22 dicembre 2009

Pio XII oltre i dubbi

Pio XII oltre i dubbi

da Avvenire


Gumpel: «Fino al 1939 gli archivi sono già aperti: perché nessuno li consulta?» 

Dal suo studio a Roma, nella sede della Curia generale della Compagnia di Gesù, padre Peter Gumpel – il relatore della causa di beatificazione di Pio XII – commenta positivamente la notizia che il «suo» Papa è «venerabile». Non è solo legittima soddisfazione: il gesuita tedesco legge questo passo come un segnale importante verso il raggiungimento della verità storica. 

«Sono sempre più convinto – spiega – della santità di questo grande Papa e certamente se avessi scoperto nell'Archivio Segreto vaticano qualsiasi documento che potesse minare la sua causa di beatificazione, sarei stato il primo a denunciare la cosa». Padre Gumpel ha vissuto con amarezza la reazione di alcune frange del mondo ebraico all'ulteriore passo in avanti verso la beatificazione di Eugenio Pacelli. 

«Prima di tutto vorrei dire che non tutto il mondo giudaico è contro la beatificazione, ma solo una parte di esso. Penso ad esempio agli ebrei americani, che in maggioranza sono grati per quanto Pio XII si prodigò per salvare il maggior numero di vite umane. E poi mi chiedo come mai – ora che gli archivi vaticani sono aperti fino al febbraio 1939 – non si accede a questi documenti. Si conoscerebbe un Pacelli nunzio in Baviera e segretario di Stato sotto Pio XI molto diverso da quello raffigurato da Rolf Hochhuth nel suo dramma Il Vicario». 

Gumpel aggiunge un particolare: «Ci sono tanti documenti inediti in difesa di Pio XII nelle cancellerie di molti Paesi. Mi chiedo: perché questi testi non vengono studiati?». Gumpel ricorda i tanti discorsi pubblici di Pacelli contro il nazismo e il razzismo, come «l'allocuzione natalizia del 1942», e fa sua la tesi dello storico e biografo di Winston Churchill, l'inglese Martin Gilbert di origini ebraiche che il cosiddetto «silenzio di Pio XII» permise di salvare molti più ebrei di una esplicita condanna. 

Le virtù di Pio XII, il dolore degli ebrei, il Papa in Sinagoga

Le virtù di Pio XII, il dolore degli ebrei, il Papa in Sinagoga

da Il Blog di Andrea Tornielli 

Credo che queste parole siano attualissime e possano essere applicate anche a Pio XII come ad ogni altro candidato agli altari. Il dibattito - grazie al Cielo più sereno e pacato - sulla controversia storica riguardante i cosiddetti "silenzi" e l'atteggiamento della Chiesa durante la Shoah potrà continuare e continuerà. Beatificando un suo figlio, la Chiesa celebra le sue virtù, la sua adesione al progetto che Dio aveva sulla sua vita, la sua fede, la sua carità. Non necessariamente intende celebrare tutte le "opzioni storiche", le scelte che egli, in coscienza, ha compiuto. A scanso di equivoci, vale la pena ricordare che il sottoscritto crede che l'atteggiamento prudente nella denuncia sia stata una scelta consapevole e sofferta di Pio XII, il quale riteneva che l'intervento pubblico avrebbe ulteriormente danneggiato i perseguitati e soprattutto avrebbe ridotto i già minimi spazi di manovra delle istituzioni ecclesiastiche impegnate nel salvare gli ebrei. Ma su questo è giusto discutere, confrontarsi, approfondire, vagliare testimonianze e documenti, rifiutando "leggende nere" ma anche "leggende rosa" perché l'enormità della Shoah, evento orrendo e unico nella storia dell'Europa cristiana deve continuare a interrogare le nostre coscienze per far sì che tragedie simili non possano più ripetersi. Il passo in avanti della causa di beatificazione di Pio XII non va dunque presentato né vissuto come un atto che intende chiudere univocamente il dibattito storiografico consacrando una tesi. Forse ricordarlo potrebbe aiutare anche il dialogo con gli amici ebrei romani in vista della visita papale alla loro Sinagoga.

09 dicembre 2009

Questione crocifisso

Davide Pelagotti

Questione crocifisso, Pelagotti: "Il crocifisso non è simbolo nazionalista, è un elemento universale"

Il giovane consigliere comunale dell'UDC: "Accogliere lo straniero e rispettarne l'identità però non significa abolire la nostra"
Gonews - http://www.gonews.it/articolo_45029_Questione-crocifisso-Pelagotti-crocifisso-simbolo-nazionalista-elemento-universale.html



01 dicembre 2009

Crocifisso

Da un punto di vista politico ritengo di dovermi dissociare dalle battaglie pro-crocifisso portate avanti dalla Lega e dai partiti di estrema destra, i quali abusano del Crocifisso, sfruttandolo ideologicamente come simbolo di identità nazionale per portare avanti le loro politiche nazionaliste e xenofobe, politiche che - è evidente - sono l'esatto contrario di quanto quel simbolo rappresenta. Un esempio è l'operazione White Christmas, messa in atto da una Giunta Comunale nel bresciano, sulla quale giustamente anche il parroco del paese si è detto contrario, ritenendo quantomeno improprio usare il nome del Natale per questa iniziativa. E' sbagliato ritenere il crocifisso un mero simbolo di identità nazionale, è ridicola la proposta di inserirlo nella bandiera italiana, ed è assolutamente contrario alla morale cristiana usarlo come arma ideologica contro gli stranieri.
Il crocifisso infatti è un simbolo universale, perché universale è il messaggio del Vangelo.
L'uomo raffigurato nel Crocifisso, Gesù Cristo, che per me credente è Dio fatto uomo, ha dato un solo comandamento: amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato. E ha spiegato il modo in cui lui ci ha amato, cioè morendo sulla croce, dando la vita per tutti gli uomini, soprattutto per quelli che lo odiano. Quindi il Crocifisso è simbolo di questo amore incondizionato per ogni uomo, di amore ai nemici, ai diversi, agli emarginati, ai poveri. E' questo il motivo principale per cui è importante tenere nelle aule e nei luoghi pubblici il Crocifisso, non come simbolo nazionale, ma come simbolo di amore e di pace, e di accoglienza per chi viene nel nostro Paese.
Accogliere lo straniero e rispettarne l'identità però non significa abolire la nostra. L'Europa e l'Italia non possono rinnegare le proprie radici, perché dal cristianesimo deriva l'immenso patrimonio culturale europeo, ma soprattutto derivano i diritti civili e sociali in cui laicamente tutti in Occidente ci riconosciamo. L'idea dei diritti umani, del riconoscere la dignità della vita di ogni uomo, del vedere l'altro, diverso da noi, come un fratello da amare, l'ha portata nel mondo Gesù Cristo. La stessa idea di stato laico, paradossalmente, l'ha inventata Gesù Cristo, quando ha detto "date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". Prima non esisteva lo stato laico, e i cristiani erano perseguitati proprio perché non riconoscevano la divinità dell'Imperatore romano.
Togliere il Crocifisso per rispetto verso le altre religioni non ha senso, infatti per molti musulmani che vengono qui è uno sbaglio gravissimo il disconoscimento della religione cristiana da parte dell'Europa, loro non pretendono che noi si tolga il Crocifisso, per loro sarebbe inconcepibile togliere i propri simboli religiosi nei loro paesi, e credo che nessuno di noi lo pretenderebbe. Molti criticano i cristiani proprio perché rinnegano la propria fede, e hanno ragione a farlo.
Il vero problema è il laicismo, che pretende che la religione sia relegata a fatto privato, da non esternare, disconoscendone il valore pubblico e il ruolo sociale che ha, come è successo in Francia dove sono proibiti tutti i simboli religiosi in pubblico, e disconoscendo il ruolo fondamentale che il cristianesimo ha avuto nella costruzione dell'Europa. Ma anche come è successo adesso in Svizzera, dove sono stati proibiti i minareti. E' una lotta violenta contro la Chiesa e contro i cristiani cominciata con l'illuminismo e la Rivoluzione Francese, e continuata dalle varie ideologie totalitarie del '900, fino all'attuale "dittatura del relativismo", che vieta che siano proclamate delle verità, che in nome di una falsa uguaglianza pretende che i credenti rinneghino la propria fede e che non la professino in pubblico, come fosse una cosa di cui vergognarsi.
Lo stesso simbolo dell'Europa, la bandiera con le dodici stelle, rappresenta la corona di dodici stelle della Madonna.
Mantenere le cose come stanno è anche una questione di buon senso, perché è la gente semplice che lo richiede, che ci tiene a quel simbolo, e non vuole vederlo usato per motivi politici e per battaglie ideologiche.
E' importante tenere il Crocifisso nelle aule e spiegare agli alunni cosa significa quel simbolo, che rappresenta la nostra storia e la nostra cultura, ma soprattutto perché quell'Uomo è colui che ha dato la vita per amore degli uomini, che ha amato i propri nemici cioè noi che lo rinneghiamo, e che ci ha comandato di amare tutti gli uomini con lo stesso amore.