvezza della vostra anima e nutritela con la preghiera. Io vi benedico tutti ad uno ad uno con la mia benedizione materna. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.


Messaggio del 2 giugno 2007 ( Mirjana )
Cari figli, anche in questo tempo difficile l’Amore di Dio mi manda a voi. Figli miei, non abbiate paura, io sono con voi. Con totale fiducia datemi i vostri cuori perché io possa aiutarvi a riconoscere i segni di questi tempi nei quali vivete. Io vi aiuterò a conoscere l’amore di mio Figlio. Io, attraverso di voi, trionferò. Vi ringrazio!

Preghiera per Loreto

CON MARIA, IN DIALOGO CON GESÙ




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Maria, Madre del sì, tu hai ascoltato Gesù
e conosci il timbro della sua voce e il battito del suo cuore.
Stella del mattino, parlaci di Lui
e raccontaci il tuo cammino per seguirlo nella via della fede.


Maria, che a Nazareth hai abitato con Gesù,
imprimi nella nostra vita i tuoi sentimenti,
la tua docilità, il tuo silenzio che ascolta
e fa fiorire la Parola in scelte di vera libertà.


Maria, parlaci di Gesù, perchè la freschezza della nostra fede
brilli nei nostri occhi e scaldi il cuore di chi ci incontra,
come Tu hai fatto visitando Elisabetta
che nella sua vecchiaia ha gioito con te per il dono della vita.


Maria, Vergine del Magnificat,
aiutaci a portare la gioia nel mondo e, come a Cana,
spingi ogni giovane, impegnato nel servizio ai fratelli,
a fare solo quello che Gesù dirà.


Maria, poni il tuo sguardo sull’Agorà dei giovani,
perché sia il terreno fecondo della Chiesa italiana.
Prega perchè Gesù, morto e risorto, rinasca in noi
e ci trasformi in una notte piena di luce, piena di Lui.


Maria, Madonna di Loreto, porta del cielo,
aiutaci a levare in alto lo sguardo.
Vogliamo vedere Gesù. Parlare con Lui.
Annunciare a tutti il Suo amore.
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01 giugno 2007

Salmo 3

Signore, quanti sono i miei oppressori!
Molti contro di me insorgono.

Molti di me vanno dicendo:
«Neppure Dio lo salva!».

Ma tu, Signore, sei mia difesa,
tu sei mia gloria e sollevi il mio capo.

Al Signore innalzo la mia voce
e mi risponde dal suo monte santo.

Io mi corico e mi addormento,
mi sveglio perché il Signore mi sostiene.

Non temo la moltitudine di genti
che contro di me si accampano.

Sorgi, Signore,
salvami, Dio mio.

Hai colpito sulla guancia i miei nemici,
hai spezzato i denti ai peccatori.

Del Signore è la salvezza:
sul tuo popolo la tua benedizione.

Il rogo delle streghe cattoliche

Al nuovo oscurantismo secolarista i porno-pedo-media tracciano la rotta

Certo che esistono preti capaci di abusi sessuali, omosessuali e pedofili. Come esistono laici, in ogni settore della vita privata e della vita civile, capaci di ridurre a strumento il corpo di un altro. La differenza, semmai, sta nel fatto, segnalato da un’invettiva di Francesco Agnoli su queste colonne, che per i cattolici questo abuso è indubitabilmente peccato, mentre per la morale laica è sempre più difficile fissare un confine che divida un amore diverso da un’offesa all’umanità e ai diritti dell’altro, e in particolare del bambino o della bambina. In Olanda, accanto alla legislazione matrimoniale tra le più variegate e libere del mondo, è sorto in nome della libertà un partito che intende riabilitare il concetto e la pratica della pederastia. Nella tradizione greco-pagana e romana, prima del cristianesimo, l’amore e il libero desiderio per i fanciulli e le fanciulle erano d’altra parte uno dei codici poetici e filosofici nobili della vita associata. Ma ora il mondo di Lolita e del marchese De Sade rovescia il proprio libertinismo, sia nella sua versione letteraria alta sia in quella bassa, semplicemente morbosa e brutale, in una caccia alle streghe cattoliche, nel rogo ideologico di un’istituzione, il sacerdozio, che la Riforma protestante e gli spiriti protestanti del mondo moderno rigettano in nome del sacerdozio universale, nel quadro di un attacco illiberale ai sacramenti e alla tradizione della chiesa fondata da Gesù Cristo. Una campagna vergognosa la cui rotta è tracciata invariabilmente dai media pedo-pornografici, con le facce imbellettate e i capelli imbionditi dall’henné a testimoniare il diritto alla generalizzazione, alla diffamazione specifica, all’insinuazione, al delirio morboso che trasforma fatti precisi in fenomeni diffusi e fuori controllo, adombra complicità per ogni dove, punta in alto per attaccare il clero come tale e rimodellare la chiesa dall’interno secondo i dogmi fanatici della cultura secolarista. Primo dogma lo share. Siamo appena usciti dal Grande Fratello Pedofilo di Rignano Flaminio, non abbiamo ancora elaborato il lutto di un’indagine che ha fatto strame di persone umane e di bambini vessati dalle fobie adulte senza uno straccio di prova, in omaggio al culto morboso dell’antipedofilia militante, ed ecco che l’amore dovuto ai piccoli diventa strumento d’attacco calunnioso in odio ai preti e a quel che significano di diverso, di irriducibile, nel mondo moderno. Laicisti Torquemada da strapazzo, che hanno fatto fuori un cattolico da un incarico pubblico in Europa accusandolo di aver usato la parola peccato, pur ben distinta dalla parola reato, importano in Italia al livello più basso, la programmazione di quell’azienda culturalmente fallita che è la Rai, un banale volantino anticlericale confezionato da quell’azienda civilmente fallita che è la Bbc, tribuna di tutte le calunnie sulla guerra e sulla pace. Buona visione.
(Il Foglio - 01/06/2007)

La laicista Treccani

Lavoro monumentale, marchio di fabbrica più che prestigioso, la «Treccani dei ragazzi» riserva nelle sue pagine più di una sorpresa. Tra luoghi comuni, imprecisioni e scelte tendenziose

Quell'Enciclopedia? È politically correct

Di Andrea Galli (Avvenire - 1/6/2007)

Prendete un pupo e cercate di istruirlo. Le opzioni sono tante. Sceglietene una prestigiosa: l'«Enciclopedia dei ragazzi» della Treccani. Un'opera per fare dei pupi di oggi dei giovanotti à la page di domani. Educati. In grado di esibire un'infarinatura di fisica, metallurgia, astronomia, fisiologia, musica, arte, economia, storia, ecc., ma anche di non incorrere in spiacevoli scivoloni al momento di affrontare una conversazione impegnata.Infatti il pupo troverà punto per punto i tanti luoghi comuni che lo aiuteranno a non fare brutte figure in società. A partire da un classico: l'intramontabile Leggenda Nera sulla conquista dell'America oggi latina. Imparerà che i «conquistadores sterminarono le popolazioni locali, distrussero intere civiltà e avviarono lo sfruttamento economico dei territori», che Cortes e Pizarro meritano di essere ricordati per le «carneficine», le «città rase al suolo», gli «assassinii», i «saccheggi». Mentre dell'evangelizzazione di un intero continente, di quella che fu l'epopea missionaria di francescani, domenicani e altri gli verrà prudentemente taciuto. Tranne, ovviamente, il nome di Bartolomeo de Las Casas - che fa sempre molto "diritti umani", Amnesty International ante litteram - e il fatto che la croce «determinò la disintegrazione della cultura e della religione azteche», o che «scardinò le credenze religiose che avevano da sempre garantito la coesione sociale» dei miti e pacifici Maya. E poco più.Della storia specifica del Messico saprà, per esempio, di una «cristianizzazione forzata degli indigeni» (sic), eviterà di perdersi in dettagli superstiziosi come l'apparizione della Vergine di Guadalupe, che ha segnato indelebilmente l'identità di quel popolo, mentre di una fra le più spaventose persecuzioni dei cattolici nel '900, che portò alla rivolta dei Cristeros (1926-1929, 1936-1938) e che alla fine lasciò sul campo tra i 70 e gli 85 mila morti, di cui un'inifinità martiri, saprà che il «Paese raggiunse una sostanziale stabil ità negli anni Venti, continuando però a oscillare tra le spinte riformatrici, che ripresero consistenza nella seconda metà degli anni '30, e quelle moderate, che risultarono invece prevalenti al principio degli anni Quaranta». Così della «Controriforma», nelle due pagine a essa dedicate, al pupo verrà ricordato in sommario, foto e apposito paragrafo dal vago sapore orwelliano - «Il controllo della società» - che «il principale strumento di questa affermazione fu il severo impiego del tribunale dell'Inquisizione (congregazione romana del sant'Uffizio), dapprima impegnato a condannare reati di eresia e successivamente a reprimere tutte le forme di pensiero e di comportamento non conformi alla dottrina della Chiesa di Roma». Con annesso breve elenco di crimini liberticidi. Ma il pupo avrà tutte le dritte necessarie per non sfigurare anche su temi caldi come la nascita e lo sviluppo della vita sulla terra: apprenderà che Darwin «intuì perfettamente», niente meno, «i meccanismi dell'evoluzione di tutti i viventi e dell'uomo», dando all'umanità la «certezza scientifica dell'evoluzione». Del dibattito internazionale sull'attendibilità della spiegazione darwiniana dell'evoluzione, nulla.In «Demografia» ed «Ecologia» apprenderà che un problema grave resta la crescita della popolazione nel mondo, il moltiplicarsi di quell'ecodistruttore che è l'animale uomo. Cercando qualche riferimento nobile, ne incontrerà uno nel sereno ritratto di Thomas R. Malthus, con i suoi «freni positivi» alla sovrappopolazione - «carestie, epidemie, guerre» - o quelli «preventivi», il «diffondere tra gli stati sociali più bassi la coscienza del danno di una prole numerosa recava alle famiglie e all'intera comunità». Volendo poi fare qualcosa in proprio, alla voce «Controllo delle nascite», avrà una sintetica panoramica su «come evitare gravidanze indesiderate», con tanto di cartellone pubblicitario della campagna di pianificazione cinese, foto sorridente di Étienne-Émile Baulieu, padre dell a Ru 486, e titolo un po' inquietante del paragrafo a latere: «Troppi uomini al mondo». Tra parentesi, alla voce «Aids» saprà, fortuna sua, che «utilizzare il profilattico (o preservativo) significa proteggersi da ogni possibilità di contagio». Può andare sul sicuro.Caso mai il pupo dovesse esprimersi in società anche su altri temi di bioetica, troverà, sussurrati, alcuni utili suggerimenti. Alla voce «Eutanasia», il sommario «Una "buona morte" scelta al posto di una vita di sofferenza», almeno una pulce nell'orecchio dovrebbe mettergliela. La voce «Cellule staminali» gli eviterà il minimo riferimento al dibattito etico, a livello mondiale, sul tema e quindi un'inutile perdita di tempo. In «Gravidanza e parto» un innocuo colonnino lo depisterà quel tanto che basta, con una falsità poco percettibile, facendogli credere cioè che la legge 194 contempli la liceità dell'aborto dopo il terzo mese se «per malattie o malformazioni» è in grave pericolo «la vita dell'embrione», non solo quella della madre.Infine, ma l'elenco potrebbe continuare a lungo, se il lettore in erba dovesse portare con sé qualche rigidità da catechismo parrocchiale, alla voce «dogmatismo», ossia «atteggiamento mentale chiuso e intransigente», l'immagine di un monaco barbuto chino su un testo antico e quella dell'Immacolata Concezione dipinta da Giambattista Tiepolo lo aiuteranno a riflettere. O almeno si spera.